“Il primo partito laico dei contadini, specie dell’Italia centrale e meridionale”. Così Antonio Gramsci definiva il Partito sardo d’Azione, la formazione politica che oggi compie 100 anni. Un partito che propugnava l’autonomia della Sardegna e che è nato ufficialmente il 17 aprile del 1921, circa tre mesi dopo il Partito Comunista (21 gennaio del 1921).
Nell’ex-convento degli Scolopi di Oristano, un giorno prima, il 16 aprile, si apre il Quarto Congresso dei ‘Combattenti Sardi’: formazione nata su iniziativa di alcuni reduci della I guerra mondiale che si erano distinti nell’eroica ‘Brigata Sassari’ (il 16 marzo 1919 Camillo Bellieni fonda a Sassari il settimanale ‘La Voce dei Combattenti’ insieme ad Arnaldo Satta-Branca) e, in questa sede, Bellieni propone 4 punti programmatici per la nascita di un nuovo partito: sovranità popolare; autonomia amministrativa; libertà di commercio; questione Sociale. La sua proposta passa e il 17 aprile 1921 nasce ufficialmente il Partito Sardo d’Azione con Camillo Bellieni alla guida. Tra i fondatori, anche se più scettici sulla forma di partito da dare alla nuova forza politica, ci sono Emilio Lussu, Davide Cova e, successivamente, anche alcune donne tra cui Ignazia e Marianna Bussalai. Quest’ultima, poetessa, sardista, studiosa di Marx e discendente di Giovanni Maria Angioj, l’aristocratico che si ribellò ai Savoia, fu tra le prime a sostenere la causa dell’emancipazione femminile nell’isola.
Ma il fascismo, in Sardegna, dichiara guerra al Partito sardo d’azione e lo sopprime nel 1926. Il giornale che lo sostiene: ‘Il Solco’, diretto da Anselmo Contu, è oggetto di attentati. La sede di Cagliari viene data alle fiamme da un gruppo di fascisti. Molti suoi esponenti, tra cui Lussu, continuano a fare politica anche clandestinamente, mentre altri sardisti decidono di entrare nel PNF. Dopo la caduta di Mussolini, il partito si ricostituisce e nel 1944 convoca il suo primo Congresso. Lussu continua a portare avanti le istanze autonomiste e mai “separatiste” della Sardegna, ma si avvicina sempre di più, soprattutto dopo essere stato in esilio a Lipari con i fratelli Rosselli, insieme ai quali fondò “Giustizia e Libertà”, alla causa socialista.
Nel 1948, infatti, lascia il partito per costituire quel Partito sardo d’azione socialista che poi sarebbe confluito nel PSI. Ma il PSd’A, grazie al suo Statuto, frutto dell’ elaborazione dei primi 4 Congressi (resterà in vigore fino al 1968) contribuisce all’elaborazione dello statuto speciale sardo, e diventa protagonista in numerose amministrazioni locali e in varie giunte regionali. Alleandosi a volte con la Dc, a volte con il centrosinistra.
Negli anni ’70 il Psd’A assume una connotazione più di sinistra e inizia a collaborare in modo concreto con il PCI. In seguito, privilegia l’istanza autonomistica dell’isola, e nel 1984, alle elezioni regionali, conquista in Sardegna il 13% dei voti. Dopo aver partecipato ad alcune coalizioni di centrosinistra, dal 1999 il Psd’A torna a presentarsi al voto da solo. Nel 2006, però il segretario Giacomo Sanna stringe un accordo elettorale con la Lega Nord nell’ambito del Patto per le autonomie, ma la decisione scatena un aspro e intenso dibattito che divide il partito.
Fonte Ansa.it