Un parroco e un suo parrocchiano che si cimentano sulle dinamiche del divertimento fine a se stesso (che è una scelta) e quelle del cambiamento (un dono) illustrandone dapprima le predisposizioni d’animo facilitanti e, successivamente, le dinamiche misteriose e profonde. Sono questi i protagonisti di “Divertiti per essere felice”, il testo appena uscito in libreria a firma di Gigi Avanti e Maurizio Mirilli, edito dal Gruppo editoriale Il Pozzo di Giacobbe .
L’intento dei due autori è quello di condurre il lettore, con discrezione e garbo, alternando considerazioni oggettive e soggettive, a individuare un punto di equilibrio tra le due prospettive, a partire dal riconoscere cosa è importante, prioritario e decisivo per la riuscita integrale della vita. Impresa non facile, dato lo sbilanciamento dell’uomo contemporaneo verso la dimensione “ludica” favorita da proposte, suggestioni e culture che finiscono per ostacolare il percorso del vero cambiamento. Pagina dopo pagina, si giungerà alla conclusione che la “realtà” più grande è sempre quella del Regno di Dio.
Uno percorso narrativo frutto di un’esperienza personale di livello. Avanti, infatti, con licenza in Teologia all’Università Gregoriana e laurea all’Università Lateranense, è stato docente di Religione nelle scuole superiori di Roma ed è autore di una ventina di testi su tematiche familiari, relazionali, educative tradotti in varie lingue; Mirilli, dopo la laurea in Scienze statistiche ed attuariali presso l’Università “La Sapienza” di Roma e una carriera manageriale ben avviata, viene ordinato sacerdote da San Giovanni Paolo II il 2 maggio 2004: già direttore del Servizio per la Pastorale giovanile della Diocesi di Roma, dal 2009 al 2014, attualmente è parroco a Roma.
“Divertiti per essere felice”
«L’idea di questo libro nasce così, per caso, da una nostra curiosa simpatia per i giochi di parole – spiegano i due autori -, che in questo caso sono i verbi divergere e con-vergere, da cui divertimento e conversione e derivati vari. Dal confronto tra i due termini si può concludere che se divertirsi è soprattutto una scelta e non c’è nessuno da ringraziare, lasciarsi convertire è una scelta per la quale c’è Qualcuno da ringraziare. Ma c’è una considerazione conclusiva da fare. Quando si è di fronte al bivio di una scelta di campo ci si trova spesso in crisi perché si vede del buono in ogni scelta. È la filosofia dell’et et: mi andrebbe bene e questo e quello, c’è del buono in questo e in quello, ognuno ha le sue ragioni.
C’è un livello al quale, però, non è applicabile questa filosofia, ma bisogna passare a quella dell’aut aut. E questo livello di alta qualità è quello spirituale, dove non sono possibili negoziazioni e mercanteggiamenti. La dinamica della conversione suppone che si trovi perlomeno il punto d’equilibrio, che se si dice di sì a Dio si debba, giocoforza, dire di no al proprio io. Vero è che la vita è un gioco, ma è altrettanto vero che ogni gioco che si rispetti ha delle regole e che, pertanto, anche il divertirsi dovrebbe avvenire all’interno di codici di comportamento di buon senso. E il buon senso (o equilibrio comportamentale) esige per natura delle cose una sintonia o correlazione tra la motivazione che spinge a una scelta e lo scopo che si vuole raggiungere».