“Le proteste degli agricoltori sono condivisibili perché ci sono una serie di problematiche che appartengono non solo ai singoli stati ma anche alle politiche europee che stanno rendendo sempre più difficile il mestiere di produrre e allevare. L’Europa ha sempre considerato gli agricoltori gli inquinatori del mondo ma in realtà non è così. Hanno bisogno di essere considerati al centro delle politiche agricole e non più considerati come i cattivi di turno”. Queste le parole di Salvatore De Meo (Forza Italia), presidente della Commissione Affari costituzionali del Parlamento Europeo, nel corso del Cnpr forum “La grande crisi del settore agroalimentare: l’Italia e l’Europa sotto assedio dei trattori”, promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca.
“Parliamo di un settore strategico per l’Italia e dobbiamo riaprire al dialogo come la Presidente Von der Leyen sta facendo nelle ultime settimane. L’Europa – ha aggiunto De Meo – mette a disposizione una parte importante di risorse economiche, quasi un terzo delle risorse complessive, oltre 50 mld di euro in sette anni permettendo il miglioramento delle qualità produttive. Dobbiamo incoraggiare gli agricoltori ad applicare procedure di sostenibilità senza incidere sulla produttività in modo da non mettere a rischio il nostro sistema di sicurezza alimentare”.
Di dialogo con gli agricoltori ha parlato anche Paolo De Castro (eurodeputato del Pd in Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale a Strasburgo): “Si sono accumulati diversi problemi nel settore dell’agricoltura. Da due anni in Parlamento europeo abbiamo sottolineato come si stesse procedendo sul terreno del new green deal e sulla transizione ecologica senza coinvolgere gli agricoltori che si sono così sentiti imputati e non protagonisti. L’Europa ha il tasso di emissioni più basso rispetto agli altri continenti, è stato ridotto l’uso di antibiotici e di fitofarmaci, ma ora serve un progetto che li coinvolga. Gli agricoltori non sono il problema ma parte della soluzione. In più si sono aggiunti una serie di mal di pancia sull’eliminazione degli aiuti per il gasolio in Germania e il piano di abbattimento dei capi in Olanda e la situazione è diventata difficile. Dobbiamo chiederci – ha sostenuto De Castro – come accompagnare gli agricoltori con alternative concrete alla limitazione della chimica in agricoltura, ad esempio con l’uso della genetica. In Italia siamo leader in questo settore per la vitivinicoltura. Innovando le tecniche meccaniche e il precision farming potremmo ottenere ottimi risultati”.
Fare chiarezza con l’Europa è la priorità per Calogero Pisano (Noi Moderati), segretario della Commissione Politiche dell’Unione Europea alla Camera dei Deputati: “Gli agricoltori non ce la fanno più. Con questo governo sono state introdotte politiche per aiutarli tutelando i prodotti italiani ma servono regole chiare in Europa soprattutto nei confronti dei paesi extraeuropei. Tra il caro benzina e il costo dei prodotti a prezzi bassissimi nel Nord Africa che arrivano sui nostri mercati a prezzi molto più competitivi, c’è il serio rischio di fallimento per le nostre realtà agricole. Il nostro mercato agroalimentare, che è collegato anche al settore del turismo enogastronomico impone la salvaguardia dei nostri prodotti, dei nostri cibi, della nostra cucina. Abbiamo votato la non adozione delle carni sintetiche che è un primo passo importante per lanciare un segnale chiaro all’Europa che abbiamo bisogno di salvaguardare i nostri allevamenti e il made in Italy. Il governo sta lavorando bene su questo punto aiutando gli agricoltori a essere competitivi su questi mercati. Dobbiamo recuperare un gap importante – ha concluso Pisano – in termini di peso politico nell’UE e tornare a salvaguardare i nostri interessi”.
Critico nei confronti del governo Alessandro Caramiello (deputato del M5s in Commissione Agricoltura a Montecitorio): “Gli agricoltori sono scesi in piazza per far sentire la loro voce protestando contro le politiche europee e quelle dei singoli paesi. Nel nostro caso stanno manifestando per i costi della produzione e per il mancato rinnovo dell’esonero Irpef da parte di questo governo che implicherà un pagamento di circa 250 ml di euro in più. Cancellate le decontribuzioni per i giovani imprenditori agricoli e tagliato il credito d’imposta da noi introdotto con agricoltura 4.0. Alcune politiche green vanno rinegoziate in Europa, come quelle relative al 4% dei terreni a riposo. Penso anche ai fondi dalle armi per l’Ucraina che potrebbero invece essere dirottati sull’agricoltura. Anche in Italia – ha rimarcato Caramiello – gli agricoltori vanno ascoltati senza ipocrisie, ricordando al ministro Lollobrigida che molti di loro non si sentono rappresentati. Oggi alcuni partiti cercano di intestarsi questa battaglia ma io chiedo dove fossero Salvini e Giorgetti mentre il Consiglio dei Ministri eliminava l’esonero dell’irpef?”
Il punto di vista dei professionisti Antonio Moltelo (commercialista dell’Odcec di Nola): “Gli agricoltori sono in rivolta in tutta Europa e protestano contro le politiche europee del green deal. Trattori in strada, arresti, bandiere UE bruciate. Scene che probabilmente potevano essere evitate se solo si fossero ascoltate le loro esigenze in sede di approvazione delle norme sul green deal. La cosa auspicabile è che l’Europa e l’Italia aprano subito un dialogo con gli agricoltori per sostenere il settore dell’agroalimentare che vale miliardi di euro e rappresenta uno dei fiori all’occhiello del made in Italy”.
Le conclusioni sono state affidate a Paolo Longoni (consigliere dell’Istituto Nazionale Esperti Contabili): “Gli agricoltori protestano in tutta Europa e in Italia sono tutti d’accordo con loro. Ci sarebbe allora da chiedersi come mai protestano. La verità è che tutte le decisioni in materia di agricoltura passano attraverso Bruxelles e non Roma e l’agricoltura stessa è ritenuta la figlia povera all’interno del comparto della produzione. Se consideriamo però anche il settore agroalimentare l’incidenza sul pil sale al 16%. I prodotti agricoli scontano sul campo tutta una serie di passaggi soprattutto nei confronti della grande distribuzione dove sono contraenti deboli. Quindi bisogna favorire tutta una serie di aggregazioni tra compagini agricole per consentirgli di avere maggior peso contrattuale rispetto agli acquirenti e agli intermediari. L’agricoltura da sempre gode di una serie di agevolazioni notevoli con dei vantaggi competitivi importanti ed è abituato a sentirsi un soggetto privilegiato. Quando i privilegi vengono messi in discussione ecco che scatta la protesta. Nella redazione del green deal è stato un errore gravissimo non sentire gli agricoltori. Alcune di queste misure andavano mediate consentendo di salvaguardare entrambi gli interessi. Speriamo che dal confronto e dal dialogo vengano fuori soluzioni condivise”.