Gli scienziati ne avevano il sospetto che Marte avesse in passato tanta acqua, forse al pari della Terra, inoltre avrebbe avuto un clima ben più caldo di quello attuale.
Il clima iniziale di Marte è stato soggetto a periodi di calore dovuti all’aumento dei gas serra causati dalla caduta di meteoriti e vulcanismo (eventi comunque drammatici), intervallati a fasi di freddo, che hanno aperto percorsi per l’evoluzione della vita microbica, sfidandola anche a sopravvivere ai periodi gelidi nel Pianeta Rosso. Questo secondo un nuovo studio pubblicato sulla rivista Nature Geoscience.
Rammentiamo che anche la Terra ha avuto forti variazioni climatiche per le medesime cause (vulcani, caduta di meteoriti).
Gli autori dello studio, che hanno lavorato sotto la guida del professor Robin Wordsworth dell’Università di Harvard, hanno sottolineato la necessità di conciliare la geologia di Marte con i modelli di evoluzione atmosferica. Ciò è estremamente difficile, poiché la geologia marziana coinvolge prove passate della presenza temporanea di acqua (ciò è stato riscontrato anche da immagini satellitari, con l’erosione). Inoltre, la geochimica suggerisce un passaggio lento e intermittente da un clima umido a più secco.
Il gruppo di ricerca ha utilizzato un modello matematico che prevede periodi di riscaldamento episodico, ossidazione e transizioni geochimiche, etc, etc…
Marte ha avuto dei forti aumenti di temperatura ad intermittenza, quando la sua composizione atmosferica è stata alterata dall’input di gas derivati dal vulcanismo e dall’impatto di meteoriti, ha detto Joel Hurowitz, professore associato presso il dipartimento di geoscienze della Stony Brook University. Queste condizioni climatiche ottimali (per vita primordiale) hanno permesso all’acqua di fluire attraverso la superficie, formando fiumi e laghi, la cui esistenza ha lasciato evidenti tracce di erosione.
Hurowitz è anche un membro del gruppo che esegue ricerche sul Rover Perseverance della NASA.
Per concludere, alcuni credono che la presenza di ossigeno sui Pianeti (come la Terra) potrebbe servire da gas biomarcatore nella ricerca della vita sugli esopianeti. Ma gli autori dello studio sostengono che non è necessariamente così. Il modello matematico della ricerca prevede atmosfere longeve e relativamente ricche di ossigeno per Marte, nel periodo centrale della sua storia senza richiedere la presenza di vita, indicando che il rilevamento dell’ossigeno da solo può essere un falso positivo per vita in alcune circostanze.
Poiché la chimica prebiotica (studia gli elementi chimici che danno origine alla vita) non si verifica in ambienti altamente ossidanti, questo lavoro pone vincoli sui periodi di tempo e sui luoghi in cui la vita potrebbe aver avuto origine e persistere su Marte.
Tuttavia, questo nuovo modello climatico suggerisce opportunità senza precedenti per l’emergere della vita durante intervalli caldi e umidi, quando le condizioni di riduzione avrebbero favorito la chimica prebiotica, ovvero lo svilupparsi di forme di vita primordiale.
Opportunità di vita su Marte sarebbero avvenute durante gli intervalli frequenti e sempre più lunghi di climi freddi e secchi ossidanti. Per intenderci, su Marte non ci sono mai state forme di vita se non primordiali, e quindi non ci sono i marziani.