Luigi Di Maio vola negli Usa con l’obiettivo, anche, di illustrare agli americani le motivazioni che sono state alla base della scelta di far aderire l’Italia, prima tra i paesi del G7, al progetto infrastrutturale promosso da Xi Jinping delle Nuove vie della Seta. Una scelta, quella fortemente voluta dalla componente pentastellata dell’esecutivo Conte (meno, molto meno da quella leghista), che ha messo in allarme l’amministrazione Trump.
Nell’iniziativa gli Usa, tradizionali alleati dell’Italia a partire dalla comune appartenenza all’Alleanza Atlantica, leggono il tentativo di estendere l’influenza cinese in Europa. Allo stesso tempo Washington teme il coinvolgimento di giganti delle tlc Huawei e Zte nella partita della nuova tecnologia del 5G in Italia. Il rischio, dal punto di vista dell’intelligence Usa, è che Pechino possa accedere a informazioni riservate.
L’abbraccio con il gigante asiatico non ha convinto affatto la Lega. Durante la visita del presidente della Repubblica popolare cinese e segretario del Partito comunista a Roma per la firma degli accordi Italia – Cina, Salvini si è tenuto a distanza dalla capitale e da tutti gli appuntamenti connessi alla visita di Xi.
La mossa per sottrarre alla Lega il rapporto speciale con gli Usa di Trump
Di Maio arriva negli Usa dopo le battute d’arresto elettorali in Abruzzo, Sardegna e Basilicata. La trasferta del leader politico dei Cinque Stelle viene letta anche come il tentativo pentastellato di rimettere in discussione la “special relationship” tra la Lega di Matteo Salvini e l’amministrazione Trump.
Un rapporto speciale che si è consolidato ogni volta che il Carroccio ha assunto posizioni in linea con Washington. Oltre all’abbraccio con la Cina e alla necessità di preservare la nuova tecnologia del 5G dalle mire dei giganti delle tlc di Pechino, a cominciare da Huawei e Zte, questa comunanza di intenti si è manifestata sul Tap e sul Venezuela.
La sfida a Salvini: nuovo piano per la sicurezza per garantire prevenzione
Nei giorni scorsi Di Maio ha avanzato una proposta che va a toccare un ambito, quello della sicurezza, su cui, in qualità di ministro dell’Interno, ha voce in capitolo, almeno in prima battuta, Salvini. Di Maio ha annunciato un piano per «mettere in rete i ministeri degli Interni, della Difesa e dei Trasporti con i nostri servizi della sicurezza». E «iniziare a muoverci sulla prevenzione, non solo sulla repressione». Il modello, ha aggiunto il pentastellato, che «si rifà alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti», messo a punto dalla ministra della Difesa Elisabetta Trenta «sotto il coordinamento di Palazzo Chigi» e che arriverà presto in consiglio dei ministri.
Giovedì l’incontro con il Consigliere per la sicurezza nazionale, John Bolton
Di Maio arriverà a New York nella tarda serata di oggi, intorno alle 23 e trenta. Incontrerà rappresentanti della comunità italiana presso il Consolato generale d’Italia. L’agenda di domani prevede una visita al New York Stock Exchange e la comunità d’affari italiana a New York, quindi vedrà a Washington il Secretary of Commerce, Wilbur Ross. Giovedì, alle 13 italiane, il faccia a faccia con il Consigliere per la sicurezza nazionale, John Bolton. Dopodiché il vicepremier farà ritorno in Italia, dove atterrerà in tarda serata.
A fine febbraio la trasferta del leghista Giorgetti
La visita di Di Maio negli Usa segue di un mese quella effettuata a fine febbraio dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, il leghista Giancarlo Giorgetti, tra New York e Washington. Il Carroccio, è il massaggio che il sottosegretario ha lanciato in quell’occasione, è garanzia di stabilità politica, economica e finanziaria in Italia. Ora il vicepremier M5S tenta un’operazione di immagine analoga.
I dossier Tap e Venezuela: posizioni non sempre vicine tra Italia e Usa
La missione di Di Maio non sarà facile. Pesano le posizioni che il Movimento ha avuto in passato sul dossier Tap. Il Dipartimento di Stato americano ha sollecitato l’esecutivo giallo verde a non stoppare la realizzazione del gasdotto che dal 2020 porterà nel Salento, via Mar Adriatico, il gas dell’Azerbajian. L’opposizione all’interno dei Cinque stelle alla realizzazione dell’opera, soprattutto da parte dell’area più movimentista, è stata accesa. Alla fine il via libera è arrivato. Discorso analogo per la crisi in Venezuela. Gli Usa non hanno esitato a riconoscere Juan Guaidó come presidente legittimo del paese, e premono per rovesciare il regime di Nicolás Maduro, erede di Chávez. L’Italia, pur ritenendo che le elezioni presidenziali dello scorso maggio in Venezuela non attribuiscono legittimità democratica a chi ne è uscito vincitore, cioè Maduro, non ha riconosciuto l’autoproclamato presidente a interim. Una posizione che nasce da posizioni distanti all’interno della maggioranza sul dossier: mentre M5s non è disposta a riconoscere Guaidó, in virtù del principio di non ingerenza negli affari interni di altri Stati, la Lega ha espressamente criticato Maduro. Alla fine ne è uscita una posizione di compromesso. Ma la decisione di non prendere posizione in maniera espressa contro il dittatore, fortemente inviso agli Usa, non è passata inosservata alla Casa Bianca.
L’analisi costi benefici sull’acquisto degli F35
Infine, il dossier F35, il cacciabombardiere americano di ultima generazione, prodotto da un consorzio guidato da Lockheed Martin in alleanza con l’industria britannica Bae Systems. Palazzo Chigi ha sbloccato 389 milioni che, nonostante alcune commesse fossero già state completate, non erano stati versati. «Nei prossimi mesi – si legge in una nota della Presidenza del Consiglio – tutti i comparti della Difesa, sotto il coordinamento del ministro Trenta (in quota M5S, ndr), saranno chiamati a operare una ricognizione delle specifiche esigenze difensive dell’Italia, in modo da assicurare che le prossime commesse siano effettivamente commisurate alle nostre strategie di difesa, con l’obiettivo di garantire la massima efficacia ed efficienza operative in accordo con la collocazione euro-atlantica del nostro Paese». Una sorta di analisi costi-benifici sui velivoli da combattimento, sulla falsariga di quella effettuata per la Tav. Gli Usa potrebbero non gradire. Ancora una volta.
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