“Gli interventi del governo, e in particolare la cancellazione dell’IRPEF a favore degli agricoltori, sono certamente utili più per tamponare l’emergenza politica che per contribuire a risolvere i problemi gravi e strutturali del settore”, così in una nota Pietro Paganini, analista economico e geopolitico, autore del libro ‘iFood: come sottrarsi all’ideologia alimentare?’ e professore alla John Cabot e alla Temple di Philadelphia. “Servono semplicemente a nascondere il problema, dilatarlo nel tempo, e passarlo ai governi e alle generazioni successive, nel tentativo di raccogliere consensi. Il Governo Meloni -prosegue Paganini-continua a comportarsi come i governi precedenti, introducendo misure urgenti che finiscono per complicare il già ingarbugliato sistema fiscale italiano e non risolvono la questione.
Nemmeno ci provano”, e sottolinea “ Governo, maggioranza e opposizione, gli agricoltori con le loro sigle, accademici e analisti, dovrebbero presentare delle proposte di riforma radicale del settore, sedersi intorno a un tavolo, discuterle e trovare una negoziazione vincente. L’obiettivo è quello di riformare il settore per renderlo finalmente competitivo in un contesto di geopolitica alimentare. L’Italia è un ottimo esportatore ma è anche un importatore netto perché non siamo autosufficienti”. Quindi il made in Italy “va interpretato come un marchio da vendere e non come una filosofia protezionista irrealistica e perciò goffa quanto pericolosa. La filiera alimentare va ridisegnata, accorciando le filiere ed eliminando quelle parti politicamente forti (come taxisti e balneari) ma inefficaci e costose dal punto di vista produttivo. Dobbiamo uscire dall’idea delle filiere lunghe e guardare a modelli efficaci”, chiosa il Prof. Paganini che insiste “il ‘piccolo e bello’ non funziona in un contesto globale.
Occorre consolidare le tante piccole e medie realtà agricole in organizzazioni più ampie per raggiungere economie di scala. Il settore va modernizzato introducendo la cultura dell’innovazione in un ambiente che favorisce gli investimenti che solo realtà grandi possono permettersi. L’agricoltura intelligente o di precisione non può essere solo un titolo per versare fondi a pioggia ma un modus operandi per rendere efficiente la capacità innovativa e produttiva. Se nè il governo nè i partiti attuali hanno il coraggio di intraprendere questo processo di riforma è importante informare i cittadini in modo che ne siano consapevoli e possano fare le loro scelte alle prossime elezioni”, ha concluso Pietro Paganini.