Secondo quanto emerge dai dati condivisi dal Ministero della Salute, dal 2019 al 2021 gli accessi alle cure per disturbi della nutrizione e dell’alimentazione sono aumentati quasi del 40%1. Oltre all’impatto sulla salute fisica degli individui, i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (DAN) — come anoressia, bulimia nervosa e binge eating — coinvolgono anche l’intera sfera psicologica della persona, spesso rimanendo latenti a livello sociale, con conseguente impatto sulla qualità della vita e sulla salute mentale delle persone che ne soffrono.
Proprio con l’obiettivo di sensibilizzare le persone e abbattere lo stigma nei confronti dei disturbi alimentari e della salute mentale in vista della Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla (15 marzo) dedicata ai DAN, il servizio di psicologia online Unobravo presenta l’Osservatorio Unobravo sui Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione in Italia.
L’analisi, condotta su un campione della base utenti di Unobravo, fornisce una panoramica dei DAN in Italia, accendendo i riflettori sul tema e sull’importanza dell’adozione di strategie preventive, tra le quali gioca un ruolo chiave l’intraprendere un percorso volto al benessere psicologico, oltre che fisico. Emerge così che, tra le persone che affermano di non avere un buon rapporto con il cibo e con il proprio corpo, solo il 9,3% sostiene di avere già una diagnosi di disturbo del comportamento alimentare, mentre il restante 90,7% potrebbe essere alla ricerca di supporto psicologico per la prima volta.
DAN in Italia: la percezione a livello regionale e provinciale
Dall’Osservatorio Unobravo emerge che la maggior parte delle persone alla ricerca di supporto psicologico per possibili DAN si concentra nelle due regioni più popolose dello Stivale: Lombardia (27,3%) e Lazio (11,1%). Proseguendo, le percentuali più alte si riscontrano in Emilia-Romagna (9,9%) e Veneto (8,9%), mentre si scende di qualche punto percentuale nel Sud Italia, a partire da Campania (6,3%), Sicilia e Puglia (entrambe al 4,2%).
Considerando le singole province italiane, invece, la maggiore percentuale di coloro che dichiarano di non avere un buon rapporto con il proprio corpo si trova a Milano (12%), seguita da Roma (9,2%), Bologna (3,6%) e Napoli (3,3%).
Per approfondire i dati relativi alla percezione dei disturbi su base regionale e provinciale è possibile consultare l’Osservatorio Unobravo sui DAN.
Le diagnosi di disturbi del comportamento alimentare in Italia
Sul totale del campione, solo il 9,3% sostiene di avere ricevuto una diagnosi di disturbo del comportamento alimentare e il 7,2% afferma che lo stesso sia in fase di miglioramento.
Dal punto di vista geografico, il 30% delle persone che hanno già ricevuto una diagnosi di DAN si concentra in Lombardia, seguono Lazio (12,1%) ed Emilia-Romagna (9%). Tra le province, le concentrazioni più alte sono a Milano (13,8%), Roma (10,2%) e Mantova (3,4%), seguita a poca distanza da Napoli (3,2%). Ulteriori approfondimenti rispetto alla diagnosi dei disturbi su base regionale e provinciale sono inclusi nell’Osservatorio Unobravo sui DAN.
Le donne tra i 25 e 32 anni tra le più colpite da possibile binge eating disorder
Secondo l’indagine condotta dall’Osservatorio Unobravo, in Italia le persone che sostengono di non avere un buon rapporto con il cibo e con il proprio corpo sono principalmente donne (79,4%) e soggetti con meno di 33 anni (64,5%), con una concentrazione maggiore che si osserva nella fascia tra i 25 e i 32 anni (44,5%).
Le donne in questa fascia d’età sono anche quelle che ricercano maggiormente un supporto psicologico per episodi di possibile binge eating disorder. Tra le persone che esplicitano questo malessere (che rappresentano il 28,1% del totale degli utenti coinvolti nell’analisi) l’82,5% è composto da donne e il 45% di esse ha proprio tra i 25 e i 32 anni.
L’importanza di intraprendere un percorso di terapia
Alcune persone provano ad affidarsi all’auto-aiuto per cercare di migliorare il proprio rapporto con il cibo e con il proprio corpo, ma l’Osservatorio Unobravo sottolinea come intraprendere un percorso di terapia psicologica sia cruciale per acquisire maggiore consapevolezza di sé e delle proprie emozioni e affrontare un DAN. Un trattamento efficace, inoltre, può prevedere anche l’intervento di altri professionisti della salute come medici e nutrizionisti, che possono sostenere il paziente aiutandolo a ristabilire abitudini alimentari più sane e a gestire eventuali problemi fisici causati dal disturbo.