Diete chetogeniche .Come, quando e perché utilizzarle
DAL LIBRO DEL PROF.PICCINI FABIO un libro che aiuta a comprendere
Per funzionare a dovere, il nostro corpo necessita di un approvvigionamento costante di energia, che serve per alimentare tutte le reazioni biochimiche indispensabili alle funzioni metaboliche delle cellule di cui esso è composto.
La moneta energetica per eccellenza del corpo umano, l’unica cioè da cui in condizioni normali le cellule traggono l’energia che serve a far funzionare ogni reazione chimica, è il glucosio.
Affinché il corpo possa mantenersi in funzione è pertanto necessario che venga assicurato ad ogni costo un flusso costante di glucosio nel sangue (che serve a mantenere stabile la glicemia).
Questo risultato viene ottenuto fondamentalmente in due modi: introducendo alimenti che contengono carboidrati (che l’ organismo scompone per produrre glucosio) oppure, in
alternativa, sintetizzando il glucosio dalle scorte energetiche precedentemente accumulate o da nutrienti di tipo diverso dai carboidrati, quali lipidi o proteine.
Nel primo caso diremo che il metabolismo si trova in uno stato di approvvigionamento energetico controllato dall’insulina, che è l’ormone responsabile dell’assorbimento del glucosio a partire dalla digestione degli alimenti ricchi di carboidrati.
Nel secondo caso diremo che il metabolismo si trova in uno stato energetico controllato dal glucagone e dall’ormone della crescita (anche detto GH o Growth Hormone), che sono i due ormoni responsabili della produzione di glucosio a partire dalle scorte di glicogeno epatico e di grasso.
La prima evenienza si verifica quando ci nutriamo normalmente, la seconda quando lasciamo a digiuno il corpo per un po’, o quando alimentiamo il corpo con una dieta a basso contenuto di carboidrati.
Se i livelli di insulina iniziano ad abbassarsi, in quanto il corpo è a digiuno da più di dodici ore, o perché i carboidrati presenti nella dieta diminuiscono drasticamente, la glicogenosintesi (produzione di glicogeno) e la lipogenesi (accumulo di massa grassa) – che sono due dei principali effetti fisiologici dell’insulina – iniziano a calare drasticamente.
Quando ciò si verifica, le scorte di glucosio accumulate dal corpo sotto forma di glicogeno epatico vengono rapidamente utilizzate nel tentativo di stabilizzare la glicemia.
Se il digiuno, o la dieta a basso tenore di carboidrati (50 gr./die di carboidrati totali) continuano per più di un paio di giorni, le riserve di glicogeno epatico non sono più sufficienti a mantenere stabili i livelli plasmatici di glucosio e il corpo è costretto ad attivare la via metabolica della gluconeogenesi .
Abbiamo visto che la gluconeogenesi procede ossidando trigliceridi presi dalle riserve di grasso accumulato nel corpo (lipolisi) e che questa reazione dà origine sia a glucosio che a chetoni.
Le diete chetogeniche permettono infatti di:
· abbassare i livelli di insulina
· diminuire l’effetto segnale degli IGF
· indurre la produzione di FoxO
· stimolare le proteine chinasi attivate dall’AMP
· reprimere la proteina mTOR
· favorire la trascrizione di geni che incrementano la produzione di antiossidanti
Le diete chetogeniche permettano di ridurre il livello di obesità migliorando la tolleranza glicemica e la resistenza all’insulina, tanto che in molti casi possono costituire un’ottima terapia dietetica per il diabete di tipo 2 (che, a differenza del diabete di tipo 1, presenta un’ eccessiva produzione di insulina). Inoltre si è visto che migliorano sia le funzioni cognitive che le funzioni sensorio- motorie del Sistema Nervoso Centrale, esercitando un effetto citoprotettivo e neuroprotettivo.
Il cervello utilizza primariamente il glucosio come combustibile perché non possiede gli enzimi necessari per ossidare i grassi. La carenza di glucosio nel cervello dà luogo a crisi convulsive (come accade nei bambini affetti da deficit di GLUT-1). L’unico modo per evitarle consiste nell’utilizzare i chetoni al posto del glucosio; se ne deduce la fondamentale importanza della chetosi per il
metabolismo del sistema nervoso.
I chetoni costituiscono una preziosa fonte di energia (che alcuni tessuti possono addirittura preferire al glucosio), ma fanno anche molto di più, in quanto agiscono da importanti segnali metabolici.
La maggior parte dei medici ha un sacro timore della chetosi in quanto la associa alla tanto temuta cheto-acidosi diabetica, una condizione metabolica che può essere letale. Uno stato di cheto-acidosi si verifica quando una grave deficienza di insulina dà luogo a una produzione esagerata di chetoni (fino a 25 mmol/L), che provoca a sua volta una brusca diminuzione dei bicarbonati plasmatici con conseguente acidosi metabolica.
La paura della chetosi in genere, dunque, è sicuramente esagerata in quanto è noto da oltre un secolo che uno stato metabolico di blanda chetosi – quale quello indotto da una dieta chetogenica – ha effetti terapeutici in una quantità di condizioni patologiche e può addirittura contribuire ad allungare la durata della vita.
Le patologie nelle quali le diete chetogeniche hanno dimostrato effetti positivi sono le seguenti:
· Obesità
· Diabete di tipo 2
· Sindrome dell’ovaio policistico
· Stati di rischio cardiovascolare
· Acne
· Epilessia
· Cefalee a grappolo
· Malattia di Alzheimer
· Malattia di Parkinson
· Atassia di Friedreich
· Sclerosi laterale amiotrofica
· Malattie genetiche della funzione mitocondriale
· Tumori del cervello
· Carcinomi gastrici e prostatici
*In aggiunta a queste patologie maggiori, una dieta chetogenica può migliorare stati di ansia, difficoltà di concentrazione, acne ed eczemi, reflusso acido, candidosi vaginali e sinusiti. È importante ricordare infine che la chetosi è in grado di migliorare tutti gli indici di rischio cardiovascolare, un’altra indicazione da non sottovalutare.
a cura del prof.Fabio Piccini. Medico chirurgo e psicoanalista, ha conseguito un dottorato in Alimenti, Nutrizione e Salute presso l’Università Politecnica delle Marche in Ancona. Fondatore e direttore del Progetto Microbioma Italiano, collabora con ADVENIAM, la scuola di alta formazione medica della Fondazione IRCCS Cà Granda, Ospedale Maggiore, Policlinico di Milano ed è autore di numerosi articoli scientifici e libri sulla nutrizione e i suoi disturbi.
per info scrivetemi a :[email protected]
***Ogni informazione riportata nel testo è supportata dalla ricerca medica più aggiornata, ma non è detto che le strategie nutrizionali e i suggerimenti terapeutici consigliati possano essere adatti per tutti i lettori. Coloro che sono affetti da malattie quali diabete, patologie epatiche o renali, malattie cardiovascolari (o altre malattie metaboliche) e da disturbi del comportamento alimentare in genere, dovranno in ogni caso consultare il proprio medico di fiducia prima di attuare qualsiasi cambiamento nelle proprie abitudini nutrizionali, o nelle terapie mediche seguite.