Primo identikit dettagliato della composizione di una cometa interstellare: la Borisov, scoperta nel dicembre 2019, è straordinariamente ricca di monossido di carbonio ed è probabile che si sia formata in una regione fredda del suo sistema planetario, lontano dalla sua stella. Il risultato è frutto di due ricerche pubblicate sulla rivista Nature Astronomy sotto la guida di Dennis Bodewits, dell’americana Auburn University, e da Martin Cordiner, del Goddard Space Flight Center della Nasa.
Scoperta il 30 agosto 2019, la cometa 2I/Borisov è il secondo oggetto interstellare identificato nel Sistema Solare, dopo Oumuamua. In questi mesi molti astronomi hanno studiato l’oggetto celeste con l’obiettivo di individuarne la composizione e scoprire quindi quali sono i processi fisici e chimici coinvolti nella formazione degli altri sistemi planetari. Le prime osservazioni avevano suggerito per 2I/Borisov una composizione simile a quelle delle comete del Sistema Solare. Invece i due gruppi hanno scoperto che non è così. Usando il telescopio spaziale Hubble e il telescopio Alma, costruito in Cile sotto la guida dell’Osservatorio Europeo Meridionale (Eso), gli astronomi hanno osservato la cometa quando era a circa 300 milioni di chilometri dal Sole.
Gli studiosi hanno identificato una grande abbondanza di monossido di carbonio (CO) nella sua chioma, fino a 26 volte superiore ai livelli contenuti nelle comete del Sistema Solare. Questo, secondo Stefanie Milam della Nasa, significa che “la cometa deve essersi formata da materiale molto ricco di ghiaccio di monossido di carbonio, che è presente solo a temperature molto basse, al di sotto di 250 gradi sotto lo zero”, quindi potrebbe essere nata in una regione molto fredda del suo sistema solare. Tuttavia, “solo quando potremo confrontare l’oggetto con altre comete interstellari – ha concluso Milam – scopriremo se 2I / Borisov è un caso speciale o se ogni cometa interstellare ha livelli così alti di monossido di carbonio”.