L’Italia ha il record della denatalità, fa figli sempre più tardi, non tutela le mamme. Per Mariangela Semenzato, esperta in diritto di famiglia e violenza sulle donne, “è un problema culturale, ma la donna è vittima solo se sceglie di rimanere tale”
Fare la mamma è difficile, costa impegno e fatica, sacrifici e compromessi. Da sempre.
Oggi l’analisi di Save The Children dipinge un quadro delle mamme italiane decisamente sconfortante: si decide di avere figli sempre più tardi e si rinuncia sempre più spesso alla carriera professionale quando si tratta di dover scegliere tra lavoro e impegni familiari (il 37% delle donne tra i 25 e i 49 anni con almeno un figlio risulta inattiva). A tutto questo si aggiunga una scarsa o inesistente rete per la prima infanzia e poco sostegno per le donne che decidono di diventare madri.
Il rapporto di Save the Children Le Equilibriste: la maternità in Italia diffuso oggi in occasione della Festa della mamma, insomma, non si presenta molto roseo. L’Italia è in vetta alla classifica europea per anzianità delle donne al primo parto con una media di 31 anni e la denatalità ha toccato un nuovo record, registrando la nona diminuzione consecutiva dal 2008.Ma le mamme multitasking, pur se stanche e sfiduciate, non mollano mai, dalla notte dei tempi a oggi.
“Prima di tutto si tratta di una mera conseguenza di un dato culturale – spiega Mariangela Semenzato, avvocato che si occupa di diritto di famiglia e di violenza sulle donne, mamma equilibrista single con un bimbo di quasi undici anni – da noi manca tutto, sono scarsi i servizi, ed è scarsissimo, se non inesistente, non il sostegno alla maternità ma il sostegno alla genitorialità, perché credo che un padre single si troverebbe esattamente con le stesse difficoltà che si ritrova una madre single. I problemi di gestione dei figli, della famiglia sono sulle spalle di tutti”.
“Dopo di che – prosegue – se all’interno di “questi tutti” la ripartizione dei compiti e delle scarse risorse ricade prevalentemente sulle spalle delle donne e delle madri, è un dato culturale, è un dato italiano, dove le donne sono fanalino di coda sempre, e io non sono assolutamente femminista. Sono dell’idea che le donne debbano comunque essere disposte a faticare molto di più di quello che fanno, se vogliono conquistare la benedetta autonomia, gli spazi di parola, le posizioni professionali e tutte quelle belle cose lì”.
“Però, ribadisco, secondo me il fatto che ‘paghino’ le donne rispetto agli uomini è prevalentemente un problema culturale. Per cui, in uno Stato dove manca tutto, assolutamente tutto e dove si è ignoranti e poveri prima di tutto d’animo, più che di tasca, non riuscirei a immaginare un risultato finale diverso da questo, tristissimo, che ci troviamo davanti. Sembrano cose scontate – conclude la donna che difende le donne e bambini ogni giorno – ma non sopporto la visione della donna vittima. La donna è vittima se sceglie di rimanere tale. Certo, per scegliere diversamente ci vuole una certa forza, ma ci si può allenare, di certo non viene in dono dal Cielo”.
“Da molto tempo si sente ripetere che l’Italia è un paese che invecchia piuttosto che crescere – spiega Save The Children in una nota – L’età media delle mamme alla nascita si è alzata, il tasso di occupazione varia sensibilmente non soltanto al genere, ma anche rispetto al fatto di essere o meno genitori e al numero di figli. Queste sono alcune delle ragioni che incidono sull’invecchiare del nostro Paese. Essere mamma infatti significa riuscire a conciliare la vita lavorativa con quella famigliare con tutte le sfide che questa società impone”.
Investire sul futuro significa garantire che i genitori, e in particolare le madri, siano sostenuti da adeguate politiche che favoriscono la genitorialità e la conciliazione tra vita privata e professionale, a partire da forme di lavoro flessibile, congedi parentali e di paternità e una adeguata copertura dei servizi educativi per l’infanzia.
“L’Italia si colloca nella fascia dei paesi più avanzata al mondo per quanto riguarda l’assistenza sanitaria alla maternità. Tuttavia, anche sul piano strettamente sanitario, si registrano sensibili differenze territoriali e, in termini più ampi, la maternità rappresenta ancora una sfida nella quale le madri sono vere e proprie equilibriste tra la vita privata e il mondo lavorativo. È fondamentale passare da interventi spot e una tantum, sostanzialmente inefficaci, a un piano strutturato di sostegno, mettendo finalmente in rete le diverse risorse disponibili, a livello regionale, nazionale ed europeo” conclude Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children.