Pubblicato il: 24/09/2019 16:29
C’è l’incontro tra Silvio Berlusconi e Antonio Di Pietro in cui il pm rifiutò il ministero dell’Interno, c’è l’incontro estivo in Sardegna con Umberto Bossi per scongiurare la caduta del governo e c’è soprattutto il mandato di comparizione firmato da Antonio Di Pietro e recapitato al premier Berlusconi il 22 novembre dello stesso anno mentre presiedeva a Napoli una conferenza internazionale sulla criminalità organizzata. ‘1994’, che chiude la trilogia della serie Sky, prodotta da Fremantle e nata da un’idea di Stefano Accorsi, sugli anni a cavallo tra la Prima e la Seconda Repubblica, ricostruisce le tappe fondamentali di quell’anno cruciale per il destino del Paese, mescolando, come i precedenti capitoli ‘1992’ e ‘1993’, personaggi reali a personaggi frutto della fantasia degli sceneggiatori.
Otto puntate, in onda dal 4 ottobre ogni venerdì alle 21.15 su Sky Atlantic e in simulcast su Sky Cinema Uno (ma disponibili anche in 4k HDR per i clienti Sky Q e su Sky On Demand, Sky Go e in streaming su Now Tv), dirette da Giuseppe Gagliardi e da Claudio Noce e interpretate dagli stessi protagonisti già visti nelle prime due stagioni: Stefano Accorsi (l’ambizioso faccendiere ‘azzurro’ Leonardo Notte che comincia a temere il pool Mani Pulite), Guido Caprino (il leghista Pietro Bosco che ora ha un ufficio al Viminale ma malsopporta l’alleanza con Forza Italia) e Miriam Leone (l’ex soubrette Veronica Castello, che ha un legame con entrambi ma ora anche un seggio alla Camera), insieme ad Antonio Gerardi, nei panni di Antonio Di Pietro, e Paolo Pierobon, in quelli di Silvio Berlusconi.
“Queste otto puntate chiudono il racconto di come è fallita la rivoluzione incarnata sia da Di Pietro che da Berlusconi: entrambi in qualche modo traditi, entrambi ‘ribaltonati’. E se il 1992 aveva incarnato la rivoluzione vera e propria e il 1993 il terrore, il 1994 è l’anno della restaurazione”, spiega il produttore Lorenzo Mieli di Wildside.
Per raccontare il 1994, gli sceneggiatori Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo hanno incontrato diversi dei protagonisti reali, primo fra tutti Silvio Berlusconi: “Hanno pranzato con lui. Ha parlato ininterrottamente, ha raccontato aneddoti e soprattutto la sua storia politica. Ma non ci ha fatto nessuna richiesta”, ha assicurato Mieli. Che poi ha raccontato di aver fatto incontrare gli autori anche con il padre Paolo Mieli, che nel 1994 era direttore del ‘Corriere della Sera’, testata che pubblicò in anteprima la notizia del mandato di comparizione per Berlusconi.
E se Accorsi, giunto alla fine della trilogia, ha detto di essere rimasto soprattutto colpito da “una gestione del potere assolutamente cinica” e da come “questa mescolanza tra storia e finzione sia piaciuta molto ai giovani e all’estero” (la trilogia è stata venduta in 100 territori), Pierobon ha parlato di “un viaggio bellissimo” nei panni di Berlusconi: “Un personaggio in cui è stato più facile e piacevole entrare che abbandonare a fine riprese. Ho cercato di sognarlo per interpretarlo, perché imitarlo era chiaro a tutti che non poteva essere la strada giusta”.
Miriam Leone, arrivata alla presentazione con i capelli biondissimi di Eva Kant (che sta interpretando per il Diabolik dei Manetti Bros.), ha spiegato che la lezione più grande appresa dall’interpretazione di Veronica Castelli è stata “il non giudizio, evitare cioè etichette e pregiudizi: per esempio mi piace che un personaggio come lei, che ha toccato il fondo, possa parlare anche di difesa delle donne in Parlamento”.
Paolo Mieli ha sottolineato che a convincerlo a realizzare la serie è stato il fatto che “nel 2011, quando iniziammo a parlarne, non c’era ancora né un libro, né una serie, né un film che parlasse di quegli anni: e oggi, a 25 anni di distanza, c’è ancora solo questa serie”. Mentre Nicola Maccanico, Executive Vice President di Sky Italia, parlando del rapporto tra realtà e finzione ha detto: “Spero che chi guarderà ‘1994’ non si chieda se quello che sta vedendo sia successo davvero ma si goda la storia”. La terza serie è infatti la più avvicente della trilogia: “Probabilmente – spiega Sardo – perché linee narrative che non si erano mai incontrate si incrociano in questo finale, un po’ alla ‘Games of Thrones’ quando arrivano i draghi”. Che in questo caso sono politici e magistrati.
Adnkronos.