Da quattro mesi l’Italia non vince una partita. Ieri sera a Genova si sono ricordate le vittime del ponte Morandi. Gli azzurri non sono stati in grado di portare un po’ di gioia ad una città ferita. Buon primo tempo, nella ripresa poche idee
E’ grigia questa nazionale di calcio. Più dell’autunno appena iniziato che invece è vario visto che in certe zone splende ancora il sole, in altre purtroppo ci sono i nubifragi, in altre domina l’umidità. Si è giocato a Genova e al 43’ minuto del primo tempo la partita è stata fermata per un minuto in ricordo delle 43 vittime del Ponte Morandi circa due mesi fa. Nemmeno gli azzurri, recatisi in mattinata a vedere il quartiere colpito, sono riusciti a portare un po’ di gioia ad una città profondamente ferita ed in balia di decisioni di politici e di una burocrazia che sanno solo creare ostacoli. Una vittoria della nazionale non avrebbe di certo risolto i problemi, ma magari un po’ di gioia nei cuori l’avrebbe trasmessa.
Dal 28 maggio (avversario l’Arabia Saudita, alquanto modesto) la nazionale del nuovo corso targata Roberto Mancini, non vince. L’avversario di ieri sera, l’Ucraina, ha poca storia. Ha storia solo l’allenatore, Shevchenko, che ha contribuito con i suoi gol a fare grande il Milan berlusconiano. L’Ucraina la conosciamo soprattutto per i rapporti non proprio idilliaci con lo zar Putin. Stiamo parlando di un grandissimo attaccante! L’Italia nel primo tempo spreca parecchie occasioni. Nel secondo tempo passa in vantaggio con Bernardeschi, subisce il pareggio e si spegne. Addirittura gli ucraini sfiorano il colpaccio. Non possiamo tornare a parlare della carestia esistente nei vivai, dei troppi stranieri che militano nel nostro campionato. Di una maglia azzurra che non è più un sogno, un obiettivo, ma un peso. Ci scagliamo come al solito contro l’allenatore? Ma per piacere, che colpa può avere oggi Mancini se giocatori italiani di classe non se ne intravvedono? Che fine hanno fatto le scuole calcio? Cerchiamo magari di capire i modelli Francia, Spagna e Germania che dopo i momenti di crisi sono riuscite a risalire puntando sui giovani. Magari con una Federcalcio meno politicizzata e con persone competenti alla guida. Altrimenti per i prossimi appuntamenti, Europei 2020, la strada si farà sempre più ad ostacoli.
Foto sotto: Mancio perplesso (it.blastingnews.com)