Una commissione parlamentare permanente che si occupi di innovazione e
digitalizzazione. E poi un impegno reale e lungimirante sulla formazione digitale di
professionisti, manager e cittadini. Lo chiedono gli esperti di ANORC Professioni
che assieme all’Agenzia Industrie e Difesa hanno organizzato oggi l’evento ‘La
Governance digitale e le professioni IT nel Pnrr’.
Perchè “ci sono 50 miliardi da spendere e non è possibile che non ci sia la
dovuta consapevolezza di parlamentari, governo e popolo”, ha dichiarato il
moderatore dell’evento e presidente di Anorc Professioni, Avvocato Andrea Lisi,
spiegando che “non si deve confondere innovazione con tecnologia, nel senso
che oggi si hanno a disposizione tantissimi soldi e si punta a creare una
infrastruttura, ma prima bisogna pensare alle competenze. Altrimenti si rischia di
costruire una autostrada e poi andarci con il carretto spinto dall’asino”.
Di qui lo “sforzo” dell’Associazione di coinvolgere la politica nel dibattito e
ragionare sulle migliori strategie per una efficiente messa a terra dei progetti di
innovazione previsti dal PNRR. “Spero che con la riduzione dei parlamentari e il
cambio delle commissioni si arrivi a individuare all’interno della Camera e del
Senato uno spazio dedicato all’innovazione”, ha affermato la deputata M5S Mirella
Liuzzi, raccogliendo il suggerimento di Lisi.
Liuzzi ha poi posto l’accento sulla necessità di creare professionisti sin da subito,
ricordando che “stiamo investendo più di 7 miliardi nel piano per la banda ultra
larga: in Italia ci sono i fondi, i bandi, il piano di attuazione, il problema è che
manca la mano d’opera”. Mancano tra i 13mila e i 15mila addetti che devono
formalmente posare la fibra, ma anche ingegneri delle telecomunicazioni e
ingegneri edili. Non basta aggiudicare un punteggio maggiore a quelle aziende che
si aggiudicheranno il bando sulle aree grigie, serve un piano legato alla formazione
che possa portare un aiuto alle imprese che non riescono a trovare sul mercato le
competenze adatte a finire i lavori”.
Secondo Mara Mucci, di Azione, col PNRR, “abbiamo una grande opportunità
che può non essere colta perché mancano le competenze negli enti per far
comprendere, primo, che la transizione digitale è fondamentale e, secondo, che
l’iniezione una tantum di risorse potrebbe non essere una soluzione definitiva e che
quindi l’attenzione va mantenuta alta anche in futuro”. Altro tema cruciale è la
dematerializzazione della gestione documentale, di cui ha parlato il direttore
generale dell’Agenzia Industrie e Difesa, Nicola Latorre, spiegando che “è alla
base della transizione digitale, è un passaggio fondamentale. Ed è necessario che
il nostro apparato statale e le amministrazioni locali siano una macchina
efficiente con lo sguardo fisso alle tecnologie volte a semplificazione. Ed è in
questo campo che il Ce.De.Cu di Gaeta offre i propri servizi alle varie Pubbliche
amministrazioni. E lo vogliamo fare anche in partnership con tutti i grandi operatori
del settore”.
Al confronto politico, nella mattinata di lavori organizzata da ANORC Professioni
e AID presso l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, ne è seguito uno di carattere
tecnico-istituzionale con la partecipazione di Cosimo Comella, dirigente presso
l’Autorità Garante della protezione dei dati personali, Nello Iacono, coordinatore di
Repubblica Digitale, Donato A. Limone, professore esperto in organizzazione e
digitalizzazione delle PA, e Michele Melchionda, Cdo della Presidenza del
Consiglio dei Ministri. E anche su questo livello il tema delle competenze è stato
centrale: come ha spiegato Comella serve “inserire nel posto giusto le persone in
grado di svolgere al meglio i compiti estremamente specialistici. Lo scorso anno
abbiamo superato le 2.400 notifiche di violazione dei dati personali, i cosiddetti data
breach, un numero che sovrasta largamente le capacità non solo della nostra
Autorità, ma di qualunque altra organizzazione analoga che potesse eventualmente
intervenire. E uno dei fattori più importanti di queste criticità è il fattore umano,
significa il problema delle competenze”.
Secondo Nello Iacono, nel PNRR “serve un intervento organico sul fronte delle
competenze specialistiche ICT. Ci sono diverse iniziative dei privati e dall’altra parte
una richiesta che non riesce ad essere soddisfatta. Non possiamo aspettare che si formino laureati ICT ci
vuole tempo. Dobbiamo intervenire per federare le azioni dei privati e integrare con
l’intervento pubblico”. Il professor Limone ha sottolineato che nel PNRR mancano
“vincoli progettuali, senza i quali non ci sono poi risultati finali”. E ha legato il
ragionamento alla questione del sovraccarico di regole, “tonnellate di regolamenti
che rendono il sistema caotico creando criticità sociali, amministrative e
burocratiche”, aggiungendo che “il vincolo normativo pesa sul PNRR perché salta il
requisito della trasparenza. Le leggi sono ancora scritte per non essere lette,
comprese e applicate. Bisogna ridurre la produzione di legge, ma nel PNRR non c’è
un centesimo per farlo”. Michele Melchionda, ha condiviso la sua esperienza di CDO
spiegando che “portare un’organizzazione a utilizzare in maniera corretta la
tecnologia, è come quando scopre che una lingua è diventata parte di te, perché ti accorgi che cominci a
pensare in quella lingua. Il motivo per cui mal interpretiamo il digitale- ha spiegato-
è perché pensiamo in analogico e traduciamo in digitale. Non abbiamo fatto nessun
percorso reale di change management nelle nostre amministrazioni. Serve
cambiare il modo di pensare per utilizzare al meglio quella tecnologia”. L’evento si è
concluso con un tavolo di lavoro sulle linee guida AgID in materia di interoperabilità.
Il dibattito è stato moderato da Luigi Foglia, segretario generale di Anorc, e vi
hanno partecipato Francesco Grillo, direttore di Unità di Business presso il
Ce.De.Cu di Gaeta, Guido Pera, di AgID, Chiara Grapelli di Pa Digitale, Andrea
Piccoli di Dgroove e Giulia Colombo di Siav. Ha chiuso l’evento Marcello
Minenna, Dg dell’Agenzia Dogane e dei Monopoli.