Assegnato a Marcello Ceccaroni, direttore del Dipartimento di Ostetricia e Ginecologia dell’IRCCS Sacro Cuore-Don Calabria di Negrar, e alla sua equipe, il “Golden Laparoscope Award” della Società Mondiale di laparoscopia, l’AAGL (American Association of Gynecologic Laparoscopists-Elevating Gynecologic Surgery Worldwide), per aver rivoluzionato il trattamento dell’endometriosi, malattia che colpisce 150 milioni di pazienti nel mondo, 3 milioni soltanto in Italia, grazie ad una tecnica chirurgica mini-invasiva in grado di “risparmiare il più possibile” le fibre nervose ed evitare importanti conseguenze post-operatorie. Questo prestigioso riconoscimento, una sorta di Oscar della chirurgia mini-invasiva, verrà consegnato oggi a Nashville-Tennessee in occasione del 52esimo congresso mondiale dell’AAGL e sarà ritirato da Ceccaroni inieme ad un suo assistente, Giovanni Roviglione. “L’endometriosi è una malattia invalidante che provoca dolori pelvici, mestruazioni molto dolorose, disturbi gastrointestinali e urinari e una riduzione della fertilità in circa il 40% dei casi severi– dichiara Ceccaroni -. La soluzione ideale per contrastarla è quella farmacologica, in grado di arrestare la progressione della malattia e garantire una qualità di vita adeguata”. Una strada possibile solo grazie a una diagnosi precoce, difficile da ottenere a causa di numerosi fattori culturali e della presenza di sintomi generalizzati e molto sfumati che possono portare a un ritardo diagnostico dai 7 ai 10 anni.
“Dunque, in molti casi la chirurgia diventa l’unica opzione percorribile – spiega Ceccaroni. Quando infatti l’endometriosi è talmente avanzata (in circa il 10-20% di tutte le pazienti e in oltre l’80% dei casi trattati nei centri di riferimento) da creare delle infiltrazioni molto importanti all’intestino, alla vescica e agli ureteri, il bisturi rischia di diventare una scelta obbligata, soprattutto quando le terapie mediche falliscono, eventualità che purtroppo non capita così di rado. La chirurgia tradizionale dell’endometriosi severa è aggressiva perché non ‘lavora’ solo sull’ovaio o sulla tuba, ma incide su organi molto importanti, avvolti da sottili nervi che regolano le funzioni della pelvi come lo svuotamento e la continenza di vescica e intestino, ma anche l’eccitabilità sessuale”. Spesso, quindi, una chirurgia “radicale” può comportare effetti collaterali con un impatto pesante sulla qualità della vita della paziente.
“La nostra tecnica ‘nerve-sparing’, sviluppata interamente tra Negrar e Parigi dopo lunghi studi anatomici cominciati nel 2000, presentata alla comunità scientifica nel 2012 e oggi conosciuta in tutto il mondo come il ‘Negrar Method’, consente di garantire la stessa radicalità chirurgica, cioè la stessa ‘aggressività’ sulla malattia delle altre tecniche tradizionali, ma rispettando il maggior numero di fibre nervose superstiti che spesso vengono danneggiate durante l’intervento – precisa Ceccaroni –. Il nostro approccio permette di identificare le fibre nervose e perimetrare in modo preciso e accurato i punti di riferimento chirurgici, riducendo così il rischio e la percentuale di danni a carico del sistema nervoso della pelvi. Questa tecnica, eseguita in centri specializzati, garantisce un’adeguata radicalità chirurgica, riducendo il rischio di disfunzioni post-operatorie dal 36% a meno del 5%, cambiando così la storia chirurgica di questa malattia e la storia clinica di queste pazienti, migliorandone significativamente la qualità di vita post-operatoria”.
“Siamo molto orgogliosi di avere nella grande famiglia dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore-Don Calabria a Negrar talenti così spiccati e apprezzati in tutto il mondo –l’Amministratore Delegato, Mario Piccinini-. Il nostro più grande riconoscimento, tuttavia, è la consapevolezza di poter offrire e garantire ai nostri pazienti standard di trattamento elevati e tra i più innovativi a livello globale”.