In Italia ci sono circa 1 milione e mezzo di ponti e sotto controllo solo 60 mila. Anche l’anno scorso sono crollati venti ponti ma non hanno fatto notizia. La tragedia di Ponte Morandi ci farà riflettere? In Italia ci sono infrastrutture vecchie
“Chiude la stalla quando i buoi sono scappati”. Un vecchio detto popolare che oggi sembra attuale più che mai. Dopo la tragedia del crollo del ponte di Genova avvenuta alla vigilia di Ferragosto in tutte le Regioni è scattato l’ “A.S.I”., cioè allarme stabilità infrastrutture. Già si sapeva, ma c’è voluta un’altra tragedia, per avere conferma che l’Italia cade a pezzi, è un Paese colabrodo. E i numeri purtroppo confermano questa triste realtà “tricolore”: gli esperti sostengono che i ponti a rischio sono migliaia. Un esperto recentemente ha sottolineato: “in Italia ci sono circa 1 milione e mezzo di ponti e sotto controllo ce ne sono solo 60 mila. Degli altri non si sa quasi nulla e infatti ne crollano una ventina l’anno solo che non fanno notizia”. A parte la caccia ai colpevoli o la “crociata” contro Tizio o Caio che spesso magari servono al politico per aumentare i consensi, non dovrebbero esserci quei soggetti, pubblici o privati, che monitorano lo stato di salute delle nostre strade, ponti e viadotti? Perchè dobbiamo attendere una tragedia come Ponte Morandi per comprendere l’entità del problema? Il Corriere della Sera dopo la tragedia di Genova riporta che sulla superstrada fra Milano e Meda ci sono quattro cavalcavia pericolosi (ponte 14 e ponte 12 all’altezza di Cesano Maderno; il 10 a Bovisio Masciago e lo svincolo 26), ma solo uno, il 10, è chiuso al traffico. Ma non solo a Milano! Questo è solo un esempio. E allora chiediamoci, quelle vittime del 14 agosto, serviranno ad insegnarci qualcosa? Che bisogna investire sul vecchio e pericolante , sul datato, monitorare e intervenire visto che molte infrastrutture vennero costruite più di mezzo secolo fa e non rispondono alle esigenze dell’attuale mobilità. Più di qualcuno ricorderà l’alluvione di Sarno (Salerno) nel maggio del 1998. Una marea di fango uccise 160 persone. Purtroppo, vent’anni dopo quel rischio esiste ancora, come ricordato più volte da servizi televisivi. Ma allora, ci chiediamo: queste tragedie ci insegnano qualcosa?