Roma – Si è ritrovato senza l’uso delle gambe da un giorno all’altro, dopo un incidente sul lavoro, e dopo aver chiesto e ottenuto l’installazione di un ascensore più funzionale nel condominio, si è trovato sul pianerottolo insulti e minacce anonime. Tutto per aver reclamato un suo diritto. È questa l’agghiacciante e disumana vicenda che ha dovuto vivere Simone Rapisarda, 36enne, sposato e con due figli, che vive nel V Municipio di Roma.
Simone lavorava come fornaio non lontano dalla casa in zona Centocelle dove vive con la moglie Karolina, 32 anni, e i figli gemelli, un maschio e una femmina, di 12 anni. L’incubo della famiglia è iniziato il 26 ottobre dello scorso anno: Simone, dopo una nottata di lavoro, era tornato a casa con un forte dolore alla schiena dopo aver sollevato un peso eccessivo. Sembrava un incidente di poco conto, ma al risveglio Simone aveva subito accusato una insensibilità alle gambe. I medici, che lo avevano visitato, avevano poi diagnosticato il peggio: un’ernia aveva lesionato il midollo spinale e Simone non potrà più camminare sulle proprie gambe.
Un incubo improvviso, per tutta la famiglia: Simone, dopo due settimane di ricovero all’ospedale San Giovanni, ha passato cinque lunghi mesi di riabilitazione al CTO Andrea Alesini in zona Garbatella. I suoi figli si sono ritrovati il padre improvvisamente disabile e non hanno neanche potuto festeggiare il Natale scorso in casa con lui. La moglie Karolina, però, non si è scoraggiata e ha subito cercato di rimuovere le barriere architettoniche in casa, in modo da consentire a Simone di spostarsi anche con la sedia a rotelle. Durante una riunione di condominio, che aveva visto alcuni assenti, la donna era riuscita a ottenere il cambio dell’ascensore, per averne uno più grande, utilizzabile anche con la sedia a rotelle.
I lavori di sostituzione dell’ascensore sono stati relativamente rapidi (una ventina di giorni), eppure qualche condomino dei piani superiori ha digerito male il fatto di non poter utilizzare l’ascensore. Sul pianerottolo della loro abitazione, Simone e Karolina si sono ritrovati un messaggio “hot”, pieno di disumanità e privo di vergogna: «Brutto paraplegico del c…o, guarda che estate di m…a ci stai facendo passare. Se quando è finito l’ascensore non lo usi tutti i giorni, ti auguro che oltre al pisello ti si blocchi anche il cervello. Buona giornata».
Dopo lo choc iniziale, per quella cattiveria gratuita, Karolina ha risposto con dolore al messaggio anonimo, scrivendo a mano sul foglio: «Grazie per le parole gentili, a mio marito non funzionano le gambe, a te invece non ha mai funzionato il cervello! Penso che l’ascensore sarà utile a tutti, ma se sei uno con le palle sarai l’unico a non usarlo, vero? Se scopro chi sei ti denuncio, dopo sono c…i veri per te! Questa situazione non è difficile solo per voi ai piani superiori ma anche per noi che dobbiamo usare un macchinario terrificante, ma che c…o ne sai tu della vita difficile, sei un grande imbecille».
A Iacopo Melio, che ha diffuso la storia di questa famiglia, Karolina ha poi spiegato: «Siamo rimasti allibiti da tanta cattiveria, la nostra è una necessità, non certo un capriccio. Ho sporto denuncia contro ignoti, non porterà a nulla ma sentivo che era doverosa. Spero solo che chi ha scritto quel messaggio possa vergognarsi e capire che la disabilità non avvisa: potrebbe succedere a chiunque e in qualsiasi momento, proprio come accaduto a noi, purtroppo».
L’autore del biglietto è rimasto anonimo, ma con questa denuncia via social, è già stato condannato dagli utenti di Facebook. In tanti, infatti, da settimane continuano ad esprimere solidarietà a Simone e alla sua famiglia.
Intanto, i lavori sono terminati e l’ascensore, adeguato alle esigenze di Simone, è tornato a funzionare regolarmente.
L’auspicio è quello a tutto oggi di cercare di creare un comitato di quartiere per ogni quartiere affinché queste storie non debbano essere più raccontate, per evitare che l’infamia di un singolo inaridisca attraverso la rabbia e lo sdegno il cuore di tutti gli altri.
Direttore Responsabile – Francesca Pucci
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