“Il conflitto tra Russia e Ucraina incide fortemente su logistica e materie prime. Nel primo trimestre 2022 più della metà delle imprese manifatturiere del nord ovest ha dichiarato di subire ostacoli alle esportazioni con problemi legati all’allungamento dei tempi di consegna e ai prezzi, con rincari considerevoli dei noli delle rotte marittime limitrofe ai territori colpiti dal conflitto”. Così il Presidente di Assolombarda, Alessandro Spada ha commentato l’alert lanciato dal Centro Studi Assolombarda con focus sui costi dello shipping internazionale e sugli ostacoli all’esportazione. “La guerra non ha fatto altro che peggiorare una situazione che per le imprese era già emergenziale – ha continuato Alessandro Spada -. A oltre un mese dallo scoppio della guerra, i prezzi delle materie prime energetiche e non energetiche si mantengono su livelli molto alti. È necessario agire con maggior decisione e rapidamente per ridurre nel breve gli impatti dell’emergenza e allo stesso tempo agire nel medio lungo periodo per uno sviluppo equilibrato e senza pregiudizi delle diverse tecnologie e fonti energetiche – come rinnovabili, nucleare di ultima generazione e idrogeno – per ridurre il più possibile la dipendenza da paesi instabili politicamente”.
Il Centro Studi Assolombarda evidenzia come la guerra in Ucraina abbia aggravato le criticità sulle catene di fornitura originate dalla pandemia, con forti aumenti dei prezzi di alcune materie prime e con crescenti ritardi e rincari della logistica merci che ostacolano la normale operatività delle imprese. Nel primo trimestre 2022, infatti, più della metà delle imprese manifatturiere del Nord-ovest (51%) ha dichiarato di subire ostacoli alle esportazioni. Tra i principali fattori avversi, emergono i “prezzi e costi” (per il 24% delle imprese) e l’“allungamento dei tempi di consegna” (per il 15%). Inoltre, è aumentata in modo considerevole, dall’8% del quarto trimestre 2021 al 26% del primo trimestre 2022, la quota di imprese che evidenzia “altri fattori” tra i principali ostacoli che condizionano l’export, un incremento almeno in parte riconducibile all’instabilità causata dal conflitto Russia-Ucraina.
Allungamento dei tempi di consegna
La crisi in Ucraina si inserisce in un quadro della logistica già caratterizzato da forte incertezza: lungo tutto il 2021 i ritardi nelle catene di fornitura si sono via via intensificati, per poi diminuire tra gennaio e febbraio 2022, complici i primi segnali di allentamento delle restrizioni pandemiche rilevati nei mesi di gennaio e febbraio. Ma a marzo 2022, con lo scoppio della guerra, i tempi medi di consegna sono tornati a crescere in tutta l’Area euro.
Costi dei noli marittimi
L’invasione dell’Ucraina ha determinato rincari considerevoli dei noli delle rotte marittime limitrofe ai territori colpiti, con riferimento sia alle petroliere di piccola taglia impiegate tra il Mar Nero e il Mediterraneo, sia alle navi cargo che trasportano grano e cereali passando dal Mar Nero. I rincari locali connessi alla guerra per il momento non incidono sugli indici aggregati, con i costi di spedizione globali che proseguono a muoversi lungo i trend precedentemente in atto (stazionarietà su alti livelli dei costi del cargo aereo e soprattutto dei noli container, alta volatilità per le portarinfuse).
Prezzi delle materie prime energetiche
Per quanto riguarda i prezzi delle materie prime, a oltre un mese dall’inizio del conflitto, si mantengono su livelli più alti di quelli di inizio febbraio 2022 e soprattutto ben superiori rispetto al periodo pre pandemia. Il prezzo del gas naturale europeo, dopo lo straordinario picco di inizio marzo, il 28 marzo 2022 si attesta sui 102,5 €/MWh, registrando un +818,2% rispetto a gennaio 2020; il prezzo del greggio prosegue su un trend di crescita (+79,0%);
Prezzi delle materie prime industriali e alimentari
Forti tensioni si confermano anche per i prezzi di frumento e mais (+89,4% e +96,2%), olio di girasole (+182%) e per il fertilizzante urea e nitrato di ammonio (+396%). L’acciaio non riesce a riassorbire l’aumento registrato dopo lo scoppio del conflitto (+208,3%); il prezzo del nickel continua a caratterizzarsi per elevata volatilità (+154,3%); alluminio e rame restano a livelli particolarmente elevati (+106,0% e +71,2%).