
Il 4 giugno scadrà il termine per presentare le proposte di modifica. La sensazione della vigilia è che si assisterà al classico assalto alla diligenza
di Andrea Carli
Il 4 giugno scadrà il termine per presentare le proposte di modifica. La sensazione della vigilia è che si assisterà al classico assalto alla diligenza
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Ancora poche ore e si andranno a delineare in maniera probabilmente più definita le misure per un restyling del decreto Rilancio alla Camera. Per la manovra monstre anti-crisi da oltre 155 miliardi in termini di saldo netto da finanziare, alimentata da 55 miliardi di nuovo indebitamento, 266 articoli si tratta del primo passaggio parlamentare. Domani, giovedì 4 giugno, scadrà per i gruppi il termine per presentare gli emendamenti. La sensazione della vigilia è che si assisterà al classico assalto alla diligenza. Potrebbero arrivare oltre 10mila proposte di modifica.
La coperta delle risorse è corta
La dote lasciata a disposizione per eventuali integrazioni dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri è di 800 milioni. La coperta è corta. Gran parte degli emendamenti che arriveranno hanno una possibilità minima di sopravvivere. Tanto che si delinea già la possibilità che il governo chieda un nuovo scostamento di bilancio, per approvare in deficit un altro decreto economico. La fetta più grande delle risorse del Recovery Fund, su cui l’esecutivo punta e puntava per finanziare le nuove misure, arriverà nel 2021, quindi con tempi poco in linea con la situazione di crisi in cui versa già ora l’economia italiana.
Il nodo delle risorse per la Cig
In questo scenario la partita che si giocherà nei prossimi giorni a Montecitorio nel tentativo di predisporre le coperture per nuove misure tra governo e opposizioni sarà particolarmente accesa. Molte delle proposte dei gruppi parlamentari si concentreranno sugli ammortizzatori sociali. Gli sforzi finora su questo fronte non sono mancati. Gli strumenti “speciali” messi in campo per sostenere l’occupazione durante il lockdown e nella prima fase della ripresa delle attività sono stati considerevoli. Come ha spiegato il Sole 24 Ore, fino a oggi tra decreto Rilancio e Cura Italia di marzo sono stati destinati agli ammortizzatori e alle altre misure di sostegno salariale diretto 22 miliardi circa. Già l’Ufficio parlamentare di bilancio ha messo in evidenza il rischio di un tiraggio più elevato del previsto. Le risorse messe ad oggi sul piatto potrebbero non essere sufficienti a frenare l’emorragia di posti di lavoro che si rischia da metà agosto, quando tornerà la possibilità di licenziare, al momento bloccata per 5 mesi. Non solo: chi finora ha dovuto sfruttare tutte le settimane di Cig (9+5 fino ad agosto, altre 4 tra settembre e ottobre, come previsto dal decreto Rilancio) rischia di esaurire la copertura prima di quando riuscirà a riprendere l’attività e, di conseguenza, a pagare i dipendenti. Per questo nella maggioranza si sta ragionando sull’ipotesi di ampliare i settori che possono utilizzare le 18 settimane consecutive (ora il turismo) o di eliminare per tutti il frazionamento, immaginato anche per contenere i costi di Cig e cassa in deroga.
Il governo guarda al fondo europeo Sure
Difficile, al momento, immaginare più risorse, anche se, è la speranza dell’esecutivo, se ne potrebbero recuperare una volta verificato l’effettivo “tiraggio” delle domande avanzate finora per oltre 8 milioni di lavoratori tra Cig, assegno ordinario e cassa in deroga, peraltro in parte ancora da pagare. Il governo guarda al fondo europeo Sure, che garantirà in tempi brevi 20 miliardi, per eliminare i vincoli all’uso della cassa Covid e prolungarne la durata, almeno fino a dicembre (si veda Il Sole 24 Ore del 3 giugno).
Come potrebbe cambiare il provvedimento
La leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha messo in evidenza che «per dialogare vanno espunti dal decreto le marchette, i bonus inutili, i consigli di amministrazione, le consulenze d’oro», mentre la Lega rilancia un ampliamento della Flat tax e dei ristori a fondo perduto temendo, come ha detto Edoardo Rixi, «licenziamenti in massa dal 17 agosto» e molte aziende a rischio chiusura. Qualche novità potrebbe arrivare sul fronte del superbonus su efficienza energetica e protezione antisismica degli edifici, caro al M5S, dato il pressing per ampliare anche alle seconde case unifamiliari lo sconto al 110% (la soluzione è sostenuta anche dal Pd). Ma altri temi saranno divisivi: Leu, ad esempio, dovrebbe puntare a rendere più efficace il Rem (il Reddito di emergenza), aumentare le risorse per il fondo affitti e per la mobilità sostenibile e dovrebbe chiedere di alzare a 14 anni l’età dei figli per cui poter chiedere i congedi speciali al 50% o il bonus babysitter. Italia Viva dovrebbe chiedere di rivedere anche le norme sui professionisti non Inps, esclusi dai ristori a fondo perduto.