“L’INCOLPEVOLE MANCATO ASSOLVIMENTO CONTRIBUTIVO E FISCALE” Intervista all’avvocato Saverio Lauretta
di Alessandro Baglieri
Migliaia di aziende in Italia non sono in grado di assolvere gli adempimenti contributivi e fiscali compresi quelli pregressi sospesi a seguito della normativa emergenziale Covid-19 e questa situazione rischia di portarle al fallimento con gravi ripercussioni anche verso un default del sistema Paese.
Già da qualche settimana, ad esempio, migliaia d’imprese, infatti, che non sono state in grado di pagare le rate delle imposte pregresse e sospese a seguito della normativa emergenziale Covid-19, si stanno vedendo notificare, via Pec, le intimazioni di pagamento del residuo dovuto, comprensivo di sanzioni e interessi, per essere venuta meno la rottamazione. In questo caso l’intimazione prevede il pagamento del debito entro 5 giorni, senza possibilità di dilazione o altre tolleranze.
Scaduti i 5 giorni scatteranno direttamente le procedure esecutive e cautelari come fermi amministrativi, ipoteche e pignoramenti.
L’Agente della riscossione, in questo caso, non sembra avere alcuna intenzione di soprassedere al recupero di queste imposte infatti, nelle intimazioni di pagamento, i termini sono perentori e viene previsto che o si paga o si darà corso alle azioni esecutive di recupero.
La situazione è quindi molto difficile.
Abbiamo chiesto all’avvocato Saverio Lauretta cosa pensa di tutto questo e se vi sono rimedi giuridici con cui, legittimamente, sostenere ed affiancare gli imprenditori, per far fronte a questa difficile situazione.
–Avvocato Lauretta ritiene che questo mancato assolvimento degli adempimenti fiscali e contributivi che riguarda migliai di aziende Italiane sia un fenomeno effettivamente grave?
A mio avviso la risposta non può che essere assolutamente positiva e non solo rispetto a questo fenomeno ma anche avuto riguardo a tanti altri fenomeni soprattutto se andiamo ad esaminare quelle che appaiano poter essere le cause di tutto ciò dove, se da ultimo si possono attribuire agli eventi pandemici e alle conseguenti misure di contenimento, non bisogna affatto trascurare le cause precedenti , concomitanti e successive a tali eventi che, a mio avviso, hanno determinato, come effetto, l’amplificazione, oltremodo oramai insostenibile, della c.d. crisi di liquidità che sta inesorabilmente colpendo miglia di imprese Italiane.
Reputo, quindi, che il problema risieda proprio in questa crisi e nelle cause che l’hanno determinata dove, da ultimo, gli eventi pandemici e le misure di contenimento sono certamente delle concause.
-In che misura, quindi, gli eventi pandemici e le misure di contenimento hanno inciso, come concause, sulla crisi di liquidità delle aziende?
Innanzitutto mi preme sottolineare che, a mio avviso, sia incontrovertibile il fatto che si è trattato di eventi assolutamente imprevedibili ed inevitabili che hanno prodotto effetti devastanti, sotto gli occhi di tutti, nel tessuto economico, e quindi, imprenditoriale del nostro paese.
Tali effetti, a mio parere, hanno causato, alle imprese, danni economici irrimediabili e irreparabili.
Non mi appare equo e giusto che adesso si debba ripartire, per ciò che concerne l’adempimento contributivo e fiscale, dallo stato risultante il momento che precede la sospensione a seguito della normativa emergenziale Covid-19 per riprendere, in modo implacabile, il pregresso e tutto quello che, nel frattempo è maturato senza tenere conto che del fatto che le imprese, in conseguenza di quanto occorso a seguito della pandemia, hanno subito sconvolgimenti interni e di natura economica attestati, proprio, dalla loro crisi di liquidità.
La ripartenza del pagamento di ciò che era dovuto è assolutamente impossibile a seguito di quello che è successo dopo: questo mi sembra chiaro ed incontestabile .
Ma vi è più a mio avviso: la concomitanza di tanti altri fattori, dove gli eventi pandemici e le misure di contenimento rappresentano una concausa, conduce verso un effetto altrettanto allarmante per le imprese in Italia che è quello dell’aggravamento del fenomeno dei c.d. “crediti Insoluti” che rappresentano una delle principali cause di crisi aziendale in Italia in quanto convoglia l’impresa verso una crisi di liquidità, con le conseguenze che questo comporta.
-Perché pone l’accento anche sui “crediti insoluti” quale situazione problematica, in questo momento per le imprese italiane?
Guardi la risposta è molto semplice e credo pure incontrovertibile.
Una delle principali cause di crisi aziendale in Italia è rappresentata dai crediti insoluti vantanti da imprese private per ragioni commerciali e tra i crediti insoluti vantati dalle imprese tantissimi riguardano il mancato pagamento da parte dello Stato dei propri debiti .
Di fronte questo panorama di circostanze, infatti, si moltiplicano, sempre di più, i casi in cui, proprio per colpa della crisi, molte aziende dichiarano i contributi e le imposte dovute ma non le pagano.
Sempre in conseguenza della crisi si stanno pure moltiplicando i casi in cui le aziende, pur in assenza di redditi imponibili e a volte addirittura senza incassare le fatture emesse, sono gravati da debiti tributari.
A titolo puramente esemplificativo e non riduttivo, capita ormai spesso che i clienti (in molti casi anche lo Stato), non pagano le fatture.
In questi casi, anche se l’azienda non incassa i soldi delle fatture emesse, il debito IVA nei confronti dello Stato sorge comunque e va pagato entro la scadenza.
L’azienda deve, conseguentemente, esporre nella dichiarazione Iva le imposte da versare allo Stato ma può trovarsi nella condizione di non poterle pagare perché si trova in una situazione di grave difficoltà economica causata da clienti, ovviamente da clienti morosi, dove in molti casi tale è pure lo Stato.
In questo modo l’azienda finisce per non avere liquidità sicchè ammette il proprio debito ma allarga le braccia in segno di resa.
In questi casi, nonostante il battage mediatico faccia apparire tutto questo come un’evasione, non reputo affatto che si possa e si debba parlare di evasione.
L’evasore, infatti, è colui il quale si sottrae in maniera illecita e fraudolenta all’obbligo di pagare le imposte il cui atteggiamento va certamente condannato e sanzionato sia dalla giustizia tributaria che da quella penale.
Va considerato però che non sempre l’evasione può essere causata da comportamenti fraudolenti come nei casi su esposti.
A volte le aziende non si comportano in modo conforme alle norme per cause di “forza maggiore” che aumentano in modo anche drammatico in questo periodo di crisi economica generale.
In questi casi è evidente che si è di fronte ad una situazione differente rispetto a chi con dolo, in maniera fraudolenta, non dichiara e non versa le imposte.
Nonostante questo, la legge attuale sanziona la suddetta fattispecie di omesso versamento alla stregua di comportamenti evasivi e quindi, oltre alla sanzione tributaria scatta anche la denuncia penale con la possibile reclusione.
Abbiamo fatto l’esempio dell’IVA, ma la questione si allarga a tutti gli ambiti contributivi e fiscali ed il paradosso diventa intollerabile quando lo Stato, da un lato è debitore dell’azienda, inadempiente nel pagamento, e dall’altro pretende dall’azienda il pagamento delle tasse e ciò, nello specifico, rileva quando la crisi di liquidità è causata proprio dalla Stato che non paga il suo debito.
Se già i crediti privati inginocchiano le aziende quelli vantati nei confronti della Pubblica Amministrazione la mettono definitivamente fuori gioco.
Questo accade non solo quando un’azienda vanta un credito nei confronti dello Stato ma anche quando li vanta nei confronti del Comune o di altri enti pubblici.
Il problema che ormai, da tempo, rileva emergere con grande frequenza e drammaticità è quello di quando un’impresa vanta crediti nei confronti di un Comune e questo, perché quasi tutti i Comuni d’Italia sono in grave crisi economica, non pagano i fornitori finendo col provocare “gravi dolori” ai creditori.
Preso atto di queste situazioni occorre analizzare il problema delle aziende che si trovano in crisi di liquidità scaturente da crediti impagati dalla P.A. e da Privati a cui si lega l’incolpevole mancato assolvimento contributivo e fiscale da far valere attraverso idonei rimedi giuridici che precedono e/o si accompagnano a quelli volti al recupero del credito .
-Ci sono rimedi giuridici che legittimamente possono essere praticati a favore delle stragrande maggioranza di imprese che si trovano in queste situazioni?
Reputo certamente di si ma l’analisi richiede di passare in rassegna, sia dal punto di vista dottrinale che giurisprudenziale, la definizione e la concettualizzazione dei singoli istituti giuridici che si identificano ricorrere nella questioni che, di fatto, rilevano caso per caso per poi pervenire all’individuazione dei rimedi giuridici che dovrebbe poter consentire all’azienda creditrice di far giudizialmente valere l’incolpevole mancato assolvimento contributivo e fiscale senza subire pregiudizi, neppure sanzionatori, da questa condotta che, evidentemente, configura una situazione differente rispetto a chi con dolo, in maniera fraudolenta, non dichiara e non versa le imposte.
-Ritiene che sia il caso di lottare, anche in questo caso, per far valere i propri diritti?
Le rispondo aderendo a quanto hanno detto altri prima di me – “L’unica lotta che si perde è quella che si abbandona! Occorre non arrendersi mai, perché quando pensi che sia tutto finito, è il momento in cui tutto ha inizio.” Credo ed ho sempre fermamente creduto in tutto questo – conclude l’avvocato Lauretta.