Da un lato l’approvazione della direttiva europea per le case “green” e dall’altro la progressiva chiusura delle aziende edili.
“Gli edifici residenziali – spiega il data analyst Davide Stasi – dovranno raggiungere almeno la classe energetica D entro il 2033 ma il settore delle costruzioni sta attraversando un periodo di difficile transizione, dopo la ripresa favorita soprattutto dall’introduzione dei bonus fiscali”.
In Puglia, nel mese di gennaio, sono state aperte 140 ditte ma ne sono state chiuse ben 472. Il saldo, dunque, nel primo mese di quest’anno, è negativo per 332 attività in meno.
“Il Bonus facciate prima e il superbonus poi – ricorda Stasi – avevano incentivato gli interventi di manutenzione e di riqualificazione energetica degli immobili, incrementando, a partire dal 2020, il numero di nuove imprese edili. Ma i successivi decreti hanno invertito il trend di crescita. In particolare, il decreto-legge numero 157 dell’11 novembre 2021, contenente le cosiddette misure urgenti per il contrasto alle frodi nel settore delle agevolazioni fiscali ed economiche rappresenta un vero e proprio spartiacque. Da allora la circolazione dei crediti ha subìto una brusca frenata. I lavori di ristrutturazione e riqualificazione procedono così a macchia di leopardo e sempre più a rilento. In alcune zone sono ormai proprio fermi. Le continue modifiche hanno scoraggiato e demotivato gli imprenditori edili”.
In provincia di Bari si sono perse 212 imprese edili (come saldo tra le 42 aperture e le 254 chiusure); in quella di Brindisi -21 (come saldo tra le 16 aperture e le 37 chiusure); in quella di Foggia -32 (come saldo tra le 14 aperture e le 46 chiusure); in quella di Lecce -45 (come saldo tra le 44 aperture e le 89 chiusure); in quella di Taranto -22 (come saldo tra le 24 aperture e le 46 chiusure).
“Se leggiamo i dati in controluce – dice Stasi – è evidente che non si riesce ad applicare più l’agevolazione fiscale.
Nel mese di gennaio, infatti, gli investimenti ammontano a circa 2,7 miliardi di euro. Il dato più basso degli ultimi mesi. Nel corso del 2022, sono stati realizzati lavori per 46,3 miliardi di investimenti, per una media mensile di circa 3,9 miliardi di euro. La frenata non arriva inattesa, ma è l’effetto del cambio di regole”.
Il superbonus è stato nuovamente modificato dalla legge di Bilancio e dal decreto Aiuti quater ma senza sortire gli effetti sperati.
Per le spese effettuate nel 2023 il 110 per cento è stato tagliato al 90 per cento, salvi i casi dei condomini che hanno presentato le Cilas ed approvato in tempo le relative delibere, nonché le abitazioni unifamiliari che avevano lavori in coda dal 2022 (con il 30 per cento degli interventi effettuati al 30 settembre) ma che dovranno completarli entro la fine del prossimo mese.
Questo taglio delle percentuali, unito al blocco della cessione dei crediti, sta ridimensionando il superbonus. Dai dati di gennaio si rileva che i lavori sui condomini valgono 1,7 miliardi, mentre il restante miliardo è diviso tra unifamiliari (750 milioni circa) e unità indipendenti (300 milioni).