Tutto inizia da un vecchio detto tramandato nella storia, affermante che le cose che non sappiamo sono molto spesso quelle che abbiamo scelto di non volere sapere. Se un tempo potevamo definire questa affermazione come un semplice gioco di parole dotato di senso metaforico, oggi grazie al mondo della scienza probabilmente dobbiamo cambiare totalmente idea.
Il nostro cervello durante il corso della nostra esistenza riceve ogni giorno un flusso di informazioni derivanti da segnali sensoriali, che a seconda della loro intensità possono andare nella nostra parte cosciente, e venire quindi assimilati, o finire nell’incoscienza e dimenticati per sempre. È proprio su questo processo di assimilazione delle informazioni che gli scienziati si sono interrogati per anni ed anni, arrivando recentemente ad una risposta davvero sconvolgente.
Le due dimensioni di elaborazione delle informazioni del nostro cervello
Nonostante potrebbe sembrare un titolo degno del miglior film di fantascienza, è tutto vero. Il nostro cervello è dotato di un complicatissimo processo di elaborazione delle informazioni, caratterizzato principalmente da due dimensioni distinte. La prima dimensione è l’analisi incosciente dei segnali sensoriali presenti in un determinato ambiente, e come la definizione stessa ci permette di capire, i suddetti segnali non vengono successivamente assimilati e portati nell’area della consapevolezza e coscienza del cervello.
La fase successiva riguarda invece la metabolizzazione da parte del cervello dei segnali sensoriali presenti nella prima fase. Dobbiamo prestare molta attenzione però, in quanto la metabolizzazione avviene soltanto se i segnali sensoriali hanno una specifica intensità, sufficiente da stimolare la nostra area cosciente. Da dove derivano tutte queste informazioni? A quanto pare direttamente dagli studi di Zirui Huang del Center for Consciousness Science in Michigan Medicine, attualmente facente parte del reparto di anestesiologia.
Il medico, insieme al ricercatore Anthony Hudetz, ha cercato di verificare tale processo, imbattendosi nella corteccia insulare anteriore, che come abbiamo detto fino ad ora, agisce da porta tra le informazioni sensoriali assimilate inconsapevolmente, e le informazioni assimilate di cui il cervello prende consapevolezza.
Per svolgere lo studio il medico ed il ricercatore hanno dovuto selezionare dieci partecipanti volontari da sottoporre ad anestesia. Ai suddetti partecipanti prima dell’anestesia è stato chiesto di immaginarsi diverse azioni da svolgere una volta ricevuto il farmaco anestetico. Azioni semplici, come camminare in un prato o stringere una palla, che sicuramente tutti noi avremo sognato almeno una volta. È stato visto che nonostante i pazienti fossero in stato di semi incoscienza per via dell’anestetico, il cervello continuava a mantenere forti segni di attività celebrale, analoga all’attività neuronale eseguita in stato di completa coscienza.
Nonostante l’effetto dell’anestetico, il cervello dei pazienti è quindi rimasto operativo e capace di compiere azioni tramite l’immaginazione, senza subire alcun tipo di disattivazione totale. Come i ricercatori hanno spiegato, da questo esperimento è possibile dedurre che non è necessario svolgere fisicamente una determinata azione per attivare specifiche aree del cervello, bensì basta immaginarla in maniera accurata per assimilarla in maniera consapevole.
La corteccia insulare anteriore “filtra” le informazioni dalla consapevolezza cosciente
La corteccia insulare agisce quindi come un filtro, ed in base all’intensità dei segnali sensoriali ci permette di assimilare o meno determinate informazioni destinate a finire nella consapevolezza cosciente. Giunti a questo punto ci viene automatico chiederci a cosa potrebbe portarci tale studio.
A spiazzarci completamente è la risposta dei due ricercatori, che sostengono non solo di poter aumentare la capacità del cervello che non arriviamo mai a sfruttare nel pieno delle sue potenzialità.
A quanto pare dietro tutto ciò si nasconde un obbiettivo finale molto più grande: il richiamo dei sogni. Avete capito bene, imparando ad analizzare il passaggio sensoriale delle informazioni tra la parte inconsapevole e quella cosciente, potremo diventare in grado non solo di immagazzinare i nostri sogni, ma anche di interagire al loro interno come facciamo nella vita reale!