Le banche di credito cooperativo, le uniche che resistono ancora al monopolio dei grandi gruppi di credito, erano nel mirino della Bce. Il governo Conte ha fatto slittare la riforma. I retroscena dell’ennesima manovra anti-italiana dei “poteri forti”
La legge che disciplinava le banche di credito cooperativo era ormai pronta per essere per essere sfornata, quando il premier Conte, con il decreto Milleproroghe, ha annunciato, non senza una certa sorpresa nel mondo bancario, che “il termine per la piena efficacia della riforma dei gruppi bancari cooperativi veniva prorogato”.
Conte ha precisato che il rinvio sarà di sei mesi. Tra le modifiche introdotte, il decreto prevede che nell’ambito della riforma delle Bcc “le partecipazioni sociali” degli istituti di credito cooperativo nella banca capogruppo “salgono al 60%, i rappresentanti salgono alla metà più due, è prevista consultazione delle banche di credito cooperativo e c’è una maggiore autonomia sul piano delle strategie e delle politiche commerciali”. Insomma, per il momento le “banche del territorio” vengono messe al sicuro.
Secondo il ministro dell’Economia Giovanni Tria, con il provvedimento “viene rafforzato il mantenimento effettivo del carattere di credito cooperativo” delle Bcc, “il carattere mutualistico di banche strettamente legate al territorio e con una finalità molto specifica. Questa riforma va incontro alle osservazioni raccolte”.
I RETROSCENA
Si dava ormai per certa l’approvazione della legge da parte della Commissione VI Finanza e Tesoro del Senato, presieduta dalla senatrice pentastellata Laura Bottici. Ci si attendeva che la legge –scritta, secondo attendibili indiscrezioni- da Mario Draghi in persona, sarebbe poi passata sotto il silenzio dei media, sommersa dalle notizie “di stagione”, calciomercato in primo luogo. I problemi bancari, per la loro complessità e anche per l’alone di segretezza mantenuto dai “burattinai” del sistema, vengono poco comunicati al pubblico dei risparmiatori. I quali si risvegliano, magari, quando le loro azioni e obbligazioni sono carta straccia e la truffa conclamata.
Perché il cambiamento di rotta del governo ha suscitato tanta meraviglia? La bozza di legge prevedeva che le banche fossero praticamente assorbite dalle capogruppo (la federazione cooperativa composta da tante piccole realtà finanziarie è sempre sotto il controllo di un gruppo più forte), perdendo, al tempo stesso, autonomia e controllo del territorio, fondamentale per questo tipo di banche. Dipendere da banca più forte voleva dire, al tempo stesso, finire sotto il controllo dei grandi gruppi e della stessa BCE. Sarebbe così andata a morire la finalità delle banche di credito cooperativo. Si trattava di una bozza di legge rivolta, o ancor peggio piegata, ai poteri forti e, proprio per questo, i ben informati ritenevano il destino delle piccole banche del territorio ormai ineluttabile. Il piatto delle BCC, in tempi di “fame” bancaria come quello attuale, è appetito da molti squali. La decisione di Conte, che ora dà più ossigeno e potere alle banche di credito cooperativo, ai loro soci (la vera forza di questi istituti) e ai risparmiatori, ha così sparigliato le carte. Sempre i soliti ben informati -che forse così ben informati non erano, visto che la loro previsione è naufragata- sostengono ora che il premier, ma soprattutto le menti economiche del governo, il ministro Tria e il sottosegretario Giorgetti, abbiano ascoltato in particolare l’appello di una neocostituita associazione: l’”Articolo 2 – Associazione per la cooperazione del credito”.
L’Articolo 2, i cui componenti appartengono per lo più a Chianti Banca, la prima banca di credito cooperativo in Toscana e la terza in Italia, hanno inviato nei giorni scorsi una lettera ai vertici governativi, chiedendo con forza di non far passare la legge che avrebbe riformato le BCC (la lettera è disponibile sul sito dell’associazione: www.associazionearticolo2.it ).
La partita è ancora aperta: il premier Conte sembra aver ascoltato i redattori della lettera e la concessione della proroga permetterà al ministro Tria e al sottosegretario Giorgetti di valutare al meglio tutti gli aspetti della vicenda. Gli interessi in ballo sono altissimi e chi per ora sembra aver perso, ICCREA, il gruppo bancario che doveva farla da padrone, fagocitando gran parte delle BCC, potrebbe mettere sul campo nuove forze e alleanze. Non è un caso, infatti, che, proprio nelle ultime ore, la BCE abbia autorizzato ICCREA a costituirsi come banca cooperativa. I tempi della decisione non possono essere casuali e, con un alto indice di probabilità, prevedevano, in contemporanea, il passaggio della legge di riforma delle BCC che non è poi avvenuto, facendo così saltare i piani di ICCREA.