
Un asse che nel contesto di un quadro economico sempre più complesso, di ricadute sociali sempre più profonde, in questa fase di graduale uscita dalla pandemia potrebbe consolidarsi ulteriormente, anche nella forma di assist reciproci
di Andrea Carli
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Un asse a due tra i Matteo della scena politica italiana, Renzi-Salvini, che si sviluppa in parallelo su più dossier. E che si manifesta in una marcatura sempre più stretta, asfissiante nei confronti del capo del Governo Giuseppe Conte. Un asse che si è sviluppato, per rimanere agli ultimi giorni, dalla proposta avanzata dalla ministra renziana Bellanova di impiegare chi percepisce il reddito di cittadinanza nella raccolta della frutta e verdura nei campi al pressing sul responsabile dello Sport Spadafora per riaprire il campionato di calcio.
I punti di convergenza
Interventi in scivolata sull’esecutivo promossi da un esponente della maggioranza e da uno dell’opposizione, entrambi critici nel confronti dell’operato di Conte, a cominciare dalle scelte compiute dal presidente del Consiglio nella gestione dell’emergenza sanitaria dettata dal coronavirus. Un asse che nel contesto di un quadro economico sempre più complesso, di ricadute sociali sempre più profonde, in questa fase di graduale uscita dalla pandemia potrebbe consolidarsi ulteriormente, anche nella forma di assist reciproci.
La partita sul calcio
Tra gli ultimi dossier in cui è emersa una linea politica convergente, quello della ripresa del campionato di calcio, con i due che sono entrati a gamba tesa contro il ministro Spadafora. «Stop al calcio se non ci saranno le condizioni», ha chiarito il pentastellato. Di qui, la replica dell’ex rottamatore: «Spadafora non si permetta di decidere, spetta alle Camere». Sulla stessa linea, sebbene l’altolà sia giunto dagli scranni dell’opposizione, il leader leghista: aprire a giugno o sarà un disastro e servirà un altro miliardo di aiuti, è la posizione di Salvini.
La tempesta su Bonafede
Sempre delle ultime ore è lo scontro tra il magistrato antimafia Nino Di Matteo e il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Bonafede non avrebbe nominato due anni fa Di Matteo a capo del Dap nel timore, ha fatto capire il pm, delle ripercussioni negative che questa scelta avrebbe avuto tra i boss della criminalità organizzata. I leghisti in Commissione antimafia hanno sollecitato un passo indietro del Guardasigilli, mentre l’ex presidente del Consiglio ha invocato «la verità, prima di parlare di mozioni di sfiducia», nel contesto di una vicenda che «rischia di essere il più grave scandalo giudiziario degli ultimi anni». Conte ha ribadito a Bonafede piena fiducia per il suo operato.
Dopo il lockdown, fare presto sulle riaperture
Ancora prima, la fase due della gestione dell’emergenza Covid-19 e i tempi della ripartenza: Renzi e Salvini hanno messo in evidenza, in più di un’occasione, la necessità di superare quanto prima il lockdown, così da venire incontro alle esigenze di chi è stato ed è travolto dalla crisi economica, a cominciare dal mondo produttivo.
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