Salvini al Viminale, Giorgetti sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Molteni alla Funzione Pubblica, Fontana agli Affari regionali, Centinaio al ‘Made in Italy’, l’assessore veneto Lanzarin alla Famiglia e un esponente della Lega alla Scuola
Roma – Secondo l’Agi, dovrebbe essere questa la proposta sui nomi da inserire al governo che la Lega ha consegnato al premier incaricato Conte. E nella ‘lista’ compare in neretto anche il nome di Paolo Savona per il dicastero di via XX settembre. Nel vertice di via Bellerio si è decisi di tirare dritto. Nessuna alternativa al nome dell’economista.
Attualmente il totoministri, sempre secondo l’agenzia, vedrebbe agli Esteri Luca Giansanti, all’Interno Matteo Salvini, agli Affari regionali Lorenzo Fontana, alla Famiglia Manuela Lanzarin, al Turismo, agricoltura e Made in Italy Gian Marco Centinaio, Luigi Di Maio confermato a Sviluppo e Lavoro, alla Difesa Elisabetta Trenta, alla Giustizia Alfonso Bonafede, alla Sanità Giulia Grillo, ai Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro e infine alla Funzione Pubblica Nicola Molteni.
“Non voteremo la fiducia a un governo – spiega uno dei ‘big’ del Carroccio – se dovessero arrivare dei veti“. “Passi indietro la Lega ne ha già fatti abbastanza: abbiamo già fatto tutto quello che potevamo fare. Non ne faccio una questione di nomi e cognomi ma di rispetto del voto degli italiani“, ha spiegato Salvini.
Poi ha rincarato la dose: “Non tratto più. O si parte o c’è il voto“. Il partito di via Bellerio ne fa una questione ormai di principio: “Non saremo servi di nessuno” è la linea. Ovvero non ci sarà’ “un ministero scelto dalla Germania“. Anche il Movimento 5 stelle è sulla stessa lunghezza d’onda. Di Maio non ha intenzione di smarcarsi e, secondo fonti parlamentari, neanche Conte che domani dovrebbe salire al Colle.
Non si esclude dunque che il professore possa non accettare l’incarico qualora permanesse una situazione di stallo. A sbloccare l’impasse potrebbe essere lo stesso Savona che sta riflettendo sul da farsi. Ovvero se fare un passo indietro oppure no.
“Stiamo lavorando“, ha spiegato Conte che è rimasto alla Camera dei deputati dove ha incontrato l’ambasciatore Luca Giansanti (in pole per la Farnesina) e sentito il presidente francese Emmanuel Macron.
Nelle mani del Quirinale. Salvini ha fatto sapere di aver sentito sia il premier incaricato che Di Maio, facendo capire quindi che c’è comunanza di vedute. La Lega quindi lascia al Colle la decisione se far partire oppure no il governo.
Dunque è ancora muro contro muro sul nome di Savona con il rischio quindi che l’esecutivo non possa avviare il suo lavoro. Anche Di Battista ha attaccato il Quirinale considerando “inaccettabili” veti politici. A sostenere la battaglia di Salvini su Savona è Giorgia Meloni che ha offerto l’aiuto per ribadire che “l’Italia è una nazione sovrana“.
Fdi e FI restano alla finestra ma l’ipotesi di un voto anticipato non viene più esclusa del tutto. Tanto che Berlusconi sta ragionando su come “rilanciare” la coalizione, ovvero – sempre se Salvini decidesse di rompere – vaglierà varie opzioni: dalla lista unica con Fdi e Carroccio a un soggetto politico nuovo, da un altro nome per Forza Italia alla possibilità di lanciare un nuovo leader azzurro e ritagliarsi il ruolo di ‘regista’.
La cautela di Forza Italia. Forza Italia però considera azzardato il braccio di ferro in corso e si appella alla responsabilità. Nessuna paura delle urne ma preoccupazione per la situazione economica. Con i ‘big’ azzurri che si interrogano sul motivo per il quale Salvini difenda l’ottantenne Savona e non abbia fatto altrettanto per Berlusconi. Nel caso di nuovo ricorso ai cittadini la coalizione si compatterebbe di nuovo, ma su nuove basi, ci tengono a far sapere i dirigenti azzurri. Ovvero non è assodato che Salvini possa essere il candidato premier. Ma per considerare scenari di questo tipo occorrerà aspettare il nuovo colloquio tra Conte e il Capo dello Stato.
L’asse M5s-Lega è convinto che il premier incaricato possa tenere il punto. C’è fiducia quindi nel giurista ma qualcuno in ogni caso si chiede quale sarà il suo margine di manovra. E soprattutto quale sarà la decisione del Colle che si è chiuso nel riserbo. Ovvero se deciderà di dare il via libera a Savona o se dovesse puntare su un piano B, ovvero se virare su un eventuale governo del Presidente.