La genesi è Tangentopoli. Quando prende piede l’idea che i politici scelti dai partiti siano per natura – anzi, per formazione – portati alla corruzione, al malaffare, al ladrocinio, al parassitarismo. Perciò, li hanno chiamati sanguisughe, avvoltoi, vampiri, spudorati. Fino al punto che essere parlamentare è diventata una vergogna da nascondere anche in famiglia, se necessario.
L’alternativa è stata immaginare che la classe politica sia sostituita con uomini scelti dalla società civile. I quali possono sia guadagnare di meno, sia essere in numero inferiore. Poiché, sia lo stipendio dei politici, sia il loro numero, non è determinato da esigenze pratiche della democrazia, ovvero l’autonomia e la rappresentatività del rappresentante del popolo, bensì dall’interesse del ceto politico.
Dal popolo dei fax, si è passati ai girotondi, sino ad arrivare all’uno vale uno dei nostri giorni. Ogni volta, è cresciuta la volgarità e l’intensità dei proclami, sino al “vaffanculo” puro e semplice. Il Partito democratico è sempre stato dall’altra parte. A differenza di uno dei suoi predecessori, il Pds, che invece credette di poter cavalcare l’onda anti politica di Tantentopoli. Mentre solo una parte del popolo e della classe dirigente piddina ha continuato a mobilitare questi umori. Mai vi aveva ceduto completamente, però, come sta avvenendo oggi. Peraltro, in nome di un’alleanza di governo giustificata dall’eccezionalità della situazione italiana. Non da una scelta strategica.
Così, nata per sbarrare la strada alla “deriva” salviniana, la maggioranza giallorossa rischia di aprire la strada alla deriva grillina. I segni si scorgono anche a livello locale, dove si sta sperimentando il paradigma della convergenza strutturale tra Pd e 5 stelle. In Umbria, la prima regione in cui si voterà, l’accordo si è trovato sulle parole d’ordine scritte da Luigi Di Maio in una lettera a La Nazione: «Le forze politiche facciano un passo indietro». Il Partito democratico ha detto subito sì. Sottoscrivendo l’idea che si possa fare politica senza politici. Nella convinzione che si possa democratizzare il vaffa. Dare un volto umano alla bestia anti politica. Sebbene, le statistiche dicano che, una volta entrati nelle fauci del mostro, non è così facile uscirne vivi.
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