Andare al voto? È una follia. Anzi, un suicidio. L’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi, ora fondatore di Italia Viva, ripete e ribadisce quanto espresso nell’ultima intervista su Repubblica: «È meglio che il governo non cada» dice Renzi. Ma «non è certo per paura», afferma. «E di cosa, poi?» chiede. «Noi siamo già pochi. Non abbiamo tanti parlamentari. Non siamo – insinua – come i grillini, che hanno solo da perdere».
E vira subito il timone: le questioni vere, sottolinea, sono altre. Gli Stati Uniti d’America, per esempio, e la sfida Donald Trump ed Elizabeth Warren, i due grandi populismi, e l’impatto che avrà su tutti i nostri dossier. «Perché non parliamo di queste cose? O della questione europea: qui ci sono i padri fondatori ma non i figli sognatori. E ancora: cosa faremo dopo la Brexit? L’Inghilterra potrà diventare come una nuova Singapore. Ma non solo: la rivoluzione dell’intelligenza artificiale. E poi Saudi Aramco, che si va a quotare. E insomma, in questo scenario in cui anche la politica, che deve dimenticare la strategia economica tenuta fino ad ora dalla Germania – conclude – il problema italiano è: “Renzi ha paura di andare a votare?”».
È il suo stile, certo. E se lo concede ogni volta che può. Poi spiega: «Andare a votare adesso significa far vincere la destra di Salvini. È una cosa masochista. C’è chi vuole suicidarsi, come il modello Waco – ma non lo suggerirei né a grillini né al Partito Democratico».
E questa manovra economica, che futuro al Paese consegna?
«Questo governo ha messo la museruola a un diktat proclamato da Matteo Salvini al Papeete ad agosto. Noi abbiamo fatto una operazione di igiene democratica». Anche perché «e qui dico anche una cosa a favore di Salvini, preparatevi: ricordiamoci cosa è successo questa estate. Nella Lega, ricordiamolo, i duri e puri volevano andare allo scontro. Salvini annuncia di voler andare da solo, fa capire di voler decidere lui chi sarà il presidente della Repubblica, l’unica garanzia vera del nostro sistema di check and balances». A questo punto, ma è storia nota, sono intervenuti loro: hanno creato l’alleanza, formato un nuovo governo, bloccato il leader della Lega. Le conseguenze? «L’Italia è tornata protagonista in Europa, abbiamo abbattuto il rischio dello spread».
E poi viene la stagione di Italia Viva
«La nascita di Italia Viva viene raccontata come una fuga. E invece è una storia nuova ma già importante nella vita politica italiana. Tanto che ha già avuto effetti perfino su Salvini – e qui dirò quella cosa a favore che ho promesso. Il mio omonimo è una persona intelligente, ha capito che la sua posizione assunta nell’estate per lui è solo disastrosa e sta cambiando. Ha fatto i conti e sa che non ci saranno le elezioni. E allora insegue un nuovo elettorato, più moderato, più responsabile, più europeista». E se lo fa, sostiene Renzi, «è perché da quest’estate a oggi è nata Italia Viva, che va proprio in quella direzione».
E cominciano le previsioni. «Vedrete che a destra qualcosa comincerà a muoversi. Noi di Italia Viva cresceremo. E gli altri, anche i leghisti, ci temono. Sanno che qui c’è un popolo, che crescerà, sarà sempre più forte e sarà capace di vincere la battaglia dell’agenda setting del 2020. E si aprirà ad esperienze diverse, di destra o sinistra, ed emulerà ciò che ha fatto Macron. Lo dico perché lo vedo. Al momento «la conversione moderata di Salvini è fatta soltanto di parole, è evidente. Ma è il segno che le cose stanno cambiando». E la conferma è data dalla crisi dei grillini («arriveranno al 2023?»). Del resto, la politica corre veloce: «Negli ultimi due anni è cambiato tutto, nei prossimi tre cambierà di più. E Salvini noi lo sconfiggeremo».
Il cambiamento è visibile anche se si usa uno sguardo globale. «Il presidente francese Emmanuel Macron ha detto che la Nato è in una fase di morte cerebrale. Una frase del genere è di sapore sovietico». Non solo: «Adesso, 30 dopo la caduta del Muro di Berlino, l’Europa è il continente dei muri». Tutto ribolle, cambia, si modifica in fretta, anche le alleanze. «Quello che dice il presidente francese è chiaro: è una vergogna che la Turchia sia entrata in Siria per colpire quelli che ci hanno difeso e salvato. Con il benestare degli Stati Uniti di Trump».
Tornando in Italia, il governo reggerà il voto delle prossime elezioni regionali?
«Le regionali sono regionali, non sondaggi. Se però ci sarà una crisi di governo dopo il voto, allora abbiamo un libretto di istruzioni che si chiama Costituzione che ci detta le regole da seguire. In ogni caso, il voto dipende da altre fattori. Ad esempio, se il governatore ha fatto bene. Se è stato un buon amministratore. Non se sarà l’ago della bilancia sulla vita di un governo. Le due questioni vanno tenute separate. Ciò non toglie che se fossi emiliano voterei, senza il minimo dubbio, per Bonaccini, perché è bravo e non per altre oscure ragioni».
Ma come si fa a far crescere l’Italia?
«A febbraio noi di Italia Viva faremo un grande incontro per fare il punto sulla questione. La nostra posizione comunque è semplice. I soldi ci sono, siamo pieni. Il problema è che sono bloccati. Di sicuro vanno usati bene e non impiegati in misure assurde. Per capirsi, non con Quota 100, che è un’idiozia.
(Applausi)
E ho fatto di tutto per spiegarlo a Salvini. Anche se sotto questo aspetto il Reddito di cittadinanza è molto più diseducativo. Il problema è che, di fronte a queste questioni, Salvini non è serio. Punta a essere simpatico. Ma ci prende solo in giro sia sui dati che nella comunicazione. Io preferisco essere antipatico ma competente».
Tornando al patto del Nazareno: ha rimpianti o nostalgie?
«Berlusconi non ha mai votato il suo governo. Per Letta, Gentiloni sì, ma mai per il mio. Avevamo fatto un accordo che, a mio avviso, avrebbe fatto bene a tutti: sia a noi che a Berlusconi. E al Paese. Ormai è passato, ed è saltato per questioni che in quel patto non c’erano nemmeno. È evidente che in me c’è amarezza. Perché a palazzo Chigi si può tornare, ma al referendum no.
E il rimpianto è per la riforma costituzionale.
Se fosse passata, avremmo avuto una forza pazzesca in Europa. Eppure i professori, i costituzionalisti, avevano detto che ci sarebbe stata una deriva costituzionale.. quegli stessi professori hanno qualcosa da dire adesso? L’unica persona che è riuscita a dire che adesso fanno proprio quello che hanno impedito di fare a me è stata Raffaella Carrà. Ci vede meglio lei di tanti costituzionalisti».
E su Mara Carfagna? La aspetta in Italia Viva?
«Io so che una parte significativa di chi ha creduto nei valori di Forza Italia non si riconoscerà in Matteo Salvini. Ci sono sindaci che fanno benissimo il loro lavoro e che, proprio per questo, non possono stare in un disegno sovranista. Nemmeno nella nuova versione annacquata che Salvini sta apparecchiando per competere con noi di Italia Viva. C’è un centrodestra che non si identifica con Casapound, con l’antisemitismo, contro Liliana Segre.
Per questo credo che la vera sfida di Italia Viva è sapersi contaminare. Se riesce ad allargarsi, potrà accogliere quelle persone che hanno un orizzonte comune di fronte ai rispettivi estremismi. Ci sono parlamentari di Forza Italia che stanno riflettendo. E già nei prossimi giorni potranno meditare su una adesione a Italia Viva. Noi non tiriamo Mara Carfagna per la giacchetta. Il nostro obiettivo è fare una rivoluzione della politica. Gli altri decideranno. Per me, è finito il ruolo di attaccante. Io ora gioco a centrocampo».
Ma il campo da gioco cambierà? Rimarrà quello della sinistra?
«Io sono sempre lo stesso Matteo Renzi, quello che è cresciuto con il mito di Bobby Kennedy. Non solo, sono cattolico, ma ho firmato leggi sui diritti civili. Nutro ancora il sogno dei dem americani, Clinton, Obama, Tony Blair, quello della terza via. Che non è esaurito, come dicono in tanti. Io sono questo, insomma. Credo in questo. E Italia Viva sarà questo, cioè un organismo che accoglie e dà spazio a persone che vengono da esperienze diverse e hanno un progetto comune, con principi come questi».
Ma cosa vi caratterizzerà?
Piccola premessa: l’importante per noi è far capire che i voti noi li portiamo, non li togliamo. Perché si muovono, perché c’è mobilità nell’elettorato. Non esistono voti che sono tuoi. In molti casi un voto vale come un like. Oggi il consenso muta in modo immediato. Ecco, in questo contesto la nostra vera forza, quella che dovremo avere, sarà di resistere alle dinamiche del consenso da social network. Ci riconoscerete da questo. Non cercheremo di fare i piacioni. E per questo, insieme a noi, ci saranno anche persone dal centrodestra».
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