Ombre ma anche luci a Pavia sul fronte del lavoro. Il ricambio generazionale è al palo e la struttura della popolazione attiva è in forte squilibrio: considerando quest’ultima, infatti, per ogni 156 senior ci sono 100 junior. Il quadro del collocamento non è però negativo: nel 2022 il tasso di occupazione giovanile 25-34 anni è aumentato del 7 per cento, quello della fascia 15-24 anni del 4 per cento. Il comparto agricolo, quello industriale competitivo, il settore terziario e infine quello pubblico più sviluppati sono gli ambiti in cui a livello provinciale i nuovi lavoratori troveranno maggiori opportunità di impiego: la trasformazione digitale in corso, sia nel settore privato che in quello pubblico, favorirà la creazione di professioni altamente specializzate.
È quanto emerge dai dati Istat diffusi oggi nel corso dell’evento “LM Day: PaNDA2023”, destinato agli sbocchi professionali degli studenti dei corsi di laurea magistrale e organizzato dal dipartimento di Scienze politiche e Sociali dell’Università di Pavia diretto dalla professoressa Silvia Figini. In apertura dell’incontro, promosso nell’anno di Pavia capitale della cultura d’impresa, il videomessaggio del ministro per la Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo e l’intervento dell’assessore all’Università, Ricerca, Innovazione di Regione Lombardia Alessandro Fermi. Presenti per l’Istituto di ricerca Giulia De Candia e Flavio Verrecchia dell’ufficio territoriale Area Nord-Ovest, e Sabrina Stoppiello del Servizio Statistiche strutturali sulle imprese, istituzioni pubbliche e non-profit. Tra gli interventi anche quelli di Assolombarda, Eni, Hunters Group e MIND.
Se il quadro demografico segnala i fenomeni concomitanti dell’inverno demografico e dell’allungamento della speranza di vita di quasi 20 anni avvenuto dal dopoguerra a oggi, dall’altro evidenzia il rapporto generazionale squilibrato tra chi sta per andare in pensione e chi sta per entrare nel mondo del lavoro. A livello della provincia pavese, infatti, il confronto tra la fascia di popolazione di età compresa tra i 60 e i 64 anni e quella che ha tra i 15 e i 19 anni mostra la presenza di molte più unità anziane di popolazione attiva: nel 2022 l’indice di ricambio della popolazione attiva è stato di 159 punti percentuali. Considerando l’Italia, l’indice di ricambio si è attestato a 141 punti percentuali. A Pavia, a fronte di 159 lavoratori senior ci sono 100 lavoratori junior: in Italia, a fronte di 141 lavoratori senior ci sono 100 lavoratori junior. Significa, dunque, che la popolazione in età lavorativa ha una grande seniority. Un altro dato significativo riguarda l’indice di struttura della popolazione attiva: il rapporto percentuale tra quella in età lavorativa più senior (40-64 anni) e quella più giovane (15-39 anni) nella provincia pavese è di 156 punti percentuali. Il dato scende a 143 punti percentuali in Italia.
Gli effetti dell’accelerazione della transizione digitale a partire dalla crisi pandemica si sono dimostrati pervasivi in tutti i comparti dell’economia e aree territoriali. Tuttavia, non emerge solo la necessità di nuove figure professionali, ma queste si aggiungono alle più tradizionali, da sostituire in un mercato del lavoro che invecchia. Infatti, l’altra faccia della medaglia dell’assenza di ricambio generazionale e della struttura della popolazione attiva sbilanciata verso i senior è rappresentata dalle opportunità occupazionali per i giovanissimi e per i giovani. Significativo è il fatto che la fascia 25-34 anni ha raggiunto nel 2022 il 76 per cento di occupazione, 10 punti percentuali in più rispetto al tasso di occupazione della fascia 15-64 anni: secondo l’Istat, il tasso di occupazione dei laureati della fascia 30-34 è di oltre 12 punti più elevato rispetto a quello dei diplomati. Uscendo dal lavoro più senior, infatti, gli junior si troveranno ad avere maggiori possibilità di scelta rispetto alla generazione dei Baby boomers o alla Generazione X.
Nel 2022 il tasso di occupazione giovanile per la fascia 15-24 anni è cresciuto del 4 per cento rispetto al 2021: ripresa maggiore si è verificata per la fascia 25-34 anni, dove è stata pari al 7 per cento. «Dopo un lungo periodo, in cui gli indici di ricambio e di struttura della popolazione in età lavorativa non sembravano offrire occasioni ai giovani sotto il profilo dell’occupazione, la provincia pavese assieme al resto del Paese sembra essere giunto a un punto di svolta», commenta la professoressa Figini, direttrice del dipartimento di Scienze politiche e Sociali dell’Università di Pavia.
In particolare, a livello pavese, il numero di lavoratori previsti in entrata nel 2022 nel solo comparto delle imprese è aumentato significativamente dell’8 per cento. Tra i diversi fattori, ci sono proprio gli effetti generazionali di ricambio della popolazione attiva. Nonostante le imprese mantengano la tendenza a preferire i lavoratori giovani, si nota una crescente difficoltà nel trovare i profili ricercati: tutto questo riguarda il 48 per cento delle nuove assunzioni.
Infine, ma non in ultimo, emerge la resilienza dell’economia pavese a eventi esogeni come quelli pandemici. I comparti agricoli e industriali competitivi assieme al settore terziario e pubblico sviluppato rappresentano i punti di forza del territorio. In effetti, la contabilità nazionale mostra come l’economia della provincia di Pavia presenti una produttività maggiore rispetto a quella nazionale. Si registrano, infatti, rapporti di produttività maggiori rispetto al resto d’Italia anche per specializzazioni settoriali tradizionali come l’agricoltura e le attività manifatturiere, ma anche terziarie (attività immobiliari, finanziarie e assicurative). Sia in termini di valore aggiunto che di occupazione la maggiore specializzazione si registra nei comparti dell’amministrazione pubblica, dell’istruzione, della sanità e dell’assistenza sociale.
«Il disallineamento che in Italia esiste tra il mondo della scuola e il mondo del lavoro – commenta l’assessore regionale Alessandro Fermi – è un mio ‘pallino’ e penso che la politica sia chiamata a trovare una soluzione per colmare questo gap, di modo che la scuola cominci davvero a formare persone che siano pronte a entrare nel mondo del lavoro, quindi con competenze che il mondo del lavoro richiede. L’offerta magistrale che l’Università di Pavia propone agli studenti è di altissimo profilo, quindi facilmente spendibile, e oltretutto integra spesso al percorso di studi base anche un tirocinio o uno stage in un’azienda. Ecco, credo che questo sia un ottimo esempio da seguire: mettere in relazione il mondo della scuola e quello del lavoro portando direttamente gli studenti nelle aziende».
«Tra i profili dei laureati, le figure più ricercate dalle imprese pavesi sono gli specialisti in ingegneria con quasi 300 annunci nell’ultimo anno – commenta Davide Ballabio, direttore dell’area del sistema formativo e del capitale umano di Assolombarda –. Significativa è anche la richiesta di sviluppatori di soluzioni software e di specialisti nell’ambito della pubblicità e del marketing. Guardando in prospettiva, i dati Excelsior sui programmi di assunzione delle imprese evidenziano come le maggiori difficoltà di reperimento riguardino le figure tecniche (57,3 per cento dei candidati sono introvabili, con punte del 71,5 per cento per i tecnici della salute) e le figure operative (55 per cento con oltre il 70 per cento per i meccanici riparatori e l’85 per cento per figure specialistiche in campo edile); più della metà dei candidati è di difficile reperimento anche per manager e specialisti (50,5 per cento). All’interno di questo aggregato, i più “introvabili” sono gli specialisti in scienze della vita (70,8 per cento), profili fondamentali nella filiera della salute così importante per l’economia pavese».
«Anche per i professionisti qualificati più giovani e per i neolaureati – precisa Joelle Gallesi, managing director di Hunters Group, società di ricerca e selezione di personale qualificato – il mercato del lavoro è dinamico. La maggior parte delle richieste, in questo momento, si concentra nell’ambito dell’automotive, automazione, efficientamento energetico. Tra le figure più ricercate troviamo chi sa analizzare e interpretare in maniera approfondita la grande quantità di dati che ogni azienda produce e gestisce (come i data manager e data analyst) e quelle operanti nel comparto delle nuove energie (e-mobility soprattutto), ma anche i responsabili della logistica, esperti di digital marketing, specialisti di aree commerciali (sales development representative, back office commerciali) o di tutto ciò che è legato agli adempimenti del GDPR e alla contrattualistica sulla privacy».
«L’invecchiamento della popolazione in età lavorativa – tira le somme la professoressa Figini – apre la strada a nuovi scenari con opportunità occupazionali. L’industria, il terziario e il terziario avanzato, sia nel settore pubblico che privato, offrono, insieme al settore del non profit, diverse opportunità professionali: infatti, in questi ambiti si registrano le entrate più consistenti di nuove figure e in sostituzione di coloro che vanno in pensione».