L’export dell’agroalimentare marchigiano in controtendenza rispetto al dato positivo nazionale. Se il Made in Italy del Belpaese fa segnare un +1,9%, quello relativo alla nostra regione subisce una battuta d’arresto. Un settore da circa 410 milioni di euro ma il conto finale, secondo una rielaborazione di Coldiretti Marche su dati Istat, è di 12,6 milioni di euro in meno (-3%) rispetto al 2019. Una battuta d’arresto che arriva dopo tre anni di crescita: l’ultimo segno meno risale al 2017, l’anno del post terremoto. A pesare sono state le difficoltà negli scambi commerciali e il lockdown che ha colpito tutti i continenti, penalizzando soprattutto il canale horeca con i ristoranti, principale mercato di sbocco delle bottiglie di vino marchigiano. E infatti, proprio il settore enologico ha perso quasi 9 milioni di euro (-14,5%) mentre meglio è andata alla pasta (+20%, superati i 20 milioni di euro di valore degli scambi). Male anche l’olio extravergine di oliva (-26%) e l’ortofrutta lavorato e conservato (-3,7%). Poco più della metà delle esportazioni marchigiane sono indirizzate verso il mercato interno dell’Unione Europea dove ha tenuto la Germania (+4%) ma sono calati gli scambi, ad esempio, con la Francia (-9,5%), l’Olanda (-7%) e la Svezia (-17%). “La nostra regione è culla di eccellenze agroalimentari e oltre alla pandemia è spesso penalizzata rispetto agli altri territori dalla poca visibilità – spiega Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche – senza contare i ritardi infrastrutturali che si traducono in perdita di redditività per le aziende. Per far tornare la crescita del Made in Marche occorre anche agire su questi ritardi e sbloccare le opere per collegare meglio la nostra regione con il resto del mondo. Questo è uno dei punti più importanti che abbiamo chiesto al nuovo governo regionale per colmare il divario con le altre regioni e dare sostegno alle aziende già provate dalla crisi, poi dal terremoto e ora dal Covid”.