Palermo, 30 aprile 2022 – “Il quarantesimo anniversario della morte per mano mafiosa di Pio La Torre e di Rosario Di Salvo ci ricorda il loro significativo esempio di impegno civico, per le generazioni presenti e future. Il consolidamento della cultura della legalità esige il coinvolgimento dei giovani in iniziative che tendono a mantenere viva la memoria dei valori di chi ha pagato con la propria vita la testimonianza prestata per la difesa di radici essenziali della Repubblica, per la difesa della libertà e della giustizia.” È questo il messaggio del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, inviato oggi al centro Pio La Torre che ha aperto la manifestazione di ricordo nel cortile Maqueda di Palazzo Reale, a Palermo, lì dove La Torre è stato deputato regionale. Il Presidente ha poi espresso “apprezzamento nei riguardi del Progetto educativo antimafia e antiviolenza, contributo al radicamento di una ferma coscienza collettiva contraria a ogni forma di sopraffazione”.
Tanti i saluti istituzioni e i ricordi personali di chi è tornato sulla ferita inferta alla Sicilia quel 30 aprile del 1982. A partire da quello della presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati: “Ancora oggi, la legge 646 del 1982, approvata dal Parlamento sulla base della iniziativa dell’onorevole Pio La Torre, costituisce una pietra angolare nella lotta alla mafia e alla criminalità organizzata. Su quell’impegno si consolida la forza identitaria di un popolo che crede fermamente nella legalità e nella giustizia e ne fa valori da difendere ogni giorno: cardini di una società sempre più libera dalla criminalità e dalla violenza”. “La mafia può e deve essere piegata e sconfitta – ha detto Roberto Fico, presidente della Camera dei deputati – In gioco non ci sono solo beni e capitali, ma principalmente la fiducia di poter gettare le basi di una società realmente libera e democratica, capace di vanificare i tentativi della criminalità organizzata di insinuarsi nelle maglie più deboli della società”.
“L’eredità e la memoria di pio La Torre sono vive e forti qui a New York”, ha detto l’ambasciatore Maurizio Massari, rappresentante permanente dell’Italia all’Onu, esprimendo anche “Gratitudine al centro studi Pio La Torre, la cui meritoria azione è testimoniata dal suo status consultivo al Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite, di cui l’Italia è attualmente membro per il 2022-2024”. Cardine della manifestazione di ricordo del 30 aprile è il progetto educativo antimafia che ha coinvolto quest’anno oltre 600 scuole e 17 carceri da Nord a Sud Italia. Un’importanza sottolineata dal ministro all’Istruzione Patrizio Bianchi: “La scuola, battito della comunità, promuove i principi costituzionali della legalità, della solidarietà, della libertà e della democrazia”. Sul podio dei vincitori per il bando di concorso “Nel nome di Pio La Torre, 40 anni dopo, rinnovato impegno”, si sono classificati, al primo posto: il Liceo Ciceri di Como, al secondo il liceo Sciascia/Fermi di Sant’Agata Militello (Me), e al terzo l’istituto Cascino di Palermo. Agli studenti si è rivolto il segretario del Pd, Enrico Letta: “Pensate a Pio e a Rosario non come a dei miti, ma come persone in carne ed ossa, che hanno fatto il loro dovere fino in fondo, senza mai voltarsi dall’altra parte”.
Tra i rappresentanti delle autorità e delle istituzioni presenti oggi c’erano Patrizia Monterosso, presidente della Fondazione Federico II, il questore, Leopoldo Laricchia, il sindaco, Leoluca Orlando, l’eurodeputata Caterina Chinnici, il segretario generale Cgil, Alfio Mannino, il segretario generale Cisl Palermo Trapani Leonardo La Piana. In rappresentanza del presidente Musumeci, (“Indelebile il lascito morale di La Torre”, ha dichiarato), è intervenuto il vicepresidente Gaetano Armao: “Il 23 aprile 1964 Pio La Torre interveniva pesantemente sul sacco di Palermo – ha ricordato – sulle speculazioni frutto di un coacervo di interessi politico mafiosi di tanta borghesia e nobiltà palermitana, facendo nomi e cognomi. La libertà che La Torre pensava per i siciliani deve passare per un riscatto che non porti più a quel consenso”.
“È la seconda volta che Pio La Torre viene ricordato all’Ars – ha detto il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè – Quattro anni fa, Vito Lo Monaco mi chiese di commemorarlo qui. Per me fu importante, perché fino a quel momento Palazzo dei Normanni veniva considerato come il ‘palazzo del malaffare’. Oggi siamo al quinto anno della legislatura e sono felice di dire che quel cambiamento auspicato anche da Emanuele Macaluso nel 2019, e per cui tanti hanno pagato negli anni con la vita, c’è stato”.
“Il modo in cui vissero questo persone è la ragione per cui morirono – ha dichiarato Claudio Fava, presidente commissione regionale antimafia – La Torre Ci ha lasciato una legge preziosa che ci invidia tutto il mondo, che toglie ossigeno alle mafie. Grazie a questa legge oggi in Sicilia abbiamo 1600 aziende confiscate”. In prima linea nel contrasto sul territorio la prefettura, come ha ricordato il prefetto di Palermo, Giuseppe Forlani: “La prefettura ha la responsabilità quotidiana di dare attuazione alla normativa introdotta con la Rognoni-La Torre, anche in termini di prevenzione antimafia. È un fronte estremamente complesso che con il codice antimafia è più soggetto a interventi di adeguamento, perché prima frontiera nella lotta ai tentativi della mafia di occupare degli spazi e delle risorse pubblici. Il centro Pio La Torre in questo è stato un punto di riferimento consentendo di approfondire molti temi”.
“Tra i meriti di Pio La Torre c’è quello di aver contribuito al passaggio da un’antimafia di classe ad un’antimafia trasversale tra le classi – ha detto il presidente del centro, Vito Lo Monaco – Il nodo, non ancora rescisso, tra la mafia e parte della classe dirigente del Paese è la domanda che oggi giriamo alla classe attuale, in un momento di grave crisi come quello attuale, con nuovi varchi offerti alle infiltrazioni criminali dopo la pandemia e con la guerra alle porte dell’Europa. Pio La Torre diceva che la mafia è un fenomeno afferente alla classe dirigente e una parte di questa continua ad autorizzare questo potere; per questo il nostro lavoro nelle scuole e il riconoscimento avuto dall’Onu è il seme che vogliamo lasciare ai più giovani.
Commosso il ricordo dei figli di La Torre e Di Salvo: “Rosario e Pio ci hanno consegnato i presupposti per fare dell’Italia un Paese migliore e 40 anni dopo l’Italia è il Paese dell’antimafia – ha detto Franco La Torre – Mio padre amava dire che la lotta contro la mafia era parte della difesa della democrazia, perché si è contro la mafia se si ha a cuore la Costituzione, poiché quel sistema politico-mafioso fa strame dei diritti fondamentali. “Entrambi sapevano di essere un bersaglio, erano quasi indifesi nei confronti della mafia – ha detto Tiziana Di Salvo – Oggi vorrei ringraziare tutti per essere qui, il centro Pio la Torre, Vito Lo Monaco, le autorità, ma soprattutto i giovani, il futuro è sulle vostre gambe”.