Nel buio degli abissi oceanici è stata scoperta una specie di pesci dalla supervista: si chiama ‘spinosa d’argento’ vive a 1.500 metri di profondità e grazie al suo sistema visivo, il primo del genere mai scoperto, riesce a vedere i colori anche nell’oscurità più fitta.
Pesci di profondità dalla supervista. Dall’alto: Diretmus argenteus, Stylephorus chordatus, Benthosema sp (fonte: Pavel Riha, Univestiry of South Bohemia, Ceske Budejovice)
Potrebbe essere un’arma di sopravvivenza sviluppata dall’evoluzione per vedere potenziali predatori e prede. La scoperta, pubblicata sulla rivista Science, si deve al gruppo dell’università svizzera di Basilea coordinato da Walter Salzburger.
Un pesce lanterna (fonte: Zuzana Musilova, Charles University)
Questa specie è un eccezione per gli abissi, che è un mondo “molto monocromatico, dove la maggior parte dei pesci vede solo il colore blu”, ha detto Fanny de Busserolles, dell’università australiana del Queensland. Scoprire la supervista è stato possibile analizzando il Dna di 101 pesci che vivono tra 200 e 1.500 metri di profondità. Dall’analisi è emerso che la spinosa d’argento (Diretmus argenteus) possiede ben 38 geni collegati alla vista, in particolare alle proteine della retina che catturano la luce, chiamate fotorecettori e responsabili della visione a colori.
Un pesce di profondità con grandi denti che usa per afferrare le prede. L’organello color porpora sotto l’occhio è uno dei suoi organi di senso (fonti: Wen-Sung Chung, University of Queensland)
“I vertebrati riescono a vedere grazie a due tipi di fotorecettori, i coni e i bastoncelli”, ha detto Fabio Cortesi, dell’università del Queensland. “I coni – ha aggiunto – sono usati in condizioni di luce intensa, mentre i bastoncelli sono utilizzati in condizioni di scarsa luminosità”. Grazie a una simulazione al computer i ricercatori hanno dimostrato che nella spinosa d’argento le proteine prodotte da questi geni si sono specializzate per rilevare, ciascuna, un tipo specifico di lunghezza d’onda della luce.
Il pesce Myctophidae, i cui organi luminosi distinguono i maschi dalle femmine (fonte: Wen-Sung Chung, University of Queensland)
Le proteine coprono esattamente la gamma di lunghezze d’onda della luce prodotta dagli organismi fluorescenti che vivono nelle acque profonde. Per questa ragione gli studiosi ipotizzano che la supervista di questo pesce si sia evoluta per una questione di sopravvivenza. Gli organismi fluorescenti sono infatti di diversi colori e “per sopravvivere laggiù – ha concluso Cortesi – bisogna decidere rapidamente se si ha davanti un potenziale predatore o una potenziale preda”.
Un pesce di profondità con barbigli che emettono luce (fonte: Wen-Sung Chung, University of Queensland)