La scienza non ha limiti, e questa iinvezione ne è la prova. Piccolissimi robot delle dimensioni di un insetto sarebbero in grado di sostituire, almeno in parte, la funzione svolta dagli insetti impollinatori, a serio rischio estinzione.
La popolazione delle api, e dei calabroni, si sta estinguendo in varie parti del mondo. Le ragioni di questo fenomeno non sono ancora ben chiare, anche se l’uso di pesticidi sui terreni agricoli potrebbe essere una delle cause. Così per ovviare al problema, un gruppo di scienziati sta sperimentando delle alternative, tra cui droni che volano di fiore in fiore per spargere il polline.
L’ultimo esperimento arriva dal Giappone dove un team di ricercatori del National Institute of Advanced Industrial Science, a Tsukuba, stava cercando nuove applicazioni per una sostanza appiccicosa chiamata gel liquido ionico che ha delle insolite proprietà fisiche. I ricercatori, per creare il loro impollinatore artificiale, hanno comprato alcuni droni da 100 dollari su Amazon, hanno – in modo molto artigianale – attaccato con dello scotch un po’ di crina di cavallo sotto al dispositivo “volante” e l’hanno cosparsa di questo gel. I droni sono riusciti a prelevare e poi a rilasciare i granuli di polline.
I ricercatori hanno fatto volato i droni prima contro le parti maschili di un giglio giapponese e poi su quelle femminili. È la prima volta che un drone impollina un fiore, spiega Eijiro Miyako, responsabile del progetto. L’invenzione non è ancora in grado di sostituire api e calabroni, secondo Joe Traynor, un apicoltore della California. L’industria delle mandorle nel solo stato della California richiede 1,8 milioni di alveari che contengono circa 35 miliardi di api per impollinare 900mila acri di alberi e circa tre trilioni di fiori. «Non vedo alcuna tecnologia che potrebbe sostituire le api», dice Traynor. Le api, tantissime api, sono necessarie per l’impollinazione, ma se il loro numero dovesse ridursi ulteriormente, continua Traynor, avremmo bisogno di alternative, e alla svelta. In alcune zone della Cina, per esempio, le api sono completamente scomparse, e i frutteti sono già impollinati a mano da operai che si arrampicano sugli alberi con lunghi pennelli a trattare ogni fiore.
I ricercatori della Harvard University hanno introdotto il primo RoboBee nel 2013. All’epoca, il robot delle dimensioni di un’ape poteva soltanto volare, restando sospeso a mezz’aria quando collegato a una fonte di corrente ma da allora si è evoluto. Oggi, il RoboBee può anche posarsi sulle superfici, nuotare sott’acqua, tuffarsi e riemergere dall’acqua. Si crede che queste RoboBee possano presto impollinare artificialmente i campi coltivati: uno sviluppo che consentirebbe di controbilanciare il calo annuale del numero delle api che si è registrato nel corso degli ultimi vent’anni. Anche se le api di Harvard riescono a eseguire molti trucchi, non possono ancora essere controllate a distanza. Le api robotiche descritte nel brevetto di Walmart, però, avrebbero questa capacità, oltre all’abilità di individuare automaticamente il polline. Potendo così in teoria in futuro uscire dai laboratori per andare a lavorare in un’azienda agricola.
“Se un giorno le api dovessero scomparire, all’uomo resterebbero soltanto quattro anni di vita“. Queste parole dall’apparente insensatezza sono state pronunciate niente meno che da Albert Einstein, il genio della fisica e della matematica intendeva infatti farci capire l’importanza che questi insetti rivestono della sopravvivenza delle specie animali, compreso naturalmente la nostra. Senza impollinazione niente riproduzione delle piante e niente frutti, di conseguenza niente cibo per le specie erbivore e per noi.