Alla vigilia dell’assemblea dei soci di ENI, attiviste e attivisti di Greenpeace sono in azione da questa mattina a Roma, di fronte al quartier generale del colosso petrolifero italiano, per svelare il bluff dell’azienda che punta sul greenwashing per continuare a estrarre e bruciare impunemente gas fossile e petrolio. Sul laghetto antistante il palazzo di ENI è stata collocata la riproduzione galleggiante di un iceberg che si scioglie, a testimonianza dei drammatici impatti dell’emergenza climatica. Un gruppo di attiviste e attivisti in kayak ha aperto degli striscioni, mentre altri otto attivisti di Greenpeace sono stati fermati dalla polizia mentre cercavano di iniziare la scalata al grattacielo dove ha sede l’ENI.
«ENI è campione di greenwashing, cerca di proporsi agli occhi della collettività come una realtà attenta all’ambiente, mentre invece punta a incrementare l’estrazione di petrolio e gas almeno fino al 2024», dichiara Alessandro Giannì, Direttore delle Campagne di Greenpeace Italia. «Lo confermano gli stessi investimenti programmati dall’azienda, che per il 65% verteranno sui combustibili fossili. Il 20% del capitale andrà in investimenti che per l’azienda sono “green”, ma che includono, oltre le rinnovabili, anche attività dannose per il clima, come bioraffinerie e settore retail gas & power. A energie pulite come solare ed eolico Eni destina dunque solo le briciole. Ciliegina amara sulla torta sono infine gli obiettivi di riduzione delle emissioni: mentre gli scienziati avvertono che si dovrebbe fare ogni sforzo per ridurre le emissioni entro il 2030, ENI intende rimandare ben oltre questa data il taglio della gran parte delle proprie emissioni, limitandosi a una riduzione di appena il 25% in questo decennio decisivo per le sorti del Pianeta».
Greenpeace Italia contesta all’azienda di nascondersi dietro a obiettivi di lungo periodo per non fare nulla o quasi nell’immediato. L’associazione ambientalista, che in queste ore ha pubblicato un’analisi del piano industriale 2021-2024 di ENI, punta anche il dito contro le “false soluzioni” promosse da ENI, come la cattura e lo stoccaggio della CO2 (CCS) e i progetti di conservazione delle foreste nell’ambito del sistema REDD+.
«ENI afferma di voler arrivare nel 2050 a emissioni nette zero, ma purtroppo ciò non significa, come invece si potrebbe pensare, che rinuncerà ai combustibili fossili», continua Giannì. «L’azienda, infatti, continuerà a estrarre petrolio nel medio periodo, e gas fossile fino a ben oltre il 2050, puntando su progetti di compensazione di dubbia efficacia che ricordano il gioco delle tre carte. Non c’è alternativa: se davvero vogliamo evitare gli impatti più gravi della crisi climatica e salvare milioni di vite umane, occorre abbandonare gradualmente, ma in fretta, gas e petrolio e investire nelle rinnovabili», conclude.
A manifestare insieme a Greenpeace contro le politiche climatiche di ENI saranno presenti anche altre organizzazioni che hanno a cuore il destino del clima e del Pianeta, come Fridays for Future, Extinction Rebellion Italia, Rise UP 4 for Climate Justice e “NOalCCS- Il futuro non si stocca”. Nella giornata di domani, infatti, si terranno manifestazioni e presidi in tutta Italia – da Roma a Ravenna, passando per Napoli e Torino – per chiedere all’azienda di smetterla con il greenwashing e puntare con serietà su una vera svolta verde.