Dal 2 al 3 giugno torna la festa dei piccoli comuni con eventi e visite guidate in tutta la penisola. Storie virtuose di alcuni piccoli comuni che stanno contrastando lo spopolamento e l’abbandono delle aree interne.
Un viaggio attraverso dieci esperienze virtuose e idee di cambiamento per raccontare l’altra Italia, quella dei piccoli borghi italiani, sotto i 5 mila abitanti, che lottano contro il fenomeno dello spopolamento e del disagio insediativo e che hanno deciso di scommettere su innovazione, sostenibilità, salvaguardia dell’ambiente, accoglienza, integrazione ma anche su un radicale ripensamento dei servizi per la cittadinanza. Storie spesso poco conosciute, nate su iniziativa di singoli cittadini, associazioni, cooperative o enti locali con l’intento di dare un nuovo futuro a questi territori, e che lentamente stanno producendo piccoli ma importanti cambiamenti per molti borghi italiani. A loro Legambiente dedica “Scatti di futuro. Viaggio nell’Italia dei piccoli comuni che innova”, un report che ben racconta, attraverso dieci buone pratiche, la voglia di mettersi in gioco di alcuni borghi che credono in un nuovo rinascimento territoriale. C’è chi scommette sull’agricoltura sociale, l’economia circolare e il recupero di terre e boschi, chi investe nell’architettura ecosostenibile, chi punta sull’innovazione e l’efficienza energetica, chi sull’accoglienza e l’integrazione sociale.
Qualche esempio? Nel cuore del Parco del Pollino, a San Lorenzo Bellizzi, in provincia di Cosenza, dove da anni la comunità locale formata da 660 abitanti ha puntato sul fotovoltaico, cedendo gratuitamente alcuni terreni alle cooperative agricole locali e consentendo l’installazione sulle serre di pannelli per una potenza di 15 megawatt. Dalle Dolomiti il recupero dei borghi spopolati passa anche attraverso l’impegno della Cadore Scs, società cooperativa di servizi, che si ispira a un modello di accoglienza diffusa con case a Perarolo, Domegge, Lozzo e Valle di Cadore; mentre nel cuore del Sannio, a Castelpoto, in provincia di Benevento, gli abitanti stanno sperimentando i lati positivi della scelta di essere un territorio “a esclusione zero”, grazie allo Sprar del Comune di Castelpoto, gestito da una delle Cooperative della Rete Caritas-Sale della Terra. Qui le case vuote trovano nuovi inquilini e i giovani iniziano a pensare di rimanere, perché il loro sogno di non emigrare e lavorare nel posto dove sono nati incontra il sogno di chi è stato costretto a emigrare e, arrivando qui, sceglie di restare. Dalle campagne di Candidoni, comune di 400 abitanti in provincia di Reggio Calabria, arriva invece la storia della Fattoria della Piana, cooperativa che da dieci anni rappresenta un esempio di economia circolare applicato all’agricoltura e al settore lattiero-caseario. E poi c’è la sfida legata al recupero delle terre abbandonate, accade a Melpignano, in provincia di Lecce, dove la terra viene messa a disposizione dei giovani e meno giovani in cerca di lavoro, in modo che se ne prendano cura piantando almeno una varietà autoctona. Da questo esperimento, nato qualche anno fa e che vede il piccolo comune pugliese tra i membri delle rete europea dei comuni pesticidi free, ha preso il via un’esperienza di agricoltura sociale che si avvale di un’altra iniziativa: quella dell’impianto di compostaggio di comunità con il sistema della lombricoltura, primo esperimento in Italia di gestione sostenibile del rifiuto organico.
Sabato 2 e domenica 3 giugno saranno centinaia le piazze in festa pronte a condividere la loro ricchezza ambientale e culturale che ogni anno attira nel nostro paese milioni di turisti. Nei piccoli comuni italiani si producono la maggior parte dei prodotti tipici, si tramandano mestieri, storie, dialetti, si possono ammirare opere d’arte di inestimabile valore.