Tonnellate di rifiuti, pezzi di plastica, migliaia di cotton fiocc…qualcuno ha preso per discariche le spiagge e il Mediterraneo. Ma reagisce la parte più ferita del territorio: il Mezzogiorno. Con due campagne lanciate a Napoli e in Sicilia
Due importanti campagne in favore del mare e delle spiagge d’Italia sono state lanciate proprio nella parte del territorio nazionale che più è stata ferita dall’inquinamento e dal degrado: il Mezzogiorno. Due iniziative politiche per la tutela dell’ambiente marino e delle coste sono state intraprese infatti a Napoli e in Sicilia. Vediamo di che cosa si tratta.
1) Cosa si fa a Napoli
«Il mare, è il polmone blu della Terra, produce l’80% dell’ossigeno e assorbe 1/3 dell’anidride carbonica, ma solo quando è in buona salute. Una delle chiavi per risolvere il problema è sensibilizzare i cittadini a gesti virtuosi, consumare in maniera responsabile e riciclare in maniera corretta», dice Rosalba Giugni, Presidentessa dell’ Associazione Marevivo. È questo l’ispirazione della campagna presentata a Napoli il 5 maggio dal Sindaco della città Luigi de Magistris, la Presidente di Marevivo Rosalba Giugni, il Presidente dell’Autorità del Mar Tirreno Centrale, Pietro Spirito. «Il Comune di Napoli è fortemente impegnato nella tutela e difesa del mare. Ogni giorno raccogliamo sulle spiagge cittadine una quantità indecorosa ed insostenibile di rifiuti con costi in termini ambientali che non possiamo e non dobbiamo più permetterci», ha concluso la Delegata al Mare del Comune di Napoli, Daniela Villani.
2) Cosa si fa in Sicilia
«Se butti male… finisce in mare» è il progetto educativo dell’associazione Legambiente e del Corepla (Consorzio Nazionale per la Raccolta, il Riciclo e il Recupero della Plastica), che ha visto impegnati duemila studenti, affiancati dai volontari di Legambiente, in attività didattiche e monitoraggi scientifici nei litorali siciliani.
Su dodici spiagge siciliane monitorate dagli studenti e dai volontari è stata trovata una media di 787 rifiuti ogni 100 metri lineari di spiaggia su una superficie totale di 49.550 metri quadri. La plastica si conferma il materiale più trovato (65% degli oggetti rinvenuti), seguita da vetro/ceramica (16%) e oggetti di metallo (6%).
«Per contrastare l’inquinamento in mare, che causa gravi danni all’ambiente, alla biodiversità ma anche all’economia e al turismo, è fondamentale continuare la strada intrapresa in questi anni in Italia», ha dichiarato il Presidente di Legambiente Stefano Ciafani. «Allo stesso tempo è fondamentale incentivare politiche di prevenzione e incrementare le campagne di informazione e sensibilizzazione rivolte a cittadini, alle amministrazioni e soprattutto alle giovani generazioni. Anche attraverso progetti di educazione ambientale come quello che abbiamo realizzato insieme a Corepla».
Per approfondimenti sul tema delle plastiche inquinanti nei mari italiani potete leggere questo articolo e questo articolo pubblicati di recente su CorriereQuotidiano.it.