A due settimane dalla tragedia, ancora non è mantenuta la promessa di liberalizzazione dei tratti autostradali interessati dal crollo del Ponte Morandi: attualmente non paga solo chi viaggia all’interno della rete urbana genovese
Niente da fare, quella di Genova resta una tragedia in cui Autostrade per l’Italia non accetta di prendersi la sua fetta di responsabilità. Ed è così che, nonostante una sbandierata liberalizzazione dei tratti di A7 e A10 interessati dal crollo di ponte Morandi, in realtà a distanza di due settimane da quei tragici fatti ai caselli della rete urbana di Genova si paga ancora.
La sostanza è: la cancellazione dei pagamenti dei pedaggi c’è, ma non è valida per tutti. Riguarda infatti solo chi entra ed esce a Genova Pra’ a Genova Aeroporto e da Genova Bolzaneto a Genova Ovest ed Est, ma non chi proviene da altri caselli fuori dall’area genovese.
Nell’edizione oggi in edicola, Il Secolo XIX fa il punto su questa beffa scandalosa, contro la quale continuano le proteste di migliaia di automobilisti. Il quotidiano genovese ieri ha chiesto ad Autostrade i tempi di aggiornamento dell’algoritmo, a quanto ammonta il guadagno della società che arriva da questi “pedaggi beffa” e quanti mezzi, in media, dopo il crollo del Morandi attraversano la rete urbana genovese tra chi viene da fuori città e non. Oggi, hanno risposto i vertici della società, dovrebbe esserci una riunione con il presidente della Regione Liguria per affrontare, tra gli altri, “il meccanismo di definizione delle tariffe per estendere l’attuale esenzione”.
Intanto, prosegue Matteo Dell’Antico su il Decimonono, “calcolatrice alle mano e prendendo 0,80 euro come pedaggio medio sulla rete urbana genovese da Genova Pra’ a Genova Aeroporto e da Genova Bolzaneto a Genova Ovest ed Est – Autostrade evita di vedersi ridurre gli introiti di decine di migliaia di euro al giorno. Solo moltiplicando 0,80 euro per mille auto – il dato è puramente esemplificativo – che entrano oppure escono ogni giorno da ognuno dei sei caselli genovesi, ma arrivano o partono da altre stazioni fuori dal nodo urbano, la somma dei “pedaggi beffa” che entrano nelle casse dell’azienda ammonta a quasi cinquantamila euro giornalieri. Ed è un calcolo assolutamente per difetto”.