I topi d’appartamento di casa nostra non ci sono più. Al loro posto bande criminali organizzatissime dall’Est Europa. I fatturati sono molto alti, fanno razzie di beni di lusso e poi scappano. Alcune leggi dei loro Paesi li tutelano…
Che fine hanno fatto i topi d’appartamento che entravano nelle abitazioni, di solito quando le case erano vuote e si portavano via ciò che trovavano senza malmenare nessuno? Oppure i famosi “ladri di Galline” che rubavano il necessario per tirare avanti? Hanno lasciato il posto ai “russi”, quelli con i passaporti falsi. Entrano ed escono dalle prigioni italiane, ma non vengono maltrattati, anzi! Per regolare i conti picchiano e si fermano prima che la vittima perda i sensi.
Sono “Vory v zakone”, ladri nella legge, padrini della mafia russa devoti ad un codice criminale nato nei gulag sovietici e sopravvissuto fino ad oggi. L’industria dei furti in Italia appartiene alle mafie straniere, che come organizzazioni militari gestiscono ladri in tutta Europa. Nel nostro Paese i signori dei furti acquistano ville, organizzano summit criminali e riciclano soldi. Il giro d’affari delle razzie dei beni di lusso solo in Italia ammonta a decine di miliardi di euro. Quando vengono rimpatriati nel loro paese d’origine vengono subito liberati, perché il reato associativo non è riconosciuto. Nei giorni scorsi sono stati catturati gli autori del furto in casa dei genitori del ministro Salvini a Milano, ebbene, giusto per non smentirsi si tratta di una banda di georgiani.
Hanno anche un nome. Nella provincia pugliese comanda Merab Dzhangveladze o meglio il “generale Jango”. Entra ed esce dal carcere o sconta i domiciliari nella sua villa di Bari. Comanda un esercito sterminato con tanto di luogotenenti che impartiscono ordini ai soldati semplici detti “bravi ragazzi”, batterie di ladri attive un tutta Italia e nel resto d’Europa. Giusto per capire la dimensione del fenomeno a Novara i carabinieri del Nucleo investigativo nell’ultimo lustro hanno arrestato oltre 200 persone e recuperato refurtiva per 10 milioni di euro per un giro d’affari di 100mila euro al giorno. Soldi che finiscono nella cupola georgiana “obshak”.
Ma c’è anche Djemo, Dzhemal Mikeladze, uno dei ladri più pericolosi di origini georgiana sospettato di assassinio. Una legge nazionalista voluta dal premier sovietico Putin rende quasi impossibili le estradizioni nel nostro Paese, per cui i ladri nella legge sono agevolati. Ma a spartirsi i furti con i georgiani ci sono anche i padrini di Tirana. La mafia albanese è oggi la cupola straniera più potente e radicata in Italia, insieme al narcotraffico e alla tratta di essere umani. Hanno un enorme disponibilità economica, possono permettersi equipaggiamenti all’avanguardia, sono dotati di “jammer”, disturbatori di frequenze che mandano in tilt gli allarmi e impediscono ai telefoni di ricevere o trasmettere onde radio. Mai parlano al cellulare. Emblematico il contenuto di un’intercettazione telefonica effettuata dalla Procura di Milano: “Abbiamo la file dei ragazzi che vogliono venire a rubare in Italia. Tanto ti fai 24 ore di galera e poi sei già fuori”. In Italia nell’ ultimo anno si sono verificati 534 episodi di furti all’anno. E così l’Italia si conferma terreno fertile per i ladri.