Cambiano le modalità di accoglimento delle domande di pensione del personale della scuola ed è subito caos tra Inps e Ministero dell’Istruzione
Oltre 35mila fra insegnanti e personale ATA hanno presentato richiesta per andare in pensione, ma a rischio ora è la copertura delle cattedre per il nuovo anno scolastico. A scriverlo è il Messaggero, spiegando che il picco sarebbe dovuto a un precedente blocco stabilito dalla legge Fornero.
A chiedere di andare in pensione sono i dipendenti Ata classe ’51: quella che, secondo i requisiti richiesti, nel 2018 raggiunge i 67 anni di età, a cui si aggiungono tutti quelli che raggiungono invece 41 anni e 10 mesi di contributi. Per loro, tuttavia, è arrivata una doccia fredda: da quest’anno la procedura per la verifica dei requisiti non viene seguita dagli uffici scolastici provinciali, ma dall’Inps, che determina il via libera ai pensionamenti in base ai dati offerti dal Miur, che però non sarebbero sempre aggiornati. Si sta così verificando un rimpallo di responsabilità fra l’ente di previdenza sociale e il Ministero dell’Istruzione, che potrebbe mettere al rischio l’agognato traguardo di tanti aspiranti pensionati.
“E’ un assurdo problema informatico – commentano dalla Cgil – tutto legato alla mancanza di comunicazione fra l’ente e il dicastero. Chiediamo un intervento tempestivo da Roma”.
Intanto questo stallo potrebbe avere ripercussioni sull’avvio del prossimo anno scolastico. Un rischio concreto perché i docenti, in attesa di una risposta positiva alla domanda di pensionamento dovranno riceverla entro il 31 agosto, non possono avere un incarico dal primo settembre.
Dal Ministero fanno sapere che, in attesa di capire quante domande di pensione saranno effettivamente accettate, i posti rimasti vacanti a settembre saranno coperti da supplenti con un incarico annuale, in attesa di fare l’assunzione definitiva il successivo anno scolastico. Certo che uno stop al pensionamento di 35mila dipendenti potrebbe mortificare anche gli entusiasmi di altrettanti insegnanti e collaboratori scolastici, che nel massiccio ricambio di quest’anno (nel 2017 erano stati 10mila posti in meno) vedono la speranza di una collocazione stabile.
“C’è l’impegno di tutti per risolvere la questione – assicura oggi il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti – appena insediato ho chiamato il presidente dell’Inps e abbiamo cominciato subito ad affrontare il problema, perché a volte ci sono state delle questioni in sospeso tra Inps e i sistemi. C’è l’impegno di tutti per arrivare fino in fondo”.