In “Racconti dalla casa nel buio”, Andrea Pietro Ravani ci guida attraverso una serie di racconti che sembrano dialogare direttamente con le domande più profonde dell’esistenza. Nato a Locarno nel 1966, con un percorso di vita che include la musica, la filosofia e l’educazione, Ravani esplora con acuta sensibilità le ombre che permeano il quotidiano e le differenti e possibili declinazioni dell’arte per rappresentarle in maniera efficace e mai scontata.
La sua scrittura, mai eccessiva, invita il lettore a un viaggio meditativo nella complessità della condizione umana, dove ogni racconto diventa una riflessione filosofica su temi dal grande valore simbolico e attualizzante come l’alienazione, la solitudine e la fragilità dell’essere.
La casa come simbolo dell’esistenza
Il titolo della raccolta non è casuale: la “casa nel buio” rappresenta l’individuo che cerca un rifugio nella vita, ma trova invece un luogo di inquietudine e di interrogativi irrisolti. Una metafora che emerge con forza in racconti come “Carlo Manovale”, dove il protagonista dedica tutta la sua esistenza alla costruzione di una casa perfetta, simbolo di stabilità e sicurezza. Tuttavia, una volta ultimata, la casa si rivela essere una prigione dell’anima, un monumento dedicato al tempo e alle energie sprecate. Carlo si trova a confrontarsi con il vuoto che nessuna fatica materiale può colmare, un vuoto che Ravani descrive con una sobrietà narrativa che amplifica il senso di sconforto del protagonista.
Con ciò, la casa diventa il simbolo della ricerca di senso che accomuna ogni essere umano. Costruire, lavorare, fare: sono tutti tentativi di dare una direzione alla nostra esistenza, ma spesso, come suggerisce Ravani, queste azioni finiscono per nascondere il vero scopo della vita, che è l’essere. Carlo è un costruttore che dimentica di costruire se stesso, e questo lo porta a un fallimento esistenziale che risuona profondamente nel lettore.
L’identità e la frammentazione in “Franz lo Scarafaggio”
Un altro racconto emblematico della raccolta è “Franz lo Scarafaggio”, dove Ravani affronta il tema dell’identità e della percezione sociale. Franz, il personaggio che dà il titolo al racconto, è un uomo trasformato in scarafaggio, non come conseguenza di un evento magico, ma come risultato di uno sguardo esterno che lo ha ridotto a oggetto di disprezzo. L’autore riflette qui sul potere degli altri di definire chi siamo, un tema che richiama le teorie di Jean-Paul Sartre sull’esistenza e sull’inferno rappresentato dagli altri.
Karl, il coprotagonista, dialoga con Franz in un parco notturno, un luogo che funge da limbo tra realtà e immaginazione, incontro che diventa un confronto tra due visioni dell’esistenza. Una, rappresentata da Karl, che tenta di conformarsi al mondo, e l’altra, incarnata da Franz, che accetta la propria marginalità come una forma di libertà. Ravani invita il lettore a riflettere su quanto la nostra identità sia influenzata dallo sguardo altrui e su come questo sguardo possa trasformarci, per il meglio o per il peggio.
Il tempo e l’assurdo in “Don Gubbio”
In “Don Gubbio”, Ravani esplora il tema del tempo e della vacuità del vivere. Il protagonista, un sacerdote senza vocazione, riflette sulla sua vita come su un susseguirsi di giorni privi di significato. La sua fede, che avrebbe dovuto essere una guida, si è trasformata invece in un guscio vuoto, e il suo ruolo di prete è diventato un peso da portare, più che una missione da abbracciare.
Attraverso Don Gubbio, Ravani ci pone di fronte a una delle grandi domande dell’esistenza: cosa accade quando perdiamo il senso di ciò che facciamo? Il racconto è pervaso da un senso di assurdo che richiama le opere di Albert Camus. Come Camus, infatti, Ravani sembra suggerire che l’unico modo per sopravvivere all’assurdità della vita è abbracciarla, accettando il vuoto come parte integrante dell’esistenza.
La luce che emerge dal buio
“Racconti dalla casa nel buio” è un’opera che richiede una lettura lenta e meditativa. Ogni racconto è un invito a riflettere su noi stessi e sul mondo che ci circonda, su ciò che costruiamo e su ciò che lasciamo andare. Ravani, con la sua prosa essenziale e filosofica, riesce a trasmettere un senso di profondità che va oltre la narrazione, spingendo il lettore a interrogarsi sul significato della vita e sulle sue contraddizioni.
Come il buio che dà il titolo alla raccolta, l’opera di Ravani è un’esplorazione delle ombre dell’esistenza, ma anche un tentativo di trovare una luce in esse. I suoi racconti non offrono risposte, ma domande, e in questo risiede la loro forza: ci spingono a cercare, a riflettere, a non smettere mai di costruire, anche quando il risultato sembra sfuggire alle nostre mani.