Dalle multinazionali ai piccoli imprenditori, la pandemia non ha risparmiato nessuno nel suo
devastante impatto economico. Due anni di emergenza sanitaria e le possibili ripercussioni
dell’attuale crisi ucraina, hanno però acceso i riflettori sulla condizione di vulnerabilità in cui
vertono tante aziende italiane, evidenziando molte lacune nel loro modo di fare impresa, come
l’assenza di un sistema di pianificazione delle strategie di management e controllo societario.
“L’organigramma e il funzionigramma di molte aziende, quando sono presenti, non espongono
presidi fondamentali per una sana e corretta gestione – afferma Edoardo Corrado Caforio,
amministratore unico della Abc Assevera SpA di Roma, azienda che fornisce consulenza alle
aziende in materia finanziaria, tributaria, amministrativa e contabile – in molte realtà è
consuetudine leggere le circolari dell’Agenzia delle Entrate ma si ignorano quelle di Banca d’Italia
dove sono presenti protocolli che, se applicati, garantiscono il principio della sana gestione
aziendale”.
Magari non saranno solo i protocolli ad evitare una crisi ma di certo sono gli strumenti necessari
per prevederla, attuando delle misure atte a fronteggiare e superare le difficoltà. Si stima che,
applicandoli, si salverebbero 7 aziende su 10. “È nel maggior momento di prosperità e di calma,
ovvero quando la situazione aziendale è tranquilla, che si devono attuare degli stress test
simulando la crisi – spiega Caforio – così da essere pronti a fronteggiare e superare quel momento
che differentemente diverrà un ostacolo invalicabile”.
Un altro gap strutturale evidenziato dalla pandemia riguarda il divario tecnologico che caratterizza
la maggior parte delle aziende. Infatti, nel 2021, solo il 17,5% del fatturato è stato realizzato
tramite diversi canali digitali (ISTAT). “Oggi la tecnologia viene impiegata dalle aziende – continua
Caforio – solo per l’uno per cento della capacità reale. Sostanzialmente per fatturazione, buste
paga, prima nota, sito web e poco altro. Invero vi sono sistemi all’avanguardia che permettono di
misurare il livello di salute dell’azienda in ogni periodo della sua vita e prevedere anche una crisi,
che così non risulterà improvvisa”.
Anche gli accantonamenti finanziari sono un’ottima strategia di prevenzione perché permettono
all’azienda di rimanere sempre profittevole. Inoltre, è bene diversificare la gestione finanziaria.
Il carico fiscale è un tema delicato e la sua gestione necessita un approccio rigoroso e strategie
performanti, che prevedano l’accantonamento delle risorse occorrenti e non il mero trattamento
contabile. Ad esclusione delle grandi realtà, non sempre però nell’organigramma aziendale sono
presenti i profili professionali specialistici. “Se l’azienda è seguita in maniera puntuale, con
l’applicazione di un modello standardizzato di studio, di ricerca e di applicazione, si possono
ottenere enormi risultati su l’alleggerimento del carico fiscale – spiega Caforio – Avvalersi di un
consulente esterno specializzato può essere la soluzione, purché non diventi un ulteriore costo da
sostenere”.
Inoltre, delocalizzare la propria attività, non sempre migliora i profitti. “Il rischio è di amplificare le
proprie spese, dovendo corrispondere laute parcelle ai professionisti che gestiscono questi beni
all’estero o si occupano dell’attivazione delle operazioni di internazionalizzazione”, conclude
Caforio.