Dai minibot, ai numeri di finanza pubblica da portare a Bruxelles, al salario minimo: il governo fatica a trovare la quadra. È di stamattina il vertice convocato a Palazzo Chigi per condividere la lettera che Conte invierà all’Ue per evitare la procedura d’infrazione. Nella trattativa con Bruxelles il governo non intende cedere sulla manovra correttiva, ma chiederà tempo per certificare maggiori entrate e minori spese che porteranno il deficit al 2,1%. Contenimento della spesa corrente e no a nuove tasse è la linea. L’obiettivo è usare per il calo del deficit i 3 miliardi che il presidente dell’Inps Pasquale Tridico prevede di risparmiare su quota 100 e reddito di cittadinanza.
La mancanza di una linea comune nel governo
«L’Italia «intende rispettare le regole europee» ha assicurato il premier Giuseppe Conte riferendo alla Camera dei deputati in vista del Consiglio europeo di domani e dopodomani. Il problema è che l’esecutivo non sembra parlare a una sola voce. Perché a Conte e Tria che garantiscono, come auspicato dal capo dello Stato, l’equilibrio dei conti, fanno da controcanto Di Maio e Salvini. Il leader M5s sostiene che Bruxelles vuole «ricattare» l’Italia e usare la procedura d’infrazione per indebolirla nella trattativa per le nomine Ue. Il vicepremier leghista non gradisce la prudenza del ministro dell’Economia sulle tasse e gli invia un messaggio durissimo: «Tria è un nostro ministro e chi vuole fare il ministro porta avanti il taglio delle tasse».
GUARDA IL VIDEO – Tria boccia i minibot, Salvini e Di Maio li difendono
Tria: flat tax graduale e solo con tagli di spesa
In un’intervista al Financial Times però Tria (volato a Londra per rassicurare gli investitori, parlando di «politica fiscale prudente»), pur confermando di aver appoggiato l’idea della flat tax «per ridurre la pressione fiscale sulla classe media e sui redditi medi», ha precisato che la nuova imposta dovrà essere introdotta gradualmente «compatibilmente con i nostri obiettivi di finanza pubblica». E dovrà essere compensata da tagli di spesa, altrimenti l’anno prossimo scatterà come misura di salvaguardia un aumento dell’Iva. L’obiettivo di Tria è di far rientrare le ambizioni leghiste sulla riforma fiscale, oltre che sul salario minimo targato M5s, «nel perimetro fissato dal Def approvato dal Parlamento».
La lite sui mini-bot
Allo scontro sulle tasse si somma la nuova lite furibonda sui minibot. Al titolare dei conti che da Londra ha ribadito il «no» ai mini-bot perché «illegali e pericolosi», Salvini ha ribattuto chiedendo di portare al tavolo un’idea alternativa per pagare i debiti della Pa, «altrimenti si fa quello che c’è nel contratto di governo e che ha approvato il Parlamento». Cioè i mini-Bot. Che però per Tria non hanno nemmeno bisogno di un’alternativa. «Possiamo pagare tutto questo debito commerciale normalmente usando la nostra moneta, l’euro. Quindi non abbiamo bisogno di altri strumenti valutari» ha dichiarato il ministro dell’Economia al quotidiano della City.
Le tensioni sul salario minimo
Da segnalare infine la tensione nella maggioranza sul salario minimo. Dopo il «no» di tutte le parti sociali, i rilievi di Istat, Ocse, Aran, anche la Lega ha deciso di tirare il freno sul salario minimo. In questo scenario il M5S appare isolato. Non a caso ieri in commissione Lavoro del Senato, impegnata ad esaminare il Ddl Catalfo depositato a luglio 2018, l’illustrazione degli emendamenti è stata rinviata alla prossima settimana, in attesa del parere della Bilancio.
© Riproduzione riservata