Meno bus, treni e tram, più bici, e-bike, monopattini e spostamenti a piedi o in auto. Con il Covid-19 la mobilità urbana ha cambiato volto in tutto il mondo: in Italia l’uso del trasporto pubblico è calato vertiginosamente, registrando a fine gennaio 2021, dopo una lieve ripresa nel periodo estivo, un -55% con picchi importanti in regioni come la Puglia -56%, la Lombardia -54%, il Piemonte -49%, l’Emilia Romagna -64%, la Campania -64%, la Sicilia -70%, la Toscana -49%, il Lazio -68% (fonte: COVID-19 Community Mobility Report – rilevamento 24 gennaio).
E se durante il lockdown è cresciuto l’uso dell’auto privata, si è anche diffusa l’abitudine di spostarsi con veicoli leggeri adatti per il distanziamento sociale come e-bike, biciclette e kick-scooter. Una tendenza che sta portando le amministrazioni pubbliche a ripensare il traffico urbano a favore di servizi di mobilità elettrica, affrontando anche il problema ambientale e della qualità dell’aria che attanaglia la maggior parte del Paese: secondo l’ultimo rapporto di Legambiente infatti, ben 60 le città italiane, il 62% del campione analizzato, hanno registrano una media annuale di Pm10 superiore a quanto indicato dall’OMS. Fanalini di coda le città di Torino, Padova, Rovigo e Milano. Tra le pugliesi figurano Bari che si colloca al 49° posto, seguono Barletta al 51°, Foggia al 57°, Andria al 58° e Lecce al 60° (Fonte: Mal’Aria di Città 2021).
Per ripensare il trasporto e la mobilità dei centri urbani, saranno importanti i fondi messi a disposizione dal Governo attraverso il Recovery Plan. 7,2 miliardi destinati alla mobilità sostenibile e in particolare alla realizzazione, alla manutenzione delle reti ciclabili e dei percorsi ciclopedonali, nonché ad interventi integrati legati alla sharing mobility, con l’obiettivo di decongestionare le aree urbane che presentano un elevato tasso di inquinamento dell’aria.
IL FUTURO DEL TRASPORTO LOCALE È LA MULTIMODALITÀ
“La necessità di evitare la formazione di assembramenti nelle vetture, di assicurare un’offerta adeguata di mezzi in circolazione e una capillarità di spostamento nelle città – sottolinea Matteo Pertosa a capo del progetto VAIMOO – ha accelerato in questi mesi l’esigenza di adottare un modello di mobilità multimodale, che favorisse l’integrazione dei tradizionali mezzi di trasporto pubblico con sistemi alternativi di micromobilità elettrica.”
Secondo Vaimoo, che riporta in Italia l’esperienza acquisita in due delle principali città green europee, Copenaghen e Rotterdam, il bike sharing elettrico con modalità di installazione ibrida, ovvero con stazioni fisiche e a parcheggio libero con zone virtuali, è fra le soluzioni di micromobilità migliori per i piccoli e grandi centri urbani, perché garantisce alle amministrazioni flessibilità e ottimizzazione dei costi sulle attività di gestione.
Il bike sharing elettrico rispetto al bike sharing tradizionale e ai monopattini consente, in particolare:
- Maggiore inclusività dei cittadini, rivolgendosi non solo ad un pubblico giovanile ma anche alle persone più mature. Inoltre, la maggiore autonomia di questi veicoli permette tragitti più lunghi a vantaggio degli spostamenti dalle periferie o comuni limitrofi.
- Maggiore sicurezza degli utenti. Dalla posizione di guida seduta, al manubrio e le ruote più grandi le ebike forniscono una maggiore stabilità e sicurezza a parità di manto stradale. Inoltre rispetto alla bici tradizionale la ripartenza da fermi con una e-bike aiuta ad uscire dal pericolo di un incrocio più velocemente.
- Maggiore adattabilità non solo rispetto ai cittadini, ma anche ad altri utenti come i turisti, la presenza del motore elettrico per di più consente l’adattamento a diverse morfologie del territorio sia cittadino che in un giro fuori porta.
- Migliorare la forma fisica. In e-bike è possibile coadiuvare la pedalata (sempre necessaria) con l’assistenza elettrica, combinando quindi esercizio fisico, maggiore velocità senza un eccessivo sforzo. In altre parole, un mezzo molto più pratico anche della bici tradizionale.
- Gestione efficiente delle flotte e anti-vandalismo da parte delle municipalità. Questi sono i principali generatori di costo di un sistema di bike sharing. Una e-bike robusta e connessa con tecnologia di geolocalizzazione satellitare consente sia di proteggere i veicoli dai furti, sia di allungarne la durata di vita effettuando la diagnosi remota e pianificando la manutenzione in base le reali condizioni di utilizzo. Inoltre, un sistema aperto è facilmente integrabile con i sistemi di trasporto esistenti, condizione necessaria per la creazione di un servizio di trasporto multimodale e per aumentare il tasso di utilizzo del servizio.
STAZIONI O FREE-FLOATING? ENTRAMBE CON LA SOLUZIONE IBRIDA
Lo schema di e-bike sharing è una delle scelte che una municipalità deve affrontare nel processo di implementazione del proprio sistema. Tipicamente esistono due tipologie, schema a stazioni fisse (docked) posizionate in zone strategiche della città oppure a libero parcheggio (free floating). Entrambe le opzioni hanno pro e contro, in VAIMOO si è progettato un veicolo per il modello ibrido. In questa soluzione l’operatore e la municipalità possono progressivamente implementare una flotta flessibile in free-floating, che con l’adozione delle stazioni virtuali (aree localizzate nella mappa mobile in cui è possibile parcheggiare) limita anche il disordine cittadino. La stessa flotta può poi essere integrata con e-bike per stazioni fisse (docked), ad esempio sulle tratte di traffico consolidate, riducendo i rischi e ottimizzando le operazioni di ricarica batterie e redistribuzione dei veicoli.
In conclusione, l’e-bike sharing si delinea come un elemento strategico per le piccole e grandi città perché risponde alle esigenze di moltissimi cittadini di effettuare i cosiddetti spostamenti dell’ultimo miglio, più lunghi e quindi non percorribili senza l’utilizzo di un’auto, offrendo al contempo la capillarità necessaria per collegare veicoli elettrici a punti di accesso delle linee ferroviarie, metropolitane e stradali.