ROMA – Si vende la “Bestia” ma costa cara, 195 mila sterline. Stiamo parlando di un’automobile ultracentenaria, che proprio “auto storica” è difficile considerare – almeno secondo i nostri canoni di omologazione. La casa costruttrice si chiama American La France: nacque nel 1873 e si specializzò in mezzi antincendio. In quei giorni, Toro Seduto aveva 42 anni e la battaglia in cui sconfisse il generale Custer a Little Big Horn si sarebbe svolta tre anni dopo. Nelle città americane molte delle abitazioni erano ancora di legno ed era frequente che scoppiassero incendi. Nell’aprile del 1906 furono proprio gli incendi provocati da un terremoto devastante (magnitudo 8,3) a distruggere San Francisco, facendo oltre tremila vittime. L’American La France cominciò a produrre camion per i pompieri l’anno dopo. Erano mezzi molto potenti e veloci perché dovevano arrivare sul luogo dell’incendio il prima possibile e con tanta acqua per spegnere le fiamme. Col passare degli anni e con i progressi dell’industria automobilistica, i vecchi modelli di questi camion andarono in disuso.
Ma la solidità dell’impianto e l’uso sostanzialmente ridotto che ne era stato fatto, hanno indotto alcuni appassionati a trasformare quei camion in automobili: telaio e motore originali, carrozzerie roadster. Ma per quale possibile impiego? Come utilizzare questi Godzilla di 14000 cc, tre tonnellate di peso e serbatoi per 480 litri di carburante? L’utilizzo era chiaro fin dall’inizio: schierare i mastodontici camion-auto American La France ai grandi raid di lunga durata, dove altezza da terra, potenza e velocità ne avrebbero fatto l’auto da battere nella categoria ante 1920. L’esordio avvenne alla Pechino-Parigi del 2013: due austriaci (Ingo Strolz e Werner Gassner) riuscirono a concludere il rally, superando notevoli difficoltà a bordo di una La France soprannominata “The Beast”. All’edizione del 2016 lo stesso equipaggio si classificò 35mo su 41 concorrenti nella categoria anteguerra. Altri due identici mostri La France furono però costretti al ritiro. Colpa della pesantezza e anche della velocità che – su buche, pietraie e sprofondi della Mongolia – distrugge questi camion ultrapreparati.
L’automezzo posto in vendita è proprio quello di Strolz e quindi ha nel palmares una doppia conclusione della gara più lunga e ardimentosa che si può oggi disputare sul nostro pianeta, ogni tre anni. Questa La France è stata rimessa a punto dalla RPS, un service inglese specializzato nei raid di lunga durata per auto storiche, al punto che molti dei suoi meccanici vengono poi reclutati nel team ufficiale di assistenza della Pechino-Parigi. I cui organizzatori hanno da tempo chiuso le iscrizioni, assegnando già i numeri di gara a tutti i 110 concorrenti dell’edizione numero otto, in programma fra 15 mesi. Il numero “1” è andato come sempre alla macchina più vecchia, che guarda caso è proprio una La France type 10 del 1917. Cilindrata di appena 9.000 cc…Al volante ci saranno i muscoli e la determinazione di Tomas de Vargas Machuca, antica nobiltà napoletana, college scozzese, bocconiano, appassionato di vele storiche e auto d’epoca al punto di aver preso le redini dell’Endurance rally association, la società che promuove la Pechino-Parigi. Se avrà fatto tesoro delle precedenti esperienze, Tomas con questa nuova American-Beast potrà lottare per le prime posizioni.
Fonte www.repubblica.it