Nel tessuto dell’universo musicale, dove il genio di Franco Battiato continua a risuonare, emerge una nuova interpretazione, un’eco contemporanea che porta il nome di hetra. Con il brano “Gli Uccelli“, l’artista non solo omaggia il Maestro Battiato, ma apre una porta verso un mondo di interpretazioni emotive e intersezionali che abbracciano l’ecosistema del pianeta e il delicato equilibrio tra tutte le forme di vita.
Da quando è atterrata sulla Terra, hetra ha subito instaurato una profonda connessione con la pratica cantautorale di Franco Battiato. In particolar modo, il brano “Gli Uccelli” ha risvegliato in lei una stratificazione emotiva e un’interpretazione che va oltre la poesia dedicata al volo degli uccelli. Per hetra, il brano diventa un manifesto di intrecci di movimenti di vita, che ciascuno di noi sperimenta come voli imprevedibili, ascese velocissime e traiettorie impercettibili. Da micro a macro e da macro a micro, anche un semplice gesto come il battito d’ali e il conseguente spostamento d’aria può avere un impatto significativo nel disegno della vita terrestre.
Ogni piccola azione individuale, umana e non, può avere una forte, importante e fondamentale conseguenza sull’andamento climatico ed energetico del nostro ecosistema. Così come le abitudini apparentemente semplici hanno un impatto ambientale, allo stesso modo si ripercuotono sui rapporti tra esseri umani e tra specie: con gli animali, le piante, i minerali e gli elementi. Ogni dinamica sul pianeta cambia e trasforma le prospettive al e sul mondo. Questo brano diventa così emblema degli andamenti planetari, dai piccoli battiti d’ali alle grandi correnti che modellano l’esistenza sulla Terra.
Nella sua cover, hetra ha infuso un nuovo spirito, aggiungendo una parte di testo che ha ritenuto fondamentale, perché riflette il desiderio di trascendere i confini terreni:
«Mutano gli uccelli mutano
Liberi tra le nuvole
Senza regole assegnate
Vorrei essere universo
Al di là del sistema solare»
Questa strofa, rappresenta il carattere mutante della natura e della nostra realtà, sottolineando il desiderio di connessione con l’universo e l’infinito. hetra, essere alienə, ha scritto questi versi per raccontare la necessità di sentirsi universo in una dimensione fluttuante, accogliente, in armonia con ogni cosa visibile e invisibile, comprensibile e incomprensibile, possibile e impossibile, in equilibrio e disequilibrio. Vuole andare così al di là del sistema solare volando verso lo spazio, le stelle, le galassie.
Per l’artista, “Gli Uccelli” non è solo una rappresentazione dei movimenti plurali e della biodiversità terrestri, ma anche un inno alla meraviglia. Un’esortazione, uno statement ad osservare con stupore il mondo che ci circonda, riconoscendo la bellezza e la complessità di ogni forma di vita. L’immaginazione, la fantasia e la meraviglia sono gli strumenti vitali all’interno della sua pratica artistica, dai quali fluisce l’atto creativo che consente di stimolare e generare la metamorfosi, rompendo le routine, sfidando il capitale, mutando le forme.
Dagli albori del suo ingegno tecnologico, l’essere umano ha sempre cercato di emulare il volo degli uccelli: dalle prime macchine volanti fino ad arrivare ai razzi per raggiungere pianeti sconosciuti. Quante volte ci siamo meravigliati del disegno degli uccelli in volo? Questa riflessione, alimenta la meraviglia e la fantasia, strumenti vitali all’interno dell’espressione di hetra. Da qui viene generato l’atto creativo.
In questo contesto, la meraviglia può convertirsi in azione politica, ma è necessario rimanere sulla Terra scrutandola con occhi nuovi, pronti e disposti ad affascinarsi continuamente, dimenticandoci tutto quello a cui siamo abituati e rendendoci conto della straordinarietà del volo degli uccelli, della potenza degli alberi, dell’alterità e alienità delle specie, dei colori surreali, dei terrestri incredibili con cui condividiamo acqua, aria, fiamme e terra. Un invito a guardare ciò che ci circonda e di cui siamo parte integrante con sguardi rinnovati, stupendoci della bellezza della vita e sviluppando un senso critico nei confronti della routine, del funzionalismo, delle performance e dell’apatia. Da qui, conseguentemente, nasce la cura, un senso di responsabilità verso noi stessi, la nostra salute mentale e corporea. La cura che diventa una forma di rivoluzione, un impegno non soltanto verso noi stessi, ma anche nei confronti degli altri esseri viventi; una cura tra specie, multiforme, plurale.
Perché la cura è rivoluzione, la meraviglia è rivoluzione, la fantasia è rivoluzione.
E la fantasia diviene vento, diviene tempesta, diviene tornado. Da un battito d’ali si forma un ciclone di energia e azione e dal medesimo spostamento d’aria può nascere una narrativa trascinante, trasgressiva, forte ed incredibilmente viva.