“La riforma della giustizia tributaria ha rappresentato una tappa storica per l’Italia. L’istituzione della «quinta magistratura» – ovvero l’introduzione del giudice tributario di professione – costituisce un pilastro fondamentale per il nostro Paese. Ma adesso si pongono due esigenze: quella di mantenere l’accesso ai laureati in Economia, e un’attuazione concreta della riforma. Oggi l’andamento è lento e incerto, tra miniconcorsi con posti vacanti e rischi di incostituzionalità per il venir meno della equidistanza del Giudice, ora dipendente del Mef, dalle parti in contenzioso”. Lo afferma Matteo De Lise, presidente dell’Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili.
Per il consigliere nazionale Ungdcec, Federico Giotti, “Ci sono numerosi aspetti positivi nella riforma. Ma c’è ancora da fare per arrivare a conseguire l’obiettivo di una reale giustizia tributaria, ambito tanto bistrattato quanto cruciale per la vita di cittadini, imprese e per l’amministrazione finanziaria e lo Stato. Ad esempio – evidenzia Giotti – le prime concrete pronunce, anche incidentali, della giurisprudenza di legittimità sembrano sminuire la portata innovativa e di fondamentale riequilibrio dell’onere probatorio, spesso sovvertito dall’insorgere di un onere probatorio totalmente sbilanciato tra le parti, a svantaggio del contribuente”.
Di giustizia tributaria si parlerà in occasione del 60° Congresso nazionale Ungdcec, che si terrà a Palermo, presso il Teatro Massimo, dal 27 al 29 aprile prossimi.