(ANSA) – TRIESTE, 03 LUG – Fornire strumenti informativi e pratici per diffondere ulteriormente la cultura delle cure palliative in campo cardiovascolare, perché, attraverso nuove modalità organizzative, si giunga a migliorare la cura del malato nelle fasi finali della vita. E’ l’obiettivo dei lavori pubblicati nel numero di aprile 2020 del Giornale Italiano Cardiologia elaborati da un Gruppo di Lavoro multidisciplinare cui hanno partecipato professionisti di varie realtà italiane coordinati da Massimo Romanò (Milano), Raffaella Antonione (Monfalcone) e Gianfranco Sinagra (Trieste).
I contributi, si legge in una nota, affrontano vari temi della medicina palliativa come l’uso dei farmaci e dispositivi nelle fasi avanzate delle malattie. Lo scompenso cardiaco, riportano i lavori, è la principale causa di ricovero in Italia dopo il parto: la sua prevalenza è destinata ad aumentare con il prolungamento della vita media e la riduzione della mortalità. La diffusione di questa patologia, in particolare nel paziente anziano e fragile, sta modificando il panorama clinico ed organizzativo.
Nel corso della vita del malato con scompenso cardiaco si intensificano quantità e qualità dei trattamenti (spesso con ampio impiego di tecnologia complessa e invasiva), che tuttavia, nelle fasi finali della vita, non sono sempre e possono risultare talora futili. In queste fasi la prognosi, per il Gruppo di Lavoro, non è il solo criterio per definire scelte; piuttosto l’individuazione e la soddisfazione dei bisogni del malato e dei familiari, bisogni clinici, psicologici, spirituali e di condivisione, diventano principale fattore di riferimento. La consapevolezza di questa realtà può aumentare e dare risultati positivi creando sensibilità adeguate a dar risposte ai bisogni dei malati: ciò passa dalla contaminazione culturale fra le differenti professionalità coinvolte nella cura del paziente scompensato e alla individuazione di modelli organizzativi condivisi, sostenibili, efficaci.