Avvocato Pandiscia ci racconti in poche parole la sua storia professionale.
Provengo da una famiglia di giuristi: mio padre, Antonio, scomparso nel 2011, era avvocato esperto in diritto dell’informazione e, per tanti anni, è stato il consulente giuridico dell’Ordine dei Giornalisti. Mio nonno, Salvatore Scoca, fu eletto membro dell’Assemblea Costituente e, successivamente, ha ricoperto il ruolo di avvocato generale dello stato sino alla sua scomparsa. Ma il ruolo più importante lo ha svolto mia mamma Giovanna, supportandomi (e forse anche sopportandomi) con amore nei momenti più difficili ed impegnativi. Se sono quello che sono oggi – nel bene e nel male – lo devo solo a lei e, per questo, le sarò sempre grato.
Dunque la mia storia professionale inizia in famiglia per poi proseguire fuori dalle mura di casa ed oggi, a 39 anni, sono titolare, insieme all’amico e Collega Mario Pecoraro, dello studio Pandiscia – Pecoraro. Il percorso è stato difficile e tortuoso e tutti i giorni ci barcameniamo in un settore molto competitivo non solo dal punto di vista professionale ma, soprattutto, dal punto di vista della concorrenza che oserei definire spietata. Purtroppo oggi la professione ha subito uno svilimento in termini di prestigio e rispettabilità; paradossalmente, dovremmo definire oggi il nostro più un “mestiere” che una professione.
2) In quale anno ha deciso la sua specializzazione? Questo Le ha cambiato il modo di lavorare?
Nelle mie esperienze lavorative debbo segnalare quella vissuta nel 2008 come stagista presso l’ufficio legale dell’Alitalia. Come ricorderà il 2008 fu l’anno del tramonto della vecchia e gloriosa Alitalia con l’epilogo dell’ammissione alla procedura di amministrazione straordinaria. Da quel momento in poi la mia strada professionale ha ricevuto uno stimolo importante grazie, soprattutto, al Prof. Augusto Fantozzi, da poco scomparso, il quale mi consentì di entrare come consulente nella Procedura di amministrazione straordinaria del Gruppo Alitalia, la procedura più grande ed importante d’Europa in quel momento. Dunque da gennaio 2009 ricopro il ruolo di consulente legale delle cinque società del Gruppo Alitalia in amministrazione straordinaria, supportando per quanto attiene gli aspetti legali gli attuali Commissari Straordinari Prof. Stefano Ambrosini, Prof. Gianluca Brancadoro e Prof. Giovanni Fiori. Per rispondere alla sua domanda direi che il mio percorso di avvocato esperto di diritto commerciale e fallimentare inizia da qui.
3) Di cosa si occupa il suo studio e quali servizi svolge?
Lo Studio offre servizi professionali nelle principali aree del diritto italiano, comunitario ed internazionale, con una impostazione specialistica personalizzata e organizzata in funzione delle specifiche esigenze del cliente, supportiamo le aziende con un servizio completo di consulenza in operazioni di fusione ed incorporazione e tutte le attività correlate alle operazioni straordinarie aziendali e supporta la clientela negli aspetti più complessi del contenzioso civile, commerciale, amministrativo e dell’aviazione. Offriamo altresì la nostra pluriennale esperienza in ambito fallimentare e prefallimentare, l’assistenza è prestata in favore di curatori fallimentari, dell’imprenditore che intenda avviare un percorso di ristrutturazione e/o di risanamento, con o senza ricorso a procedure concorsuali, in favore di creditori per la loro tutela nelle procedure, nonché in favore di imprese che intendano effettuare interventi di acquisizione di imprese in crisi. I professionisti dello studio Pandiscia – Pecoraro hanno maturato esperienze nell’ambito di amministrazioni straordinarie di grandi imprese, liquidazioni coatte amministrative nonché in procedure fallimentari ricoprendo anche incarichi di curatori e liquidatori giudiziali. Lo Studio presta altresì supporto a diverse società operanti nel settore “aviation” supportandole in tutti gli ambiti del diritto interno ed internazionale nonché nello specifico settore regolatorio interfacciandosi con gli enti preposti.
4) La rete è diventata uno dei principali veicoli di ricerca e di informazione. Cosa mi dice a riguardo?
Concordo con la sua visione: oramai la rete rappresenta il veicolo principale della nostra comunicazione professionale e personale. Oggi gli studi legali devono assolutamente adeguarsi alle necessità dei tempi; occorre avere necessariamente una visibilità sulla rete molto più incisiva, ancora oggi gli studi legali (noi compresi) fanno fatica ad adeguarsi a questa esigenza e non sempre si dedicano tempo e risorse a questo aspetto. Lo sviluppo di strategie comunicative, anche attraverso i social, è diventato imprescindibile anche per la nostra professione. Ciò però non deve indurre ad equivoci: al centro della nostra professione vi è un lavoro intellettuale e di “contatto” con il cliente, innanzitutto, e con tutti gli altri protagonisti della nostra vita quotidiana, giudici, cancellieri, ausiliari e tanto altro!
5) Con quale modalità lo Studio legale sostiene gli imprenditori?
Vede il nostro studio combatte ogni giorno con la concorrenza sia di grandi studi blasonati che, avendo costituito un “marchio” aziendale, riescono a reclutare clienti con pochi sforzi, sia di piccoli studi legali che bonariamente definisco “casalinghi” che per poter tirare avanti offrono servizi a qualsivoglia prezzo. Noi cerchiamo di mantenere un livello alto di professionalità, investendo molto nella formazione e nell’aggiornamento costante, e ciò che ci distingue è l’interesse e l’attenzione al cliente. Le aziende in fondo sono fatte di persone che hanno bisogno di un supporto a 360 gradi, di professionalità applicata alla realtà della vita produttiva di tutti i giorni. Se i nostri clienti crescono, cresciamo anche noi! Sembra una frase banale ma se ci pensa bene non lo è. Gli imprenditori non riescono a comprendere il sistema giudiziario, i tempi e l’incertezza dei processi. Dunque noi dobbiamo supportarli ed accompagnarli in percorsi alternativi e, solo come ultima ratio, nel tortuoso ed imprevedibile mondo dei tribunali.
6) Cosa ne pensa della giustizia italiana?
La domanda è: cosa pensa la giustizia italiana di noi (avvocati e cittadini)? In questi ultimi anni, soprattutto con l’introduzione del processo telematico, la situazione è molto migliorata sia in termini di risparmio di tempo sia in termini di speditezza del processo. Ma rimaniamo sempre un paese litigioso ed il proliferare di giudizi pretestuosi rende tutto ancora molto difficoltoso. I magistrati sono pochi e gli ausiliari anch’essi sono sotto organico e le tempistiche, seppur migliorate, rimangono sempre le peggiori in Europa.
Nel processo civile va implementato, a livello legislativo, lo strumento della mediazione come necessaria alternativa al regolare processo. Occorre intraprendere la strada della giustizia c.d. alternativa dove dovranno commisurarsi gli interessi e non i diritti. Occorre incrementare, per quanto possibile, le best practices elaborate da professionisti, avvocati, camere di commercio ecc.
I giudici devo poter utilizzare, sempre di più, strumenti snelli e rapidi, concedere loro una più ampia autonomia procedurale e, questo, passa inevitabilmente per una accurata e lungimirante riforma della giustizia di cui, oggi, non vedo traccia.
Le risorse di un paese civile dovrebbero essere impiegate nell’istruzione (dall’infanzia alla formazione post universitaria), nella giustizia e, per quanto ancora possibile, nella salute. Pensare un mondo nuovo dovrebbe essere il sogno di tutti noi.
continua…
A cura di Francesca Pucci