Tra imprese che nascono e imprese che muoiono, la Sicilia
continua a essere tra le peggiori regioni d’Italia per saldo negativo. Dai dati
Unioncamere, emerge che il saldo negativo risulta essere pari a 907. Peggio ha fatto
soltanto il Piemonte. Le cifre si riferiscono ai primi tre mesi dell’anno. Nelle ultime
settimane, il trend, sebbene manchino ancora i dati ufficiali, è destinato a trovare
ulteriore conferma. Ecco perché Confcommercio Sicilia, da sempre attenta alle esigenze
delle piccole e medie imprese, crede adesso che sia improcrastinabile focalizzare buona
parte del proprio impegno sindacale a sostegno degli imprenditori siciliani in stato di
crisi, utilizzando ovviamente gli strumenti normativi previsti. E’ quanto ha chiarito il
presidente regionale Gianluca Manenti in audizione, ieri pomeriggio, presso la
Commissione paritetica permanente per il coordinamento delle iniziative di contrasto
alla crisi delle imprese insediatasi presso l’assessorato regionale delle Attività
produttive.
“Abbiamo evidenziato come, secondo noi – ha chiarito Manenti – la commissione
debba porre sotto particolare attenzione due strumenti: la finanza alternativa o
complementare e la conciliazione. La finanza complementare si è andata gradualmente
affermando, nel corso degli ultimi anni, come strumento utile per le imprese in cerca di
risorse creditizie. Questo attraverso l’utilizzo dei minibond, ovvero il ricorso al mercato
mobiliare per il collocamento di titoli di debito come obbligazioni e cambiali
finanziarie per importi fino a 50 milioni di euro. I minibond possono essere utilizzati
per: garantire la liquidità di breve periodo e finanziare il capitale circolante, sostenere
piani di sviluppo industriale o programmi di internazionalizzazione di medio-lungo
periodo, effettuare il rifinanziamento di debiti in scadenza. L’emissione di minibond
garantisce una serie di vantaggi per le imprese, come, ad esempio, l’assenza di
segnalazioni in centrale rischi, dove sono registrate tutte le esposizioni contratte da
privati o imprese verso le banche e gli altri intermediari finanziari”.
L’altro strumento che Confcommercio Sicilia ha chiesto alla commissione di analizzare
è la conciliazione giudiziale. “E’ il mezzo – ha aggiunto Manenti – attraverso il quale il
contribuente può definire, in tempi brevi, un contenzioso, già in atto o anche solo
potenziale, godendo di una riduzione delle sanzioni amministrative, variabile in base al
grado di giudizio in cui si perfeziona. La conciliazione fuori udienza presuppone la
presentazione di una istanza congiunta sottoscritta personalmente dalle parti o dai
difensori, per la definizione totale o parziale della lite. La conciliazione in udienza può
essere proposta: da ciascuna delle parti entro dieci giorni liberi prima della data di
trattazione, riferibile sia al primo che al secondo grado, con istanza di trattazione in
pubblica udienza; dalla Corte in udienza la quale, sussistendo le condizioni di
ammissibilità, invita le parti a conciliarsi, rinviando eventualmente la causa alla
successiva udienza per il perfezionamento dell’accordo. Sono strumenti che, secondo
noi, per aiutare le imprese in difficoltà, devono essere valutati con la massima
attenzione per cercare di dare sollievo a chi si trova in ambasce”.