Le neuroscienze continuano a confermarlo: lamentarsi costantemente riduce il nostro quoziente intellettivo e limita la nostra attività cerebrale. Per fortuna è possibile riprogrammarci e interrompere questo circolo vizioso
(TPI)
Secondo lo psichiatra Norman Doidge “il pensiero cambia la struttura. Ho visto persone ricucire il loro cervello con i loro pensieri, per curare ossessioni e traumi precedentemente incurabili”. Il cervello umano a quanto pare infatti sarebbe straordinariamente malleabile. Può essere modellato quindi, anche se con un po’ più di tempo e fatica. Negli ultimi 20 anni, grazie al rapido sviluppo nelle sfere del brain imaging e delle neuroscienze, ora possiamo affermare con certezza che il cervello è in grado di reingegnerizzare. La scienza ci spiega cosa succede al cervello di qualcuno che ha l’abitudine di lamentarsi ogni giorno. Neuroplasticità è il termine utilizzato per descrive il cambiamento duraturo del cervello durate la vita di una persona. Grazie alla Neuroplasticità:
– Possiamo aumentare il nostro quoziente intellettivo (“QI”)
– Possiamo acquisire nuove abilità
– Possiamo recuperare da alcuni tipi di danni subiti al cervello
– Possiamo diventare più emotivamente intelligenti
– Possiamo “disimparare” comportamenti, credenze e abitudini dannose
Fortunatamente, grazie alla nostra capacità di disimparare comportamenti, convinzioni e abitudini dannose, possiamo raddrizzare il tiro. Michael Merzenich, riconosciuto come il neuroscienziato più famoso al mondo ha dimostrato la relazione tra i nostri pensieri e i cambiamenti strutturali del cervello. Le abitudini negative peggiorano le funzionalità del cervello, mentre quelle positive le migliorano. Secondo lo scienziato Alex Korb, la Neuroplasticità può essere sfruttata per invertire il corso della depressione:
“Nella depressione, non c’è niente di fondamentalmente sbagliato nel cervello. È semplicemente che la particolare sintonizzazione dei circuiti neurali crea la tendenza verso un modello di depressione. Ha a che fare con il modo in cui il cervello affronta lo stress, la pianificazione, le abitudini, il processo decisionale e una dozzina di altre cose – l’interazione dinamica di tutti quei circuiti. E una volta che un modello inizia a formarsi, provoca dozzine di piccoli cambiamenti nel cervello che creano una spirale discendente “.
Sappiamo tutti che una persona che è continuamente negativa può allontanare le persone con il suo atteggiamento,ma sono persone che non devono essere criticate bensì capite.
La verità è che ci lamentiamo tutti di tanto in tanto. I ricercatori della Clemson University hanno dimostrato empiricamente che tutti noi brontoliamo, ma certo alcuni lo fanno molto più spesso di altri.
Le persone che si lamentano di solito possono essere raggruppati in tre categorie:
- quelli che si lamentano per attirare su di sé l’attenzione;
- quelli che si lamentano sempre, definiti cronici. Persone che vivono in uno stato costante di insoddisfazione;
- quelli che hanno un QE, vale a dire un “quoziente emotivo” basso.
Lamentarsi è tra i comportamenti dannosi che, se vengono autorizzati a circolare liberamente all’interno del nostro cervello, modificheranno inevitabilmente i nostri processi mentali. I pensieri alterati portano a credenze alterate che portano a un cambiamento nel comportamento.
Il nostro cervello possiede un qualcosa chiamato “pregiudizio della negatività”, in termini semplici è la polarizzazione della negatività e la tendenza del cervello a concentrarsi maggiormente su circostanze negative che positive. Rick Hanson, neuroscienziato ha spiegato quali sono le conseguenze di avere dei pregiudizi negativi:
“Gli stimoli negativi producono più attività neurale di quelli ugualmente intensivi positivi. Sono anche percepiti più facilmente e rapidamente ”
La ripetizione è la madre di tutto l’apprendimento. Quando ci concentriamo ripetutamente sul negativo lamentandoci, stiamo sparando e rilanciando i neuroni responsabili del pregiudizio della negatività. Stiamo portando il nostro comportamento negativo verso la ripetizione. Non è possibile essere “felici e fortunati” tutto il tempo – e non dobbiamo nemmeno esserlo, ma dobbiamo prendere provvedimenti concreti per contrastare il pensiero negativo. La ricerca ha ripetutamente dimostrato che la meditazione è lo strumento più potenti ed efficace per combattere la negatività.
La ricercatrice di psicologia positiva, Barbara Fredrickson, e i suoi colleghi dell’Università del North Carolina, hanno dimostrato che le persone che meditano ogni giorno hanno emozioni più positive rispetto a quelle che non lo fanno. 15-20 minuti di meditazione quotidiana possono solo fare la differenza.