(ANSA) – MILANO, 04 NOV – Circa 65 milioni di cittadini
europei, una persona su sette, soffrono di acufene, questo
numero “aumenterà in modo significativo nel prossimo decennio”.
Solo in Italia ne soffrono più di 6 milioni di persone. Lo dice
una ricerca dell’Istituto Mario Negri, pubblicata su Lancet
Regional Health Europe.
L’acufene è la percezione di un rumore, solitamente un
ronzio, un fischio, un fruscio o un sibilo, avvertito nelle
orecchie o nella testa, in assenza di uno stimolo acustico
esterno. Nella sua forma più grave può influire fortemente sulla
salute emotiva e sul benessere sociale delle persone. Lo
studio, condotto dagli epidemiologi dell’Istituto, Silvano
Gallus e Alessandra Lugo, in collaborazione con esperti
dell’Università britannica di Nottingham, dell’Università di
Ratisbona in Germania e dell’Università-Watt in Malesia, è il
primo ad esaminare in modo rigoroso la prevalenza dell’acufene
su un campione rappresentativo della popolazione adulta di 12
Stati membri dell’Ue, pari all’80% della popolazione dell’Unione
più l’Inghilterra.
Con questa ricerca, tra il 2017 e il 2018, sono stati
reclutati oltre 11mila adulti in Bulgaria, Inghilterra, Francia,
Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Polonia,
Portogallo, Romania e Spagna, ponendo loro una serie di domande
relative all’acufene.
“Il 14% degli europei adulti ha riportato di aver sofferto di
acufene per almeno 5 minuti durante gli ultimi 12 mesi – spiega
Silvano Gallus, autore di riferimento dell’articolo -. Un
acufene di grave entità è stato riscontrato nell’1,2% dei
partecipanti. Questo vuol dire che solo in Italia più di 6
milioni di italiani soffrono di acufene, di cui più di 400mila
in maniera severa”.
“Abbiamo riscontrato come la prevalenza dell’acufene –
aggiunge Alessandra Lugo – aumenti significativamente con l’età
e il peggioramento dell’udito, mentre risulti simile in ambo i
sessi. Al momento non ci sono cure o farmaci approvati per
trattare l’acufene, ma ci sono terapie disponibili per aiutare a
convivere col sintomo. E alcune ultime ricerche sui farmaci
stanno mostrando risultati promettenti”. (ANSA).
Fonte Ansa.it