La presunta seconda ondata del Covid 19 sta portando la maggior parte dei Governi del mondo ad adottare misure sempre più restrittive. In Italia un nuovo lockdown sembra sempre più concreto. Distratti così da coprifuochi e nuove quarantene, poche persone ormai si pongono domande sull’effettiva origine del virus. La storia del pipistrello non è soddisfacente.
La versione del pipistrello che avrebbe svolto il ruolo di vettore del virus fino all’uomo era passata come ufficiale, ma senza convincere del tutto. Troppi episodi mai chiariti, troppe coincidenze difficili da ritenere casuali hanno infatti sempre alimentato in maniera latente il sospetto che il virus potesse avere avuto un’origine artificiale.
Qui a Byoblu erano intervenuti per esempio sul tema il filosofo Diego Fusaro insieme al ricercatore Gabriele Vietti, che paventavano la tesi di una possibile guerra batteriologica tra Stati Uniti e Cina dietro la diffusione del virus. Un video che ha già raggiunto oltre le 350mila visualizzazioni.
In aggiunta erano arrivate le dichiarazioni della virologa cinese Li-Meng Yan.
Così aveva confessato la scienziata in fuga dalla Cina. E in effetti per un’altra strana coincidenza, il virus ha avuto il suo primo focolaio nella città di Wuhan, proprio dove nel 2015 era stato aperto il primo laboratorio di livello di biosicurezza 4 della Cina continentale.
Per livello di biosicurezza si intende un insieme di precauzioni di contenimento richieste per l’isolamento di agenti biologici pericolosi in un ambiente chiuso.Questa non è però l’unica strana coincidenza. Nella stessa città l’istituto di virologia lavorava dal 2005 proprio sul virus SARS COV.
Lo strano collegamento tra Wuhan e l’Unione europea
Certo per chi crede alla versione del pipistrello tutto questo non può che apparire come uno strano scherzo del destino. Per gli altri invece tutto questo si inserisce in un inquietante scenario che va via via prendendo forma e che ha raccolto un ulteriore tassello.
“Il più grande programma mai realizzato dall’Unione europea per la ricerca e l’innovazione”, così viene presentato Horizon 2020, un piano di investimenti per l’eccellenza scientifica che dal 2014 al 2020 ha stanziato in totale 80 miliardi di dollari dei contribuenti europei. Dietro ai toni trionfali e alle cifre considerevoli sembra però esserci un legame proprio con Wuhan.
Tra gli 80 miliardi, una parte sarebbe infatti finita per finanziare diversi progetti proprio nell’istituto di virologia della città cinese. In particolare, tra il 2015 e il 2019 il laboratorio ha ricevuto più di 160 mila euro dalla Commissione europea. Inoltre, sembra essere attivo un progetto proprio per il controllo delle epidemie di virus, avviato il 1 gennaio 2020, finanziato con ulteriori 88 mila euro, sempre all’interno di Horizon 2020.Il fatto non è passato inosservato e alcuni eurodeputati della Lega, tra cui Marco Zanni e Marco Campomenosi hanno presentato un’interrogazione chiedendo chiarimenti.
La risposta del portavoce della Commissione europea Eric Mamer è stata piuttosto evasiva “non possiamo rispondere ora all’interrogazione, ma solo dare informazioni in generale”. Come dire “non vedo, non sento, non parlo”. Di certo sarebbe paradossale se i cittadini europei scoprissero di aver finanziariamente contribuito alla diffusione di quel virus che ha comportato mesi di restrizioni delle libertà fondamentali.